Oil for Food: lo scandalo non si ferma
e due e-mail smentiscono Kofi Annan
Testata: L'Opinione
Data: 10/08/2005
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: Onu e Oil for food La banda dei due segretari
L'OPINIONE di mercoledì 10 agosto 2005 pubblica un articolo di Dimitri Buffa sulle ultime novità sullo scandalo Oil for Food.

Ecco il testo

"Oil for food" fu
inventato dall’ex
segretario
Onu Boutros Boutros Ghali,
egiziano. Più che un programma
alimentare per salvare
i poveri bambini
iracheni dalle sanzioni
dei cattivi americani si è
presto rivelato per quello
che forse doveva
essere sin dall’inizio: un
modo per continuare a
foraggiare il regime
"amico" di Saddam
Hussein e una trovata
degna di geni della
finanza per lucrare mazzette.
O "bribes" come
le chiamano gli esperti
del comitato di inchiesta
della Nazioni Unite presieduto
dall’ex capo
della banca mondiale
Paul Volcker, che hanno
scoperto che ad ogni
"allocation" (assegnazione)
di petrolio chiesta
tramite uno sponsor
Onu per molte delle
ditte del giro corrispondeva
un "kickback" in
qualcuna delle banche svizzere
in cui gente come Benon Sevan
custodiva prudentemente i propri
soldi. In particolare le pietre
dello scandalo sono 147 mila
dollari versati a Sevan che arriverebbero
dalla società di Panama
African Middle East Petroleum,
Amep, guidata da un altro
parente di Boutros Boutros -
Ghali, Fakhri Abdelnour. L’uomo
di collegamento, invece,
sarebbe Fred Nadler, amico di
Sevan e imparentato con Abdelnour
attraverso Boutros-Ghali.
Nadler, infatti, è il fratello di
Leila Boutros-Ghali, la moglie
dell’ex segretario generale,
mentre Abdelnour è il nuovo
capo dello staff di Annan.
Insomma l’Onu che emerge
da questo gravissimo quadro
indiziario e probatorio ricostruito
con centinaia di "interviews",
che in realtà sono interrogatori
veri e propri, sembra una banda
di affaristi, nella migliore delle
ipotesi, senza scrupoli tutti legati
da vincoli di parentela con gli
ultimi due segretari: Boutros
Boutros Ghali e Kofi Annan. Il
secondo dei quali troppo imprudentemente
insignito di un premio
Nobel per la pace dovuto
più che altro alla propria interessata
opposizione all’intervento
americano in Iraq.
Nel rapporto in 88 pagine
più altre 59 di allegati e "annex"
depositato ieri dall’Independent
inquiry commitee into the United
nations Oil-for-food programme
vengono descritti gli
alibi, un po’ zoppicanti, di due
personaggi chiave di Oil for
food: Benon Savan messo da
Annan a comandare tutto l’ambaradan
da 64 miliardi di dollari
e Alexander Yakivlev.
Alexander Yakovlev ha
ammesso la propria colpevolezza
nei reati di associazione a
delinquere, truffa e riciclaggio
di danaro. Era stato arrestato ieri
con l'accusa di essersi intascato
illegalmente quasi un milione di
dollari versatigli dai vincitori
delle gare d'appalto del programma
dell'ONU "Oil for Food". Gli appalti assegnati
alle società che avrebbero
effettuato i pagamenti illeciti
a Yakovlev avevano un
valore di 79 milioni di dollari.
La Commissione d'Inchiesta
però vuole andare a
fondo senza alcuna pietà
degli staff, meglio sarebbe
chiamarli le bande, dei due
ultimi segretari Onu.
Infatti il "third interim
report" raccomanda al segretario
generale dell'ONU Kofi
Annan di sospendere l'immunità
a Sevan per consentire
una inchiesta giudiziaria
penale nei suoi confronti.
Peraltro sembra che Sevan
abbia già prevenuto questa
raccomandazione, dimettendosi
l’altro ieri dalle Nazioni
Unite e rendendosi così
automaticamente perseguibile
dalla giustizia. Nella lettera
di dimissioni Sevan
respinge le accusa e nega
qualsiasi scorrettezza, mentre
accusa Annan di averlo
voluto sacrificare per ragioni
di convenienza politica.
