Nei paesi musulmani più del 70% contro gli ebrei
lo dice un sondaggio, ma il Corriere non lo scrive
Testata:
Data: 16/07/2005
Pagina: 1
Autore: La redazione-Andrea Nicastro
Titolo: Un sondaggio nei paesi musulmani
Un sondaggio sui paesi islamici. Ne leggiamo sul RIFORMISTA e sul CORRIERE della SERA. E scopriamo curiosamente che sul CORRIERE è scomparsa la voce "antisemitismo", che ben compare sul RIFORMISTA. E cioè che il 70% dei musulmani ha un'opinione fortemente negativa degli ebrei, indipendentemente da Israele, come correttamente scrive il RIFORMISTA.
Riportiamo per i nostri lettori gli articoli di entrambi i quotidiani.
Siamo certi che il giornale di via Solferino non è attraversato da virus antisemiti o da qualche censura, pur tuttavia ci chiediamo perchè quella parte del sondaggio è stata omessa.
Una domanda che vorremmo fosse fatta al CORRIERE anche dai nostri lettori, che potranno usare la e-mail sottostante per farlo in breve tempo.

IL RIFORMISTA. 1a pagina:
SONDAGGI. IL PWE GLOBAL PROJECT SEGNALA UNA TENDENZA NUOVA, ANCHE SE ANCORA CONTRADDITTORIA
Calano nei paesi musulmani i fan del terrorismo kamikaze

E' precedente alle bombe londinesi. Ma è comunque molto importante, la linea di tendenza che emerge dal sondaggio condotto in 17 paesi musulmani dal Pew Global Attitudes Project, uno dei più seri istituti d'opinione internazionali. Il sostegno al terrorismo e agli attentati suicidi è in sensibile declino, e la preoccupazione per il terrorismo jihadista invece acquista punti. Non è poco, e per quanto i simpatizzanti restino attestati a cifre molto preoccupanti, quel che conta è che la lotta al terrorismo e il ripetersi degli attentati non ottengano nelle opinioni pubbliche musulmane l'effetto di scaldare i cuori verso bin Laden, ma invece l'effetto contrario. Anche se con eccezioni che interrogano. E' un fenomeno sul quale governi e paesi occidentali dovrebbero far leva, a voler essere coerenti: e anche chi si trova a votare la missione italiana in Iraq, forse, dovrebbe tenerne conto. A considerare l'estremismo islamico una «minaccia interna» sono ben il 73% dei marocchini, il 52% dei pachistani, il 47% dei turchi, il 45% degli indonesiani, il 26% dei libanesi e il 10% dei giordani. Tre anni fa, a giustificare attentati suicidi o comunque contro civili inermi portati in nome dell'Islam erano il 73% dei libanesi e ora sono scesi al 39, il 27% degli indonesiani e ora sono il 15, il 33% dei pachistani che ora si è ridotto al 25: su tale questione, purtroppo, a risultare in controtendenza sono i giordani, passati dal 43% di tre anni fa al 57% di favorevoli oggi, e i turchi, che dal 13% salgono al 14%.
Se questo è il bicchiere mezzo pieno e più incoraggiante, resta poi quello mezzo vuoto che dà appieno la dimensione della minaccia e del problema. In paesi musulmani come Giordania e Marocco, coloro che si dichiarano favorevoli ad attentati contro civili dei paesi occidentali e soprattutto Usa e Gran Bretagna restano attestati su percentuali intorno al 50% o anche superiori. Ma anche in Turchia a rispondere sì alla specifica domanda sono in tanti, il 24%. In Pakistan, raggiungono il 29%. In tutti i paesi la percentuale mostra di scendere di qualche punto rispetto a tre anni fa, ma l'andamento è meno considerevole di quanto invece si sia accentuata la percezione della «minaccia all'Islam» rappresentata dal terrorismo jihadista. L'antisemitismo resta poi una piaga fortissima e diffusa a prescindere dalla distanza diretta e relativa dal teatro mediorientale: non solo in paesi confinanti con Israele, come il Libano e la Giordania, a dichiarare di nutrire un'opinione fortemente negativa degli ebrei sono più del 70% del campione interpellato, ma anche in paesi come il Marocco, l'Indonesia e il Pakistan le percentuali dei diffidenti si discostano pochissimo. La distanza dal Medioriente fa invece salire in maniera direttamente proporzionale la percezione del terrorismo jihadismo come una «minaccia interna» alle diverse società. In Russia, dove il separatismo ceceno resta malgrado Putin e i suoi metodi da pugno di ferro una piaga aperta e sanguinante, l'84% condanna l'estremismo islamista e si dice preoccupatissimo della sua minaccia. In India, la percentuale è del tutto eguale, ed è evidente che a pesare è l'antica ferita irrisolta della separazione alla nascita della moderna nazione indiana rispetto al Pakistan. Ma le percentuali erano altissime prima delle bombe londinesi anche nei paesi occidentali: 73% in Francia, e 70% in Gran Bretagna e Stati Uniti.
Su bin Laden come leader del riscatto islamista, in paesi come Indonesia, Marocco e Turchia in tre anni il numero dei sostenitori è declinato in maniera molto sensibile praticamente dimezzandosi (in Turchia passa dal 15 al 7%). Ma in paesi come la Giordania al contrario i favorevoli sono saliti dal 55 al 60%, e in Pakistan dal 45 al 51%: sono proprio questi, i paesi verso i quali spetta all'Occidente «lavorare di più» in nome della battaglia delle idee.
CORRIERE della SERA, pag.7:
Tra la gente del mondo islamico cala il sostegno agli estremisti

