Non è stata una dimenticanza
ancora sulla crisi Israele-Vaticano
Testata:
Data: 30/07/2005
Pagina: 29
Autore: Fiamma Nirenstein-Lorenzo Salvia
Titolo: Una seconda chance per il Papa-Non è stata una dimenticanza
Anche se Lorenzo Cremonesi non ha perso l'occasione di farla fuori dal vaso, espressione non elegante ma che rende bene l'idea di come Cremonesi informi i suoi lettori, la polemica Israele Vaticano va avanti. Se Cremonesi infarcisce il suo articolo con riferimenti che nulla hanno a che vedere con l'attuale polemica (che c'entra la costruzione della moschea davanti alla chiesa dell'Annunciazione a Nazareth ? semmai doveva riferire quanto la chiesa cattolica doveva essere grata al governo di Gerusalemme per averne fermato la costruzione), così come non c'entra nulla il richiamo all'assedio degli israeliani alla chiesa della Natività a Betlemme. Perchè queste due citazioni che nulla hanno a che vedere con l'attuale polemica ? Bisognerebbe chiederlo a Cremonesi, il solo responsabile della confusione che regna nei suoi articoli.Una opinione chiara è quella espressa dall'ambasciatore Sergio Minerbi nell'intervista di Fiamma Nirenstein. Quel che Cremonesi confonde, Minerbi spiega.Pubblichiamo due interventi, quello di Fiamma Nirenstein sulla STAMPA e l'intervista di Lorenzo Salvia sul CORRIERE della SERA, due erticoli che aiutano a capire le ragioni di Israele, dopo che ieri abbiamo pubblicato le diverse interpretazioni sulla polemica.Ecco l'articolo di Fiamma Nirenstein:
Sembrano molto lontani i giorni della storica visita papale in Israele di Giovanni Paolo, quando sembrò calare un sipario definitivo sulla diffidenza degli ebrei verso la Chiesa, dopo secoli di antisemitismo teologico; quel sentimento fu sostituito da un senso di calorosa vicinanza. Adesso, dopo la brutta schermaglia dei giorni scorsi, quello che si avverte a Gerusalemme è sconcerto e dolore, ma anche la volontà di dare al nuovo Papa un'altra chance. Tutto è cominciato il 24 luglio con la risposta israeliana all'omissione della strage di Netanya dalla lista degli attentati condannati dalla Santa Sede. Mai il Ministero degli Esteri aveva reagito così decisamente a una posizione del,vaticano, perchè il terrorismo qui è stato come una tempesta di palle di fuoco, e ha portato via tante famiglie e ne ha indelebilmente ferite altre. Adesso dalla Santa Sede piove di nuovo una pioggia di parole dure su Israele: non era fcaile condannare il terrorismo senza menzionare la risposta di Israele che ha comportato ripetute violazioni dei diritti umani. Così si è peggiorata di molto la situazione: significa mettere in discussione il diritto di Israele a difendersi. "Larisposta del Vaticano", ha scritto l'editoriale del Jerusalem Post "aggiunge insulto all'ingiuria. Natanya viene quattro giorni dopo il primo attacco al sistema dei trasporti di Londra, e gli attacchi in Turchia e in Egitto sono successivi (...)La omissione papale può solo interpretarsi come una giustificazione del terrorismo contro gli ebrei (....) Ma che sia stata intenzionale o frutto di una tendenza subconscia, manda un messaggio ai terroristi: l'assalto agli ebrei, anche se resta imperdonabile, pure non solleva la stessa indignazione morale e lo stesso oltraggio emozionale degli altri attacchi".
Sergio Minerbi, editorialista e scrittore, ex ambasciatore israeliano, non è affatto sorpreso: "Quando cento terroristi entrarono a forza nella chiesa della Natività di Betlemme, fuggendo di fronte ai soldati israeliani entrati nella cittadina dopo attentati e attacchi a fuoco a ripetizione, la Chiesa propagandò una pazzesca interpretazione secondo la quale responsabili dell'assedio non erano i terroristi che si erano asserragliati, ma i militari israeliani che volevano catturali. Si è persino diffusa la leggenda che la chiesa sia stata "bombardata": il nostro governo, purtroppo, non ha mai reagito adeguatamente. Oggi almeno si è capito che occorre parlarci chiaramente senza contentarsi di versioni che alla fine giustificano la violenza in nome della comprensione per i poveri e gli oppressi, che certo non sono i terroristi, ma le loro vittime. Eppure papa Ratzinger sembra intendere bene la sofferenza inferta al mondo dall'aggressione islamista".
Dare al nuovo papa una seconda chance, dopo il primo momento di delusione, sembra essere l'atteggiamento prevalente, Anche il grande rabbino Meir Lau l'ha dichiarato:" Non giudichiamolo; ascoltiamo quello che ha ancora da dire a noi ebrei".
E l'intervisata ad Antonio Socci:
«Decisamente la Segreteria di Stato ha sbagliato». Due giorni dopo quel pezzo firmato in prima pagina su Il Giornale, Antonio Socci non ha cambiato idea. Anzi. La replica del portavoce vaticano Joaquìn Navarro Valls alle accuse di Tel Aviv spinge il giornalista, di solito allineato e coperto sulle posizioni della Chiesa, a pensare che non aver inserito Israele nell'elenco dei Paesi colpiti dal terrorismo «non è stata una dimenticanza ma una scelta voluta». È stata soprattutto una frase a colpire Socci: quel «nemmeno la Santa Sede può accettare di ricevere insegnamenti e direttive da alcun'altra autorità», inserito nella nota del Vaticano. Parole anomale rispetto alla tradizione.
Secondo Socci le responsabilità sono precise: «Credo che quei toni siano da attribuire a Navarro Valls e alla segreteria di Stato: in entrambi i casi si parla e si spera in un avvicendamento. Per Navarro Valls non è una novità, anche in passato ha azzardato pronunciamenti personali che poco avevano a che fare con la sua funzione».
Ma è possibile che abbiano un margine di manovra così ampio? «Hanno una certa autonomia. In ogni caso escludo che Benedetto XVI abbia avallato sia l'esclusione di Israele dall'elenco dei Paesi colpiti sia la reazione alle proteste. È vero che siamo nel delicato periodo del passaggio di pontificato; è vero che lo stesso Ratzinger ha detto che fare il Papa è un mestiere difficile da imparare. Ma la sua formazione teologica gli impedirebbe un errore come questo».
Se non è stata dimenticanza, quale può essere il motivo dell'omissione? Socci ha la risposta pronta: «Nel mondo cattolico la paura di irritare gli arabi è sempre più forte. Ma sarebbe sbagliato consolidare questa tendenza, tipica di statisti attempati come Andreotti che farebbero bene ad andare in pensione. Si dovrà pur dire che ci sono stati attentati ai quali Israele non ha reagito. Si dovrà pur dire che la costruzione del muro, sebbene con i suoi aspetti deprecabili e dolorosi, ha di fatto salvato molte vite umane, evitando attentati e ritorsioni. Oppure no?».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa e Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@lastampa.it-lettere@corriere.it