Non offendiamoli, per carità!
arroganza nei media arabi e viltà nei nostri
Testata:
Data: 25/07/2005
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: Non offendiamoli, per carità!
Ci risiamo: basta che si riaccenda la fatale miccia del terrorismo
palestinese, e tornano nei titoli e negli articoli dei media (da Televideo
al Corriere della Sera on line, chi più ne ha più ne metta) la disinformazione e gli eufemismi che ci avvelenano il cervello ( e il
fegato)da anni.
Due israeliani sono stati assassinati in una imboscata tesa da "militanti"
o "miliziani", mai sia che si chiamino col loro vero nome.Un ragazzo di soli 18 anni è stato arrestato mentre, con una cintura imbottita di esplosivi e chiodi addosso, cercava di arrivare a Tel Aviv per farsi saltare in aria in un luogo affollato, come lui stesso ha dichiarato: ma no, non lo si deve chiamare terrorista, o kamikaze, lui è semplicemente un "presunto" kamikaze (Corriere della Sera on line).

Forse vale la pena di riportare stralci di commenti apparsi nei media del
mondo arabo e di dichiarazioni di politici ed intellettuali arabi di alto
livello che si riferiscono agli attentati di Londra del 7 luglio, ora che
vi sono state due nuove ondate di attentati a Londra ed a Sharm el Sheikh; potrebbero aiutarci a comprendere meglio la collusione e gli ammiccamenti
che traspaiono dal linguaggio usato dai media occidentali nei confronti
del terrorismo arabo-palestinese.

Gli inglesi "hanno compreso che ciò avviene (le bombe del 7 luglio) perché
essi trattano gli arabi ed i musulmani con disprezzo e versano il loro
sangue...Hanno capito che questa è una guerra" (Mamoun al Tamini, membro
del Consiglio Nazionale Palestinese in una discussione trasmessa da Al
Jazeera, 12 luglio 2005. "Non escludiamo che (gli attentati) siano stati commessi dai servizi segreti di una potenza occidentale...non escludiamo altri stati...oppure i sionisti americani..."; parlando del diplomatico egiziano rapito ed ucciso in Iraq: "Prima egli aveva lavorato nel cosiddetto Israele..."; parlando dell' uccisione di civili in Iraq ed altrove ad opera di Al Quaeda: "La parola civili non esiste nella legge religiosa islamica...non vi è alcuna parola simile a civili nel senso occidentale e moderno..."; parlando delle dichiarazioni ostili al terrorismo rilasciate dalle organizzazioni islamiche inglesi: "Queste associazioni non rappresentano l' opinione pubblica
musulmana. Esse collaborano con la polizia britannica per certi interessi.
Esse vogliono un Islam Inglese e non l'Islam che ci è stato dato dal
Profeta Muhammad..." (Hani al-Sibai, direttore del Centro Islamico di Studi
Storic Al-Maqreze di Londra, in interviste rilasciate ad Al Jazeera, 8 luglio
2005. "Ora il mondo comincia a comprendere che questo fenomeno non è connesso ad
una particolare religione, paese o cultura, ma piuttosto che è un fenomeno
che emerge ovunque. Ci sono terroristi in ogni religione e di ogni nazionalità. Forse, per caso, ci sono anche musulmani che in questo periodo compiono qualche azione terroristica..." (Mustafa Fiqi, presidente del Comitato del Parlamento Egiziano per gli Affari Esteri, sul Canale 1 della tv egiziana.
"Questi gruppi come abbiamo detto non sono solo musulmani. Ci sono molti
gruppi estremisti.Sappiamo tutti di Baader-Meinhof. Abbiamo sentito tutti
parlare delle Brigate Rosse...anche se i media non ne parlano, non possiamo
escluderli" (generale Abd Al-Halim dello stesso Comitato, nella medesima
intervista).

La grande maggioranza dei commenti politici e giornalistici di parte araba
era stata, all'epoca, di condanna degli attentati, e quelli citati ne
costituiscono la deplorevole eccezione. Ma, quasi senza eccezione, i
commenti di parte araba ed islamica avevano seguito due comuni interpretazioni: la colpa originaria di ogni attentato questo incluso era di Bush e Blair e della loro aggressività manifestatasi particolarmente in Iraq, e comunque il terrorismo si inquadra in un contesto di questa guerra che non risparmia neppure i civili. Che i nostri media siano così fortemente e palesemente timorosi di chiamare le cose col loro nome quando si tratti di Israele è in un tale contesto particolarmente significativo.Solamente i civili israeliani non vengono assassinati, solamente i loro assassini non sono terroristi. Nel resto del mondo un terrorista si chiama terrorista, un assassino si chiama assassino.