A settembre Sharon parlerà all'Onu
per rilanciare il dialogo sulla base della road map
Testata: Corriere della Sera
Data: 22/08/2005
Pagina: 13
Autore: Davide Frattini
Titolo: Sharon porta all'Onu la riuscita del ritiro
Il CORRIERE DELLA SERA di lunedì 22 agosto 2005 pubblica a pagina 13 un articolo di Davide Frattini che riportiamo:
Centinaia di tende piantate nella sabbia del deserto. Non è il panorama che Ariel Sharon sogna, quando si ritira nel ranch dei Sicomori per i fine settimana in famiglia. A pochi chilometri dalla fattoria, i leader dei coloni vogliono costruire un accampamento per gli abitanti degli insediamenti che non hanno ancora trovato una nuova casa, perché il premier non si dimentichi di loro. Per ora sono riusciti a farlo innervosire. «Ci sono persone pronte a provocare sofferenze al prossimo pur di raggiungere i propri obiettivi politici. Ogni attacco ai militari è un atto da teppisti. Lo Stato di Israele — ha assicurato durante il consiglio dei ministri di ieri mattina — è in grado di trovare alloggi molto migliori di una tendopoli».
Il governo ha votato lo sgombero delle ultime quattro colonie, a Nord della Cisgiordania. Le prime truppe sono già state trasferite da Gaza con gli elicotteri per le operazioni di evacuazione di Homesh, Sa Nur, Gadim e Kadim, che dovrebbero cominciare domani mattina. L'esercito sa che la resistenza negli avamposti sarà più dura: ieri un gruppo di coloni ha scagliato una bottiglia contro uno dei bulldozer che si stavano avvicinando a Sa Nur per le demolizioni.
A Gaza un soldato è stato colpito dai palestinesi ed è il primo ferito dal fuoco degli estremisti durante il ritiro. Nella Striscia, l'ultima colonia da abbandonare è quella di Netzarim: oggi gli abitanti lasciano le loro case e hanno in progetto di andare a vivere nei dormitori del campus dell'Università di Ariel in Cisgiordania.
Il quotidiano liberal Haaretz ha elogiato il ministro della Difesa Shaul Mofaz per aver azzeccato le previsioni e mantenuto le promesse: nell'esercito non c'è stato un rifiuto in massa a eseguire gli ordini, le violenze dei coloni sono state limitate, le operazioni si sono concluse molto prima della data prevista (4 settembre).
Ariel Sharon volerà a New York con il ministro degli Esteri Silvan Shalom per raccogliere gli onori di questo successo. Il premier terrà un discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunita tra il 14 e il 16 settembre per celebrare il 60˚anniversario dell'organizzazione. Gli israeliani sono convinti di avere una finestra di opportunità, un periodo di consenso e appoggio internazionale che dovrebbe durare fino alle elezioni palestinesi del 25 gennaio.
In questi cinque mesi, Sharon vorrebbe portare a casa una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza che esprima sostegno al ritiro unilaterale e prema per una ripresa del dialogo sulla base della road map. «I nostri diplomatici — ha spiegato Aluf Benn su Haaretz — si stanno muovendo per contrastare la campagna palestinese che tende a minimizzare l'importanza dell'evacuazione e a enfatizzare gli insediamenti israeliani che restano in Cisgiordania».
Yuval Diskin, capo dello Shin Bet, ha avvertito che «la calma di questi giorni a Gaza non dimostra l'abilità delle forze palestinesi di controllare gli estremisti. Quando l'ultimo civile avrà abbandonato quelle zone, gli attacchi ricominceranno».
Sembra improbabile che il premier segua il consiglio («da amico») che Tommy Lapid, già ministro della Giustizia e ora capo dell'opposizione, ha voluto fornirgli dalle pagine di Maariv: «Ariel è in questi giorni il personaggio più seguito dai media di tutto il mondo e l'uomo più solo in Israele. Fisicamente solo per ragioni di sicurezza, politicamente solo per la spaccatura nel suo partito. Al suo posto, io mi dimetterei e me andrei al ranch per allevare le pecore. Lo farei adesso all'apice della carriera, ammirato da tutti. Lo farei adesso, in pace con me stesso».
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