LA REPUBBLICA di mercoledì 14 luglio 2005 pubblica la cronaca di Marco Ansaldo "Sharon ordina la chiusura di Gaza". Vi si legge:Per evitare possibili disordini, e tra le proteste, il premier ha ordinato la chiusura fino a quando l´evacuazione non sarà completata. Il fronte interno appare però quanto mai diviso. Lo dimostrano i sempre più frequenti rifiuti dei soldati di obbedire agli ordini: ieri cinque militari si sono opposti alle operazioni di chiusura della Striscia. Aumentando così il clima di confusione, in ogni parte del Paese. A testimoniarlo è il sequestro di due lavoratori europei, un britannico e un austriaco, a nord di Gaza. I due sono stati trattenuti da un´influente famiglia, che intendeva premere sulle autorità palestinesi per ottenere la liberazione di cinque persone. Dopo una laboriosa trattativa, sono stati rilasciati solo in serata.
Nel riferire quest'ultimo episodio Ansaldo non chiarisce che la famiglia in questione è palestinese (vedi su L'UNITA' del 14 luglio "Sharon ordina guerra alla jihad" di u.d.g., e anche su AVVENIRE "Sharon, attacco implacabile contro la Jihad" di Graziano Motta, che fornisce una versione diversa: i rapitori avrebbero voluto ottenere l'esecuzione di un condannato morte per l'omicidio di un loro parente). Anzi, i riferimenti al "fronte interno" israeliano inducono a pensare ad una famiglia di coloni.
IL GIORNALE commette un errore simile a quello di REPUBBLICA. Nell'articolo di Marta Ottaviani "Sharon:eliminati i capi della Jihad leggiamo:E ieri notte momenti di paura per due ostaggi, un austriaco e un britannico, rapiti sempre dai coloni e rilasciati due ore dopo.
IL GIORNO pubblica a pagina 9 l'articolo "Coloni e Jihad, la doppia offensiva di Sharon", dove leggiamo:In risposta all'attentato kamikaze, che ha provocato la morte di quattro civili israeliani, oltre a quella del kamikaze, un giovane palestinese di 18 anni, eal ferimento di almeno altre 30 persone.
Trale quattro israeliane morte nell'attentato vi erano anche due ragazze di 16 anni.
Perchè questo dato non viene riferito, a differenza dell'età del terrorista? Perché quest'ultimo non viene chiamato con il suo nome, ma "kamikaze" ( i kamikaze non uccidevano civili) e "giovane palestinese"?
Segnaliamo positivamente il fatto che nel già citato articolo di Umberto De Giovannangeli vengono riportati i nomi e le età delle quattro vittime:Ida Lipshitz, 50 anni. Julia Walstein 31 anni, Rachel Ben Amo e Nofer Horowitz, 16 anni. Israele piange le sue donne uccise nell'attentato suicida dell'altro ieri a Netanya.
A pagina 10 IL MANIFESTO pubblica l'articolo di Michelangelo Cocco "Rioccupata Tulkarem, Sharon all'assalto della Jihad, che riportiamo:«Ho ordinato alla polizia e alle forze di sicurezza di lanciare un attacco implacabile contro la Jihad islamica e i suoi comandanti subito dopo l'attentato suicida». L'annuncio del primo ministro israeliano, Ariel Sharon, è stato seguito dai fatti e all'alba di ieri i carrarmati con la stella di Davide sono entrati a Tulkarem, la città del nord della Cisgiordania che era stata recentemente «ceduta» al controllo dell'Autorità nazionale palestinese nell'ambito della tregua negoziata in Egitto nel febbraio scorso. I soldati hanno ucciso due palestinesi armati (almeno uno dei quali sarebbe un poliziotto dell'Anp) ed hanno allontanato con granate assordanti le decine di ragazzi che hanno accolto il loro ingresso in città con una fitta sassaiola. Coprifuoco, arresti e perquisizioni in decine d'appartamenti di presunti combattenti della Jihad islamica. I palestinesi ora spiegano che Sami Abu Khalil, il 18enne attentatore suicida di Netanya (ieri è morta in ospedale la quarta vittima del suo attentato, la 50enne Anna Lifshitz) non era si Tulkarem, ma del vicino villaggio di Atil. «Come ha fatto ad entrare (in Israele) quel ragazzo? Non era di Tulkarem, ma di un'area sotto completo controllo israeliano» ha protestato il sindaco di Tulkarem, Izzedine Sharif, evidenziando l'errore dei servizi di sicurezza di Tel Aviv che non sono risciti a prevenire l'infiltrazione, avvenuta tra l'altro in un'area in cui il muro dell'apartheid (edificato ufficialmente per prevenire gli attacchi suicidi) è già stato completato.
