Le parole che ingannano i lettori
sono terroristi, non militanti o miliziani e nemmeno.... dirigenti
Testata:
Data: 16/07/2005
Pagina: 10
Autore: la redazione-Lorenzo Cremonesi
Titolo: Missili contro Hamas: uccisi sette militanti
Ieri, nell'intervista a Libero, Fiamma Nirenstein ricordava l'uso improprio che la maggior parte dei nostri mezzi d'informazione usa per non scrivere la parola "terroristi". Militanti, miliziani, ogni eufemismo va bene per evitare di usare l'unica parola appropriata: terroristi. Lo stesso è avvenuto dopo la strage di Londra.
Anche oggi, dopo che Hamas aveva l'altro giorno ucciso una israeliana con un missile, i nostri media descrivono la reazione di Israele evitando con cura di chiamare i terroristi palestinesi con il loro nome.
Riportiamo, sacegliendo fra i giornali di oggi,, i due titoli della STAMPA e del CORRIERE della SERA:
Il titolo del primo è: "Missili contro Hamas, uccisi sette militanti"
Quello del CORRIERE: Sette miliziani uccisi nelle eliminazioni mirate".

Il massimo lo raggiunge il sito web di REPUBBLICA, che nell'edizione di ieri 15-7-2005. delle ore 18, scrive:

"Missili israeliani su Gaza : uccisi 7 DIRIGENTI di Hamas..."
Capito ? "dirigenti", non terroristi ! Confessiamo che dirigenti non l'avevamo ancora sentita.

Si direbbe che i nostri giornali abbiano totalmente dimenticato, o volutamente rimosso, che persino la timida Unione Europea ha dichiarato Hamas un movimento fuorilegge perchè terrorista.

Pubblichiamo, come cronaca, il pezzo della STAMPA firmato e.st.

GAZA
A un mese dal ritiro dalla Striscia di Gaza, il conflitto israelo-palestinese ha vissuto ieri una delle giornate più sanguinose dall'inizio dell'anno. Lo Stato ebraico ha ripreso i suoi raid mirati contro le fazioni armate, sospesi lo scorso settembre. Il bilancio: sette militanti di Hamas uccisi, quattro a Gaza e tre in Cisgiordania. L'Autorità nazionale palestinese ha dichiarato lo stato di emergenza. Hamas ha minacciato vendetta. Israele ha escluso per ora l’eventualità di ritardi nell’inizio del ritiro dalla Striscia, previsto il mese prossimo. Ma intanto avanza con forze aeree e terrestri verso Gaza. Ed in tarda serata, forze israeliane hanno sparato due missili in un campo profughi di Gaza. Uno dei razzi ha distrutto una fonderia e due laboratori a Gaza e ferito leggermente due palestinesi. La flebile tregua che reggeva da febbraio, insomma, è a forte rischio.
La cronaca degli scontri di ieri. Due responsabili di Hamas sono stati uccisi presso la cittadina di Salfit, nel nord della Cisgiordania. Rabih Harb e Mohammed Ayache, dirigenti delle Brigate Ezzedine Al Qassam, il braccio armato dell’organizzazione, sono stati colpiti dai razzi lanciati da due elicotteri Apache mentre erano a bordo di una vettura. Altri due guerriglieri sono morti, sempre in Cisgiordania, durante uno scontro a fuoco. Violenza anche a Gaza: tre militanti di Hamas sono stati uccisi (uno di loro era a bordo di una vettura raggiunta dai razzi israeliani) e altri cinque feriti, fra cui un bambino. Infine un colpo di mortaio, sparato da miliziani palestinesi, ha colpito una casa nella colonia di Newe Dekalim, nel sud della Striscia: due le persone ferite.
L'Autorità nazionale palestinese ha dichiarato lo stato di emergenza. Per bocca del suo principale negoziatore, Saeb Erekat, ha condannato i raid israeliani, spiegando che essi «minano» alle fondamenta l'Anp. «La sola conseguenza di questi attacchi - ha commentato Erekat - sarà quella di minare la nostra capacità di contenere le fazioni armate». Hamas ha promesso vendetta, pur ribadendo che il gruppo resterà fedele al cessate il fuoco raggiunto con l'Anp. La prima reazione di Hamas è affidata in serata a un portavoce: «Sferrando quegli attacchi, il nemico sionista ha aperto le porte dell'inferno, mandando in frantumi la tregua d'armi». Nella giornata di ieri, membri di Hamas hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con la stessa sicurezza palestinese a Gaza, nel quartiere Zeitoun. Lo scontro ha provocato due morti e nove feriti, alcuni gravi.
Israele ha scartato qualsiasi ipotesi di ritardo nell’inizio del ritiro dalla Striscia di Gaza. Lo Stato ebraico ha avvertito tuttavia, in risposta all’uccisione della giovane israeliana uccisa da un razzo giovedì scorso, che potrebbe reagire molto duramente. Gli attacchi dei miliziani palestinesi «non faranno cambiare la nostra determinazione a mettere in atto il ritiro nella data prevista, ma se dovessero continuare la nostra risposta potrebbe farsi molto più dura», ha dichiarato un collaboratore del premier Ariel Sharon.
Alla tv di Stato, in serata, è stato lo stesso Sharon a parlare: ha fatto sapere di avere ordinato alle forze armate di fare «tutto ciò che è necessario» per sconfiggere le «organizzazioni terroristiche». La distruzione dei terroristi palestinesi, ha spiegato il premier parlando al Canale 2, è necessaria per poter realizzare senza problemi il disimpegno israeliano dalla striscia di Gaza, che il governo attuale ha promesso di avviare entro agosto. «Il ritiro - ha detto Sharon - non può cominciare sotto il fuoco nemico. Noi compiremo tutti i passi contro la Jihad islamica, senza limite alcuno. La risposta agli atti di terrorismo sarà forte e dura».
Preoccupata per l’escalation della violenza, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha annunciato che si recherà nei prossimi giorni in Medioriente per cercare di facilitare il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza. Nella serata di ieri, forze corazzate e truppe di fanteria dell'esercito israeliano hanno iniziato ad avanzare nella Striscia, lungo due direttrici, verso nord e verso sud. Aerei ed elicotteri militari, intanto, sorvolavano in ricognizione Gaza per individuare le postazioni dei miliziani palestinesi. Gli stessi che, da giovedì scorso, hanno lanciato decine di razzi e di colpi di mortaio contro obiettivi israeliani.

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