Lo scorso 18 agosto, nel pieno delle drammatiche attività di sgombero degli insediamenti israeliani nella striscia di Gaza, il leader di Hamas Mahmoud Al-Zahar ha rilasciato un'intervista ad Asharq Al-Awsat. Questa intervista è particolarmente illuminante sulla tattica e la strategia di Hamas, e ne chiarisce a fondo i motivi. Riteniamo di rendere un servizio al nostro pubblico di lettori pubblicandone alcuni estratti dal testo inglese diffuso da MEMRI.
"Il nostro progetto non è di liberare la striscia di Gaza, o la Cisgiordania o Gerusalemme. Il nostro progetto nella sua prima fase è di liberare le terre occupate nel 1967. Coloro che ritengono si tratti di una visione strategica e coloro che ritengono che si tratti di una soluzione provvisoria si sono trovati d'acordo su questo progetto. Pertanto noi non ci riprenderemo la striscia di Gaza per viverci in pace mentre il nemico sionista tiene prigionieri migliaia dei nostri figli ed occupa la Cisgiordania. La resistenza deve spostarsi nella Cisgiordania per espellere gli occupanti". Alla domanda se Hamas riprenderà le sue operazioni contro città israeliane dopo il ritiro da Gaza la risposta è stata: "In primo luogo non esistono città israeliane. Quelli sono insediamenti di coloni. Se l'aggressione e l'occupazione continueranno il popolo palestinese non avrà altra alternativa che difendersi. Il popolo palestinese non uccide gli occupanti o sé stessi per divertimento o follia..." Domanda:" Lei parla di attacchi sul territorio palestinese come se riconoscesse l' esistenza di Israele". Risposta: "Sono fortemente in disaccordo con quanto dice. Noi non riconosciamo e non riconosceremo mai un cosiddetto stato di Israele. Israele non ha diritti su neppure un pollice di territorio palestinese. Questa è una affermazione importante. La nostra posizione deriva dalle nostre convinzioni religiose. Questa è terra sacra. Non è proprietà dei palestinesi o degli arabi. Questa terra è proprietà di tutti i musulmani in ogni parte del mondo. Noi consideriamo la striscia di Gaza, Gerusalemme e la Cisgiordania come una unità geografica, come citano le risoluzioni ONU 242 e 238, che non sono state applicate...". Nelle fasi successive dell'intervista, il leader di Hamas mette a fuoco i difficili rapporti fra la sua organizzazione e l'Autorità Palestinese, condannando i tentativi di sbloccare la situazione con l'uso della forza da parte di Abu Mazen ed auspicando un dialogo fra le due componenti palestinesi che conduca alla costituzione di un potere forte ed unitario che lotti da pari a pari contro Israele. Nel corso di questa intervista, il leader di Hamas precisa alcuni altri punti del programma che intende realizzare: "...Nel campo dell'educazione noi vogliamo insegnare al popolo la nostra storia, ed insistiamo che il popolo deve imparare il Corano. Anche se il Corano attacca gli ebrei in alcuni dei suoi versetti, il popolo lo deve leggere.Non possiamo accettare una manipolazione del Corano e della religione. Noi siamo contrari ad ogni cooperazione economica con Israele...Vogliamo ampliare ed allargare la cultura della resistenza..Cambieremo i nomi degli insediamenti per onorare i martiri morti attaccandoli...Diremo ai turisti che l' onesto fucile è stato capace di conquistare la vittoria". Hamas intende - afferma il suo leader- partecipare a future elezioni palestinesi sulla base di un programma che ponga fine agli accordi di Oslo. Hamas è parte del movimento internazionale islamico ed è in questa prospettiva che vanno considerate le sue decisioni anche per quanto riguarda la partecipazione ad elezioni palestinesi. Infine, la domanda: "Gli israeliani temono che Gaza possa diventare la terra di Hamas dopo il ritiro", e la lapidaria risposta: "Fate che Israele muoia". "Noi non cederemo mai il nostro diritto al ritorno. Tutta la Palestina è nostra. Quando una parte qualsiasi di essa è liberata, qualsiasi palestinese e musulmano avrà il diritto di stabilirvisi...Noi non consideriamo l'Occidente come un nemico ma crediamo che il sionismo cristiano sia criminale".
A ben considerare, questa intervista non contiene novità sostanziali. L'aspetto che la rende interessante è il contesto: essa viene rilasciata dal leader di Hamas ed è destinata al pubblico arabo ed islamico; viene rilasciata nel pieno dello sgombero di Gaza e prefigura lo scontro con l' Autorità Palestinese per il predominio politico in questo primo vero nucleo di stato; delinea la strategia non solo riferita alla politica interna ma anche ai progetti educativi ed ai rapporti con l'occidente. Adesso si tratta di verificare se l'occidente, come aveva fatto in passato con Hitler e Stalin, vorrà girare altrove lo sguardo dicendo che quelle sono solo parole, o se vorrà dare loro il peso reale di un programma politico che Hamas ha la capacità e la forza di imporre, in una prospettiva non tranquillizzante di fusione ideologica ed operativa con le strategie globali dell'Islam radicale, si chiami Al Qaeda o Iran.