Sergio Romano vuole dare l'atomica all'Iran
che è una vera democrazia e finanzia
Testata: Corriere della Sera
Data: 21/08/2005
Pagina: 33
Autore: Sergio Romano
Titolo: Club dei nucleari perché è meglio allargarlo
Un lettore scrive a Sergio Romano per spiegare perché è "favorevole alla possibilità che l'Iran si doti della bomba atomica". Due sono le sue argomentazioni: anzitutto "se all'Iran fosse riconosciuto il diritto di possedere la bomba (un diritto all'autodifesa che già Israele, Pakistan, India e altri possono vantare) si passo verso una legittimazione reciproca sottraendo argomenti ai falchi islamisti" , inoltre "se gli Stati Uniti, l'Inghilterra o altri Paesi occidentali dovessero subire un attacco nucleare, diretto o indiretto, un Iran ufficialmente e legittimamente in possesso di tali tecnologie dovrebbe poter dimostrare, senza ombra di dubbio, di essere in prima linea nel combattere le varie forme di terrorismo per evitare l'immediata e terribile rappresaglia".
Si tratta, come si vede, di ragionamenti piuttosto aleatori, perché l'ostilità all'Occidente dei falchi islamisti non ha bisogno di argomenti (anche perché non hanno bisogno di convincere nessuno, detenendo un potere tirannico) e perché è dubbio che l'Occidente possa praticare una rappresaglia contro l'Iran solo sulla base dell'assenza di prove certe della sua lotta al terrorismo.
Romano però si dice d'accordo con il lettore e ribadisce, citando l'analista William Pfaff che è molto improbabile che l'Iran scateni una guerra nucleare dato che ciò comporterebbe per esso conseguenze catastrofiche.
A questo proposito occorre ricordare che l'avversario "pragmatico" dell'attuale presidente iraniano Ahmadinejad, Rafsanjani ha pubblicamente discusso la razionalità di una guerra nucleare nella quale muoiono 5 milioni di ebrei israeliani e "al massimo" 15 milioni di musulmani, assicurando la vittoria all'"Islam".
Romano rincara ancora la dose, con due affermazioni stupefacenti: in Iran si terrebbero elezioni più libere che in molte democrazie laiche (previa selezione dei candidati da parte del potere religioso, ma non importa) e il terrorismo che finanzia sarebbe tollerabile in quanto non contrario agli interessi occidentali: un modo per dire che il terrorismo anti-israeliano, all'Occidente immaginato da Romano, va bene (comunque, è probabile che l'Iran finanzi anche il terrorismo in Iraq e forse persino Al Qaeda)


Una posizione assolutamente cinica, e assolutamente miope: il terrorismo antioccidentale odierno è un prodotto delle vittorie politiche che l'Occidente ha concesso al terrorismo palestinese degli anni 70 e 80, vittorie che hanno fatto giudicare produttiva la tattica della violenza indiscriminata.
Il terrorismo non può essere combattuto distinguendo tra terrorismi "buoni" o "non pericolosi" e terrorismo "cattivi e pericolosi", pena la sconfitta più completa.

Ecco il testo della lettera e della risposta:

Vorrei spiegarle perché sono favorevole alla possibilità che l'Iran si doti della bomba atomica. Al tempo dell'equilibrio del terrore, il mondo, diviso tra Occidente e Stati comunisti, ha potuto progredire e svilupparsi al riparo dell'ombrello atomico.
L'impero sovietico, vittima delle proprie contraddizioni, si è dissolto senza bisogno di alcun intervento armato.
Credo che se all'Iran fosse riconosciuto il diritto di possedere la bomba (un diritto all'autodifesa che già Israele, Pakistan, India e altri possono vantare) si farebbe un primo passo verso una legittimazione reciproca sottraendo argomenti ai falchi islamisti.
Certo, alzare la posta, in questo momento in cui il terrorismo minaccia tutti noi, può sembrare rischioso. Io sono però convinto che è solo questione di tempo prima che qualche delinquente riesca a procurarsi un ordigno atomico. Se gli Stati Uniti, l'Inghilterra o altri Paesi occidentali dovessero subire un attacco nucleare, diretto o indiretto, un Iran ufficialmente e legittimamente in possesso di tali tecnologie dovrebbe poter dimostrare, senza ombra di dubbio, di essere in prima linea nel combattere le varie forme di terrorismo per evitare l'immediata e terribile rappresaglia. Il potere che deriva dal possesso della bomba atomica impone anche un grande senso di responsabilità
I latini dicevano: "Se vuoi la pace, preparati alla guerra".
Checchè ne dicano gli ormai estinti pacifisti, le cose non sono poi cosìcambiate da allora.
Massimo Magnani susiemax@libero.it

Caro Magnani, le farà piacere apprendere che ho letto nell'International Herald Tribune del 13/14 agosto, dopo avere ricevuto la sua lettera, un articolo in cui uno dei migliori osservatori americani della politica internazionale, William Pfaff, sostiene una tesi molto simile alla sua. L'autore osserva anzitutto che la tenacia con cui gli Stati Uniti si oppongono alla proliferazione nucleare produce effetti perversi. Oggi, in epoca di crescente instabilità mediorientale e dopo le guerre americane in due Paesi islamici, questa politica ha reso le armi nucleari ancora più attraenti. Per i Paesi che non le hanno queste armi sono una risorsa politica e un deterrente contro attacchi stranieri. Pfaff non crede che la proliferazione possa, di per
sè favorire politiche aggressive, e non crede agli scenari allarmisti spesso evocati dai governi dell'America e di Israele. Un attacco nucleare dell'Iran contro Israele, della Corea del Nord contro le basi degli Stati Uniti in Asia Orientale, dell'India contro il Pakistan o del Pakistan contro l'India, avrebbe per l'aggressore risultati catastrofici. Esiste il rischio, naturalmente, che un ordigno nucleare finisca nelle mani dei terroristi. è possibile, osserva Pfaff; ma sarà forse più probabile domani di quanto già non sia oggi, in una situazione in cui una buona parte del vecchio arsenale sovietico è mal custodita? Credo che a questi argomenti di Pfaff occorra aggiungere un'altra considerazione. Se il lettore aprirà un atlante geografico, osserverà che l'Iran è circondato da potenze che possono raggiungere il suo territorio con le loro armi nucleari: la Russia, l'India, il Pakistan, la Cina, Israele e, al di là della frontiera irachena, gli Stati Uniti. Perchè un Paese importante, popoloso e ricco di risorse naturali dovrebbe rinunciare a un programma civile che gli consente, di qui a qualche anno, sbocchi militari? Perchè dovrebbe sottostare al possibile ricatto di uno Stato nemico? Il governo americano risponderebbe che l'Iran ha un regime teocratico e ha finanziato il terrorismo islamico. Potremmo rispondere che in questa teocrazia si vota più liberamente di quanto non si voti in certi Stati laici e che il terrorismo finanziato dall'Iran non ha nulla a che vedere con quello che minaccia ora la nostra sicurezza. Ma la risposta più efficace è probabilmente quella di uno studioso americano della scuola realista, citato da Pfaff. Si chiama John Mearsheimer e sostiene che lo scopo della politica di non proliferazione è quello di prevenire tutto ciò che può limitare la libertà di azione degli Stati Uniti nei loro rapporti con altri Paesi: perchè "lo Stato dotato di armi nucleari diventa inattaccabile".
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