Se così fosse però Kofi
Annan dimostrerebbe una
forte miopia politica, visto
che il bersaglio grosso è proprio
lui, e che nella prefazione
del "report" si parla del
prossimo documento che
verrà anticipato a settembre
e che verosimilmente conterrà
la storia delle e mail che
Michael Wilson, il
vicepresidente
della Cotecna (la ditta
in cui lavorava molto ben
retribuito Kojo Annan, figlio
di Kofi dalla metà degli anni
’90) nonché grande amico
dello stesso Kofi Annan
aveva dimenticato di fare
sparire. In particolare una in
cui si indica "una breve
discussione" che si sarebbe
tenuta a Parigi nel novembre
1998, presente lo stesso
Annan "con
membri
del suo
staff",
in cui il
vicepresidente
della Cotecna
veniva rassicurato circa la
riammissione della ditta nel
giro degli appalti Onu da cui
era stata estromessa qualche
anno prima per un’altra storia
di tangenti e dittatori:
quelle che riguardavano l’ex
leader pakistano Benazir Ali
Bhutto. Particolarmente piccante
la storia dei riscontri
cercati e trovati agli asset
difensivi della coppia di funzionari
Onu Benon Sevan e sua moglie Michelin.
In particolare è stato
radiografato il tenore di vita
della coppia prima e dopo
l’allocation di petrolio fatta
pervenire dall’Iraq all’Amep
su input di Sevan.
Ebbene prima oltre allo
stipendio, lauto e probabilmente
immeritato da funzionari
Onu, in banca avevano
solo debiti, spesso rimborzati
in piccole rate accumulatesi
negli anni nell’ordine
delle migliaia di dollari.
A partire dal dicembre
1998 fino a tutto il gennaio
2002, cambia il tenore di vita
della coppia: i debiti vengono
improvvisamente tutti
pagati in un’unica soluzione
e arrivano versamenti sui
loro quattro conti correnti,
tra cui uno in Svizzera per
oltre 147 mila dollari.
La linea di difesa di
Sevan è semplice: "i soldi me
li ha dati mia zia cipriota
Berdjouchi Zeytounian".
Ogni volta che si recava in
viaggio in America – ha detto
Sevan – mi portava dei soldi.
Peccato però che le rimesse
finite sui conti dei due coniugi
siano sempre in periodi
quando la zia se ne stava a
Cipro. Inoltre l’interessata
non potè mai essere sentita
dalla Commissione di
Volcker: prima perché era
stanca e malata e al posto suo
venne sentito tale Gregory Kupelian , a lei legato sentimentalmente,
che oltretutto
escluse che la donna potesse
avere grandi disponibilità di
soldi asserendo che faceva la
vita di una povera vecchia;
poi, quando la
Commissione volle
sentire direttamente la
zia, a gennaio del 2005,
due giorni prima della
visita programmata a
Cipro la signora morì
cadendo dalla tromba
delle scale.
Altra smentita alle tesi
difensive arriva dai
tabulati telefonici.
Ad esempio Sevan
aveva sempre negato di
conoscere Ephraim
(Fred) Nadler prima che
i giornali rivelassero il
suo ruolo di ufficale
pagatore di eventuali
tangenti per "Oil for
food" traendo i contanti
da un suo conto svizzero
intestato a una
società. Ebbene i tabulati
smentiscono Benon
che dal 1997 al 2001
avrebbe effettuato qualcosa
come 424 chiamate su utenze
riconducibili a Nadler. Ciliegina
sulla torta la testimonianza di
due ufficiali della ditta Genevalor,
Benbassat di Ginevra, specializzata
in trasferimento di
soldi e nel fungere da prestanome
per i conti correnti di servizio.
E come tale curatrice di un
conto corrente intestato formalmente
a lei ma in realtà di proprietà
di un misterioso magnate
di cui nessuno ha mai voluto fare
il nome, tanto meno Nadler, il
compagno di merende di
Benon. Gli impiegati di questa
ditta però vennero interrogati
dalla Commissione e raccontarono
di essere rimasti molto stupiti
e preoccupati quando Nadler
in una conversazione avuta
con loro in pratica si vantò che
non potevano mai arrivare ai
pagamenti da lui fatti al Benon
perché avvenuti in contanti.
Più precisamente i due
impiegati dissero che prima
Nadler aveva negato che mai tali
tangenti potessero essere state
pagate e poi aggiunse che "non
c’era alcuna possibilità che si
potesse provare che lui avesse
fatto alcun pagamento a Sevan"
poiché si trattava sempre di "ritiri
di denaro contante". Il giorno
dopo l’incontro avuto il 20 gennaio
2005 tra Nadler e gli impiegati
della Genervalor, questi
ultimi ritengono di dare le
dimissioni. I due impiegati alla
lettera di dimissioni fecero
entrambi seguire questa battuta:
"per rimpiazzarmi scelga un
direttore di nazionalità panamense".
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