Alleanza tra Sharon, Peres e Lapid ?
uno scenario della politica israeliana dopo il ritiro
Testata: Corriere della Sera
Data: 14/08/2005
Pagina: 12
Autore: Davide Frattini
Titolo: Israele, un patto moderato per governare dopo il ritiro
Il CORRIERE DELLA SERA di domenica 14 agosto 2005 pubblica a pagina 12 un articolo di Davide Frattini, che riportiamo:
GERUSALEMME - Qualcuno l’ha ribattezzata la «coalizione Torre di Babele». Qualcun altro ha coniato «il partito dei tre veterani». Per tutti, se il progetto si dovesse realizzare, sarà il «Big Bang» della politica israeliana. Un’alleanza tra Ariel Sharon, Shimon Peres e Tommy Lapid: 77, 81 e 73 anni, destra, sinistra e centro. Insieme per dare la caccia ai voti moderati fino a formare un governo con un’agenda di pace che rimargini la spaccatura nel Paese dopo il ritiro da Gaza.
Sharon continua a ripetere «non lascerò la formazione che ho contribuito a creare trent’anni fa, il Likud è la mia famiglia». Il problema è che i 150 mila membri del partito vorrebbero un altro padre, anzi lo avrebbero già scelto. Due sondaggi danno un vantaggio di quattordici punti nella corsa per la leadership a Benjamin Netanyahu, il ministro delle Finanze che si è dimesso settimana scorsa per protestare contro l’evacuazione degli insediamenti nella Striscia. Bibi non si è ancora candidato ufficialmente, ma in questi giorni è negli Stati Uniti con la famiglia dove starebbe già raccogliendo fondi per la campagna delle primarie.
Un altro sondaggio, pubblicato venerdì da Yedioth Aharonot , assicura alla squadra dei tre veterani una vittoria schiacciante: 38 seggi su 120 alla Knesset, contro i 14 di un Likud guidato da Netanyahu e i 7 dei laburisti senza Peres. Sharon sa che le elezioni del novembre 2006 (anche se anticipate) restano lontane e che la storia degli ultimi cinquant’anni dimostra che i divorzi non hanno mai favorito chi ha scelto di andarsene, da David Ben-Gurion a Moshe Dayan, da Ezer Weizman a Yitzhak Mordechai. «Popolarità record, il cielo come limite. E poi la sconfitta. Perché il destino di Sharon dovrebbe essere diverso? Dopo il ritiro da Gaza, gli resterà in mano un passato glorioso e una visione incerta del futuro», ha commentato Yossi Verter su Haaretz .
Chi non ha dubbi è Tommy Lapid, alla guida dell’opposizione dopo aver lasciato il governo nel dicembre dell’anno scorso. «La maggioranza degli israeliani si è posizionata al centro, stanchi della destra e della sinistra. Anche se non dovesse nascere un partito, basterebbe una coalizione che diventerebbe la più importante forza politica del Paese».
Scossoni per dare inizio a un «Big Bang» con esiti diversi arrivano anche da Ehud Barak, tornato in politica per contendere a Shimon Peres la guida dei laburisti. L’ex primo ministro (sconfitto da Sharon alle elezioni del 2001) è sicuro che «il Likud terminerà il suo ruolo storico subito dopo il ritiro da Gaza, è una formazione confusa e divisa, destinata a sfasciarsi. Chi nella destra ha sostenuto lo sgombero degli insediamenti si unisca alla sinistra per guidare insieme lo Stato d’Israele».
Analisti politici come Hanan Crystal sono convinti che alla fine Sharon potrebbe scegliere il «piccolo bang»: lasciare il Likud accompagnato da fedeli come il vicepremier Ehud Olmert e il ministro delle Difesa Shaul Mofaz per creare un nuovo partito e formare una coalizione con Peres-Lapid solo dopo le elezioni.
Su tutte le mosse, pesano le minacce di Hamas da Gaza. I capi e i fondatori del movimento integralista sono apparsi insieme per la prima volta in dieci anni per ripetere che non deporranno le armi. E il leader Mahmud Zahar ha lanciato avvertimenti contro Sharon e Netanyahu in un’intervista al giornale spagnolo La Vanguardia : «Daremo la caccia a loro, ai loro figli e ai loro nipoti».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@corriere.it