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI LONDRA — La guerra tra i due mondi, l'islamico e l'occidentale, non è un dato di fatto irreversibile. L'opinione degli abitanti del pianeta sta lentamente cambiando e diminuiscono i musulmani che, in nome dell'Islam, considerano «accettabile» far strage di civili e anche di soldati americani. Lo dice un megasondaggio internazionale. La «notizia» è, per una volta, di quelle «buone» tanto che l'Herald Tribune ha voluto ieri metterla in prima pagina.
La ricerca è stata condotta con interviste a un campione complessivo di 17 mila persone rappresentative di 16 Paesi nel periodo che va da fine aprile alla metà di giugno. L'Italia non è stata considerata.
Responsabile della ricerca è la Pew, un'organizzazione senza scopo di lucro statunitense la cui copresidente è Madeleine Albright, l'ex segretario di Stato di Bill Clinton.
Il dato più significativo mostra che quando un Paese viene direttamente colpito dal terrorismo e ne soffre le conseguenze, la disponibilità dei singoli a giustificare la violenza come mezzo politico crolla drasticamente. L'attentato di Casablanca del 2003, l'assassinio di Rafik Hariri di quest'anno a Beirut e la strage di Bali nel 2002 hanno eroso il consenso verso gli uomini bomba in Marocco, Libano e Indonesia. Massacrare civili per una qualunque causa era «giustificabile» nel 2004 per il 62 per cento dei marocchini. Oggi lo è solo per il 21%. Cali del 20 per cento in Libano e del 10 in Indonesia.
Anche altri Paesi islamici sembrano meno inclini a considerare in modo positivo i «martiri», ma in Turchia e Pakistan la discesa è appena un indizio. Controcorrente la Giordania dove i kamikaze aumentano le loro simpatie da un già allarmante 74% del 2002 a uno choccante 89%. Segnali incoraggianti anche riguardo agli attentati suicidi contro le truppe occidentali in Iraq. L'anno scorso i favorevoli variavano dal 70% della Giordania al 31% della Turchia. Oggi sono scese al 56% in Marocco, al 49 in Giordania, al 23 in Turchia.
L'estremismo islamico è considerato una minaccia per alcuni degli stessi Paesi musulmani. In Marocco tre intervistati su quattro la pensano così. Il rapporto scende a uno su due in Pakistan, Turchia e Indonesia e si rovescia in Giordania dove solo uno su dieci considera l'estremismo un rischio. Da sottolineare come spesso i musulmani valutino più importante la religione della nazionalità. Pachistani, marocchini e giordani si sentono in stragrande maggioranza prima di tutto islamici e solo in seconda battuta cittadini. E ovunque ci siano più minareti che campanili si registra la sensazione che la religione stia aumentando la sua influenza sulla politica.
La ricerca non ha potuto tenere conto degli attentati londinesi e del loro effetto sulla convivenza tra islamici e non islamici. Ma il trend era già abbastanza chiaro. Per la maggioranza degli abitanti di Germania, Russia, Spagna, Olanda, Gran Bretagna, India, Canada, Francia, gli immigrati di fede musulmana non hanno intenzione di integrarsi nelle loro società, assorbirne regole e valori.
Si va dall'88% tedesco al 59% francese. Quest'opinione diventa minoranza solo in Polonia (42%) e negli Usa (49%) che confermano così la loro straordinaria propensione al melting pot.
Non aiuta l'avvicinarsi tra le due culture il fatto che in tutti i Paesi occidentali si consideri l'Islam come la religione più incline alla violenza. Ruolo che tra i musulmani invece si attribuisce all' ebraismo. Fa eccezione la Turchia dove il 46% attribuisce la patente di religione più violenta al cristianesimo.
Un capitolo a parte è dedicato alla percezione che il mondo islamico ha dell'America. In generale l'avversione nei confronti di Washington è alta. Va dal 79 per cento della Giordania al 51% del Marocco. Ma la nota positiva segnalata dal sondaggio è che tra i giovani sotto i 35 anni e le donne la percentuale tende ovunque a scendere di qualche punto. Un altro segno di speranza.
lettere@corriere.it