Il dialogo con l'islam non può fondarsi sull'esclusione degli ebrei
plauso a un coraggioso editoriale
Testata:
Data: 29/07/2005
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Le tre civiltà
"C'è posto per gli ebrei nel dialogo tra occidente e islam?". E' la domanda posta da un editoriale del FOGLIO di venerdì 29 luglio 2005 che per il coraggio, la chiarezza e la forza con cui pone una questione troppo spesso elusa dai teorizzatori del "dialogo" e dell'"alleanza" tra civiltà ci sembra meritare un particolare plauso.

Ecco il testo:

Il primo ministro spagnolo, in un discorso alle Nazioni Unite, ha lanciato la proposta, per la verità un po’ fumosa di una "alleanza delle civiltà", immediatamente accolta dal governo turco. Durante la visita di José Luis Rodriguez Zapatero a Londra, la proposta ha ora ottenuto l’appoggio del premier britannico Tony Blair. Il quale, per la verità, ha parlato di un "patto di solidarietà che attraversi le diverse religioni": interpretazione che segna una differenza con il premier spagnolo e sottolinea il ruolo delle varie confessioni. Su questo terreno, Zapatero, che con la Chiesa intrattiene pessimi rapporti, è molto meno a suo agio.
Non si tratta di una sfumatura, ma di una distinzione fondamentale perché, seppure indirettamente, parlare di "diverse religioni" equivale a parlare anche della più antica delle religioni monoteiste, quella ebraica. La prova che è possibile un incontro tra civiltà tanto differenti come quella occidentale e quella islamica può essere data solo chiarendo che questo confronto non esclude gli ebrei, la loro religione, il loro Stato. L’incontro di civiltà non può neppure lontanamente assomigliare a quello tra Adolf Hitler e il gran muftì di Gerusalemme, uniti dall’odio per il popolo ebraico. Se i leader occidentali non sono in grado di porre questa condizione per il dialogo con l’Islam, quella del riconscimento della realtà ebraica, così com’è, configurata anche nello stato di Israele, se accettano la discriminazione non hanno diritto a parlare in nome dell’Occidente democratico e antirazzista. Naturalmente è ragionevole che esistano interessi divergenti fra i vari stati, e quelle degli arabi con Israele sono tra le più difficili da sciogliere. Riconoscere la pari dignità della civiltà ebraica non significa negare i problemi politici e territoriali che esistono, significa non interpretarli in base a un criterio razzistico, incivile in linea di principio. Pensare a un dialogo, o addirittura, come dice Zapatero, a un’alleanza, lasciando nell’ombra questa questione capitale, sarebbe di fatto l’espressione della tolleranza dell’Occidente per il razzismo antiebraico dominante nell’area islamica, e quindi una forma di complicità. E’ già accaduto che, nella speranza di ottenere la pace, le grandi democrazie abbiano fatto finta di non vedere le persecuzioni antisemite nel cuore dell’Europa. Non è servito a salvare la pace, perché con il fanatismo criminale non c’è accomodamento che tenga. L’alleanza di civiltà non si può firmare a Monaco.
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