"Fate che Israele muoia". Firmato: Hamas
l'Occidente girerà la testa dall'altra parte o prenderà coscienza del pericolo?
Testata:
Data: 22/08/2005
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: "Fate che Israele muoia". Firmato: Hamas
Lo scorso 18 agosto, nel pieno delle drammatiche attività di sgombero degli
insediamenti israeliani nella striscia di Gaza, il leader di Hamas Mahmoud
Al-Zahar ha rilasciato un'intervista ad Asharq Al-Awsat.
Questa intervista è particolarmente illuminante sulla tattica e la strategia
di Hamas, e ne chiarisce a fondo i motivi.
Riteniamo di rendere un servizio al nostro pubblico di lettori pubblicandone
alcuni estratti dal testo inglese diffuso da MEMRI.

"Il nostro progetto non è di liberare la striscia di Gaza, o la Cisgiordania
o Gerusalemme. Il nostro progetto nella sua prima fase è di liberare le
terre occupate nel 1967. Coloro che ritengono si tratti di una visione
strategica e coloro che ritengono che si tratti di una soluzione provvisoria
si sono trovati d'acordo su questo progetto. Pertanto noi non ci
riprenderemo la striscia di Gaza per viverci in pace mentre il nemico
sionista tiene prigionieri migliaia dei nostri figli ed occupa la
Cisgiordania. La resistenza deve spostarsi nella Cisgiordania per espellere
gli occupanti".
Alla domanda se Hamas riprenderà le sue operazioni contro città israeliane
dopo il ritiro da Gaza la risposta è stata:
"In primo luogo non esistono città israeliane. Quelli sono insediamenti di
coloni. Se l'aggressione e l'occupazione continueranno il popolo palestinese
non avrà altra alternativa che difendersi. Il popolo palestinese non uccide
gli occupanti o sé stessi per divertimento o follia..."
Domanda:" Lei parla di attacchi sul territorio palestinese come se
riconoscesse l' esistenza di Israele".
Risposta: "Sono fortemente in disaccordo con quanto dice. Noi non
riconosciamo e non riconosceremo mai un cosiddetto stato di Israele. Israele
non ha diritti su neppure un pollice di territorio palestinese. Questa è una
affermazione importante. La nostra posizione deriva dalle nostre convinzioni
religiose. Questa è terra sacra. Non è proprietà dei palestinesi o degli
arabi. Questa terra è proprietà di tutti i musulmani in ogni parte del
mondo. Noi consideriamo la striscia di Gaza, Gerusalemme e la Cisgiordania
come una unità geografica, come citano le risoluzioni ONU 242 e 238, che non
sono state applicate...".
Nelle fasi successive dell'intervista, il leader di Hamas mette a fuoco i
difficili rapporti fra la sua organizzazione e l'Autorità Palestinese,
condannando i tentativi di sbloccare la situazione con l'uso della forza da
parte di Abu Mazen ed auspicando un dialogo fra le due componenti
palestinesi che conduca alla costituzione di un potere forte ed unitario che
lotti da pari a pari contro Israele.
Nel corso di questa intervista, il leader di Hamas precisa alcuni altri
punti del programma che intende realizzare:
"...Nel campo dell'educazione noi vogliamo insegnare al popolo la nostra
storia, ed insistiamo che il popolo deve imparare il Corano. Anche se il
Corano attacca gli ebrei in alcuni dei suoi versetti, il popolo lo deve
leggere.Non possiamo accettare una manipolazione del Corano e della
religione. Noi siamo contrari ad ogni cooperazione economica con
Israele...Vogliamo ampliare ed allargare la cultura della
resistenza..Cambieremo i nomi degli insediamenti per onorare i martiri morti
attaccandoli...Diremo ai turisti che l' onesto fucile è stato capace di
conquistare la vittoria".
Hamas intende - afferma il suo leader- partecipare a future elezioni
palestinesi sulla base di un programma che ponga fine agli accordi di Oslo.
Hamas è parte del movimento internazionale islamico ed è in questa
prospettiva che vanno considerate le sue decisioni anche per quanto riguarda
la partecipazione ad elezioni palestinesi.
Infine, la domanda: "Gli israeliani temono che Gaza possa diventare la terra
di Hamas dopo il ritiro", e la lapidaria risposta: "Fate che Israele muoia".
"Noi non cederemo mai il nostro diritto al ritorno. Tutta la Palestina è
nostra. Quando una parte qualsiasi di essa è liberata, qualsiasi palestinese
e musulmano avrà il diritto di stabilirvisi...Noi non consideriamo
l'Occidente come un nemico ma crediamo che il sionismo cristiano sia
criminale".

A ben considerare, questa intervista non contiene novità sostanziali.
L'aspetto che la rende interessante è il contesto: essa viene rilasciata dal
leader di Hamas ed è destinata al pubblico arabo ed islamico; viene
rilasciata nel pieno dello sgombero di Gaza e prefigura lo scontro con l'
Autorità Palestinese per il predominio politico in questo primo vero nucleo
di stato; delinea la strategia non solo riferita alla politica interna ma
anche ai progetti educativi ed ai rapporti con l'occidente.
Adesso si tratta di verificare se l'occidente, come aveva fatto in passato
con Hitler e Stalin, vorrà girare altrove lo sguardo dicendo che quelle sono
solo parole, o se vorrà dare loro il peso reale di un programma politico che
Hamas ha la capacità e la forza di imporre, in una prospettiva non
tranquillizzante di fusione ideologica ed operativa con le strategie globali
dell'Islam radicale, si chiami Al Qaeda o Iran.