Magdi Allam presenta il suo libro "Vincere la paura", dopo gli attentati di Londra
la cronaca di Giorgia Greco
Testata: Data: 13/07/2005 Pagina: 1 Autore: Giorgia Greco Titolo: Magdi Allam presenta il suo libro
Bologna, 11 luglio 2005
Con un omaggio alle vittime della recente strage di Londra e a tutte le vittime del terrorismo che ogni giorno cadono in Iraq e nel mondo, Magdi Allam apre la serata organizzata dall’Ascom per presentare il suo ultimo libro edito da Mondatori intitolato "Vincere la paura".
Vivo con profondo dolore questa situazione del "dopo" Londra – dice Magdi Allam – perché ancora una volta viene colpita al cuore l’Europa e allo stesso tempo nutro una forte preoccupazione, in quanto mi rendo conto che l’Europa non è in grado di comprendere appieno la realtà fondamentale di un terrorismo internazionale di matrice islamica che ha sferrato una guerra mondiale, una guerra aggressiva e non reattiva, una guerra che fa perno su una struttura organica dell’islam radicale anche in territorio europeo. Londra in questo senso era probabilmente l’esempio più emblematico; una città con una struttura radicale che, come una filiera, dispone di centri di predicazione alla violenza, alla guerra santa islamica di indottrinamento e dove si inducono tanti giovani a far propria la fede nel martirio islamico, con centri di arruolamento di aspiranti combattenti e terroristi suicidi islamici, con centri di smistamento di persone che nel corso degli ultimi quindici anni sono andati a combattere in Afganistan, in Bosnia ed oggi in Iraq, culminando infine nell’attentato terroristico vero e proprio. Si tratta di una realtà organica che solo apparentemente si presenta a compartimenti stagni: è come essere in una "staffetta" dove vi sono personaggi e realtà che portano avanti un compito e passano il testimone ad altri. Dobbiamo quindi avere la lucidità e la consapevolezza di guardare l’insieme e comprendere come l’istigazione alla violenza nel nome di Dio non può essere considerata una libertà di espressione ma deve essere contestualizzata in quello che è un vero e proprio processo, una catena di montaggio che culmina nell’attentato terroristico.
Manca in Europa questa consapevolezza – continua Magdi Allam – manca una cultura politica che consenta di fronteggiare in modo fermo ed efficace questa realtà. Sono stati commessi troppi equivoci, troppe leggerezze ed è giunto il momento che anche in Italia si cominci seriamente ad assumere delle iniziative in grado di far capire la realtà di questa guerra globalizzata e di prevenire gli attentati.
Non dobbiamo intervenire quando le bombe sono già esplose, occorre impedire che ciò avvenga. A Londra sono state commesse troppe leggerezze. Oggi (11 luglio ndr) sul Corriere della Sera ho riportato dei commenti di due intellettuali mussulmani laici moderati che rimproverano al governo inglese di avere trasformato il territorio britannico in un terreno di coltura dell’estremismo islamico, ospitando nel nome di un presunto asilo politico, dei personaggi che erano ricercati nei rispettivi paesi per attività eversive. Oggi si sta pagando il prezzo di questa ingenuità: spesso è l’ideologismo che porta ad immaginare che i terroristi siano dei resistenti. E’ arrivato il momento di assumere un atteggiamento più maturo nell’interesse generale degli europei, degli occidentali e della maggioranza dei mussulmani che sono anch’essi vittime del terrorismo.