I reclutatori del terrorista erano però di Tulkarem, ed'è ovvio che non tutti i terroristi suicidi possono essere fermati. Sono i loro mandanti che devono essere arrestati o neutralizzati, cosa che l'anp, nonostante le richieste di Israele non fa nei territori sotto il suo controllo.Dopo il massacro di Netanya le truppe israeliane, secondo quanto dichiarato ieri da una fonte dell'esercito al quotidiano Ha'aretz, avranno bisogno di «diversi giorni per portare a termine gli arresti dei terroristi della Jihad islamica che stanno dietro all'ultimo attentato suicida». Il deputato della Knesset (il parlamento israeliano) Mohammed Barakeh - un palestinese cittadino d'Israele del partito Hadash - ha condannato l'attentato, ma ha invitato il governo Sharon a ritirare subito le truppe da Tulkarem, per evitare un'escalation di violenza. «Lo scopo dell'ingresso delle truppe è quello di creare una cortina fumogena per coprire i crimini del governo, la costruzione del muro e l'espansione degli insediamenti», ha dichiarato Brakeh.
Se è vero, come sottolineano gli israeliani, che la Jihad islamica ha violato la tregua in un momento in cui tutte le altre formazioni palestinesi sembrano invece fedeli al cessate-il-fuoco abilmente e faticosamente negoziato dal presidente Abu Mazen, i palestinesi mettono in evidenza che l'attentato suicida del gruppo radicale islamico non è un fulmine a ciel sereno. Negli ultimi mesi - approfittando anche della calma di Hamas, che per ora punta a un successo alle prossime elezioni di gennaio - l'esercito israeliano si è accanito contro la Jihad, un'organizzazione più militare e meno disposta a compromessi col nemico.
Facciamo un esempio di questo "accanimento" israeliano: l'8 giugno 2005 Israele tenta di arrestare a Kabatya un dirigente della Jihad islamica impegnato nella progettazione di un attentato suicida.
Il terrorista resiste all'arresto con le armi e ferisce un soldato, prima di essere ucciso.
Ricordiamo inoltre che lanci di razzi qassam, tiri di mortaio e attacchi con armi da fuoco contro militari e civili israeliani non sono mai cessati. Nè da parte della Jihad, nè di Hamas, nè delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa.
Osserviamo poi la definizione che Cocco dà della Jihad: "un'organizzazione più militare e meno disposta a compromessi col nemico".
"Organizzazione più militare" sta per organizzazione esclusivamente dedita al terrorismo, senza le strutture politiche e sociali di Hamas.
Meno disposta ai compromessi può significare, a scelta: non disposta a rinunciare al terrorismo (nemmeno Hamas lo è) o, non disposta a rinunciare a distruggere Israele (nemmeno Hamas lo è).
Ma ciò che Cocco sta facendo non è, in realtà, un tentativo di spiegare la particolare preoccupazione di Israele nei confronti della Jihad, ma semplicemente una diversione propagandistica: Israele colpisce la Jihad perchè ancor meno disponibile al "compromesso", suscitandone la reazione terroristica.
Che il "compromesso" a cui la Jihad non è disposta sia la rinuncia al terrorismo e al rifiuto dell'esistenza di Israele è un particolare sul quale, opportunamente,Cocco preferisce stendere un velo di ambigiutà.Da una serie di omicidi mirati e decine d'arresti di militanti sarebbe - secondo i palestinesi - nata la «rappresaglia» di Netanya. Un ottimo pretesto per Sharon per arrivare a una resa dei conti con la Jihad.
Poste le false premesse di cui ha bisogno Cocco approda alla sua falsa conclusione: l'attenttato è per Sharon un pretesto, forse intenzionalmente provocato, " per arrivare a una resa dei conti con la Jihad".Intanto si è verificato l'ennesimo, grave episodio di «criminalità» che ha messo in luce il vuoto di potere lasciato dalla morte di Arafat, con i gruppi armati che ricattano il «potere centrale dell'Anp».
Chi, se non Arafat, ha promosso il potere dei "gruppi armati" e di terroristi nell'Anp?Due ingegneri che lavorano per un'agenzia d'aiuti umanitari, un britannico e un austriaco, sono stati rapiti a Gaza nella notte tra martedì e mercoledì. Sono stati liberati ieri dai sequestratori che con il loro gesto volevano ottenere il rilascio di sette parenti detenuti.
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