L’Italia dunque potrebbe essere il prossimo obiettivo del terrorismo, quali misure è opportuno prendere? Magdi Allam non ha dubbi. In primo luogo bisogna comprendere che c’è una guerra globalizzata; siamo di fronte ad una parte non minoritaria della classe politica che è convinta che quanto avviene sia una reazione a qualche cosa e quindi pensa che ritirarsi dall’Iraq sia indispensabile per far cessare il terrorismo. Ritengo sia stato un errore che il Presidente del Consiglio, due giorni fa, soltanto ventiquattro ore dopo la strage di Londra, abbia affermato che a settembre 300 soldati italiani cominceranno a ritirarsi. Alle orecchie dei terroristi questa affermazione suona come un cedimento. Questo terrorismo è di natura aggressiva, un terrorismo il cui programma è stato enunciato nel giugno del 1998 quando Osama Bin Laden fondò il fronte internazionale islamico per la guerra santa contro ebrei e crociati. E’ un terrorismo che è stato pianificato, finanziato che viene attuato e che ha avuto nell’11 settembre del 2001 il suo momento culminante, l’atto di nascita di quella che è una strategia di conquista di un potere che si ritiene possa essere alla loro portata secondo i loro calcoli. Il primo punto quindi è comprendere che si tratta di una guerra globale e di natura aggressiva. Il secondo punto è quello di assumere, sul piano politico, legislativo e culturale delle iniziative in grado di prevenire gli attentati. Ritengo che alcune delle proposte enunciate dal Ministro dell’Interno Pisanu debbano essere valutate con serietà: ad esempio l’istituzione di una procura nazionale antiterrorismo in grado di unificare quello che è l’a,b,c, dei processi. Non è possibile che in Italia il tribunale di Milano sentenzi in un certo modo interpretando la norma 270 bis preposta all’azione di contrasto del terrorismo internazionale e qualche giorno dopo il tribunale di Brescia interpretando la medesima norma sentenzi esattamente l’opposto. Non si può prescindere da una uniformità nell’interpretazione, nella valutazione delle leggi. La legge stessa deve essere emendata perché sia consona ad interagire con la specificità di un terrorismo che a differenza di quello esistente negli anni 70 e 80, cui la legge necessariamente fa riferimento, è un terrorismo che ha nel kamikaze, nel terrorista suicida la sua arma vincente e dove al posto delle armi è la volontà di annientamento del singolo l’elemento fondante. L’ 11 settembre 2001 è stato attuato senza armi perché le vere armi erano i 119 dirottatori kamikaze che avevano deciso di trasformare sé stessi e gli aerei dirottati in bombe umane. Per Magdi Allam è importante anche elaborare, a livello internazionale, una legge, una risoluzione che condanni come crimini contro l’umanità il terrorismo suicida. Bisogna affermare la cultura della vita e sanzionare duramente tutti coloro che arrivano a disconoscere il valore della vita propria e altrui. Anche in Italia occorre fare propria una prassi ormai consolidata a livello internazionale circa l’individuazione dei gruppi terroristici e dei personaggi coinvolti nel terrorismo. Benché esista un elenco elaborato dalle Nazioni Unite che chiarisce chi sono i gruppi terroristici, in Italia si continua brancolare nel buio. Alcuni atteggiamenti sono davvero sconcertanti – continua Magdi Allam. Nel gennaio del 2004 il GIP di Napoli ha rifiutato l’arresto di una ventina di sospetti terroristi algerini sentenziando che il gruppo salafita che ha rivendicato decine e decine di attentati terroristici in Algeria, non esiste semplicemente perché a Napoli non sono stati trovati degli scopi giuridici sull’esistenza di questo gruppo. Fra l’altro in questa stessa sentenza si definisce Osama Bin Laden come uno dei "predicatori islamici" . Questo avveniva nel gennaio 2004, dopo l’11 settembre, dopo che Bin Laden aveva apertamente rivendicato l’attentato alle Due Torri e altri attentati commessi in varie parti del mondo.
Questo relativismo giuridico deve essere superato per sintonizzarci con quella che è la realtà dei paesi che hanno già conosciuto il terrorismo e fra questi ci sono tanti paesi mussulmani dove molte sono state le vittime del terrorismo di matrice islamica: 150.000 morti in Algeria in un decennio, migliaia di morti anche in Arabia Saudita, in Marocco, in Egitto, in Turchia ed oggi in Iraq. E’ giunto il momento in cui l’Italia faccia rispettare in modo risoluto le proprie leggi. L’Italia ha il diritto e il dovere di vigilare affinché in tutti i luoghi di culto islamici sia garantito il rispetto e la legalità e non vi siano predicatori islamici che inneggiano alla violenza o che esultino per gli attentati terroristici commessi a Londra o altrove. Allo stesso tempo vorrei aggiungere che la mia preoccupazione è anche nei confronti di una maggioranza di italiani che appaiono ancora poco sensibili e consapevoli della realtà e della gravità del problema. Due giorni fa c’è stata a Roma al Campidoglio una manifestazione indetta per solidarizzare con le vittime del terrorismo di Londra e per condannare il terrorismo. A questa manifestazione sono andate appena 200 persone. Il 18 marzo 2004 all’indomani della strage di Madrid in una identica manifestazione erano presenti cento persone. Due giorni dopo, il 20 marzo 2004, in una manifestazione indetta per il primo anniversario dell’inizio della guerra in Iraq era presente un milione di persone nelle strade di Roma. Questo significa che a muovere gli animi delle persone è qualcosa diretto "contro" qualcuno, contro l’America per esempio e non esiste qualcosa "per", per la nostra vita, per la vita degli spagnoli, degli inglesi o dei mussulmani. E’ giunto il momento di diventare protagonisti di un processo di riscatto civile. Londra è sempre stata aperta nei confronti degli islamici. Blair all’indomani della strage ha detto che gli estremisti sono pochi e hanno pervertito i principi dell’islam; dove c’è estremismo, fanatismo o estreme forme di povertà le conseguenze non rimangono in quei paesi ma vengono esportate nel resto del mondo. Per Magdi Allam è essenziale distinguere fra i burattinai e i burattini del terrorismo. Per i primi non può esserci nessuna giustificazione perché sono dei cinici mercanti di morte, degli imprenditori del terrore e non esitano a strumentalizzare la vita degli altri per conseguire degli obiettivi di potere. Ricordiamo che Osama Bin Laden non è il prodotto di un campo profughi palestinese ma è un miliardario saudita. Per quanto riguarda invece i giovani che finiscono, a seguito di un lavaggio del cervello, ad immaginare che disconoscendo il valore della vita propria ed altrui, possano acquisire il paradiso, bisogna operare con determinazione per prosciugare il terreno di coltura di questo fanatismo agendo però con la consapevolezza che si tratta di un processo che va represso sul nascere. Quando ci troviamo dinanzi un aspirante terrorista suicida è già troppo tardi; bisogna intervenire prima che inizi il lavaggio del cervello. Non bisogna permettere che ci siano dei predicatori che inneggiano alla violenza, che esistano dei luoghi dove si indottrina alla guerra santa islamica e al martirio, dei luoghi dove si fa arruolamento. Tutto questo è avvenuto a Londra ed anche in Italia. Di fronte all’attentato terroristico, con o senza kamikaze, vediamo soltanto la punta dell’iceberg, ma è proprio l’iceberg che dobbiamo guardare,una struttura profonda, ampia con la quale dobbiamo confrontarci. Non possiamo limitarci a perseguire i quaranta/cinquanta capi del terrorismo islamico, intesi come individui che avrebbero avuto un ruolo attivo nella pianificazione e attuazione di singoli e specifici attentati, ma occorre concentrare la nostra attenzione a quel bacino che sforna nuove leve di combattenti e aspiranti kamikaze islamici che sono le scuole coraniche, le mosche e i siti internet. Oggi questi ultimi rivaleggiano con i pulpiti delle moschee in quanto a luoghi di propaganda e di indottrinamento. Nei confronti di tutto ciò in occidente c’è una grande tolleranza perché si continua, sbagliando, ad immaginare che tenere un simile atteggiamento possa essere annoverato nell’ambito della libertà di espressione. Non è così e quello che è accaduto a Londra smentisce il detto "can che abbaia non morde". Quando ci si riferisce al tema del terrorismo è vero l’esatto contrario: "il cane che abbaia morde"!! A Londra si è permesso che alcuni capi dell’estremismo islamico potessero predicare in modo indisturbato a centinaia e centinaia di persone. Ho assistito ad uno di questi incontri: era il 2002, in una sala messa a disposizione da una parrocchia protestante, di fronte a cinquecento persone Omar Bakri,uno degli esponenti del radicalismo islamico che vive a Londra da vent’anni insieme alla sua famiglia con sovvenzioni pubbliche del governo britannico, predicava la guerra santa, incitava alla rivolta contro l’occidente ed il risultato concreto è stato che verso la fine del 2004 per la prima volta, due cittadini britannici di origine asiatica, uno nato in Gran Bretagna e l’altro padre di due bambini, sono andati in Israele a farsi esplodere in un caffè di Tel Aviv. E’ stata la prima volta che si sono fatti esplodere dei kamikaze con cittadinanza europea e non è un caso che fossero britannici. In effetti il vero miracolo è che a Londra non sia successo nulla prima del 7 luglio 2005 perché c’erano, da tempo, tutti i presupposti perché accadesse qualcosa di molto grave.
Sull’esistenza di possibili terroristi italiani Magdi Allam afferma che ve ne sono le prove. Nel 2004 a seguito di scontri a Nassiria perse la vita il militare Matteo Balzani. Furono tre giorni di aspri combattimenti ed una parte dei ribelli erano sciiti legati ad Al Sadr, un giovanotto focoso e sovversivo, osteggiato anche all’interno della stessa comunità sciita irachena. Qualcuno ha ripreso le immagini di quegli scontri e nei mercati di Nassiria è stato diffuso un DVD con queste riprese. Ad un certo punto si sente una voce che parla in italiano e dice "Vuoi vedere?"; si è andati alla ricerca dell’autore di questa voce identificando un cittadino italiano di padre italiano e madre irachena che, cresciuto in Italia, si è trasferito in seguito in Iraq. Questa è stata la conferma dell’esistenza di elementi italiani che operano in seno al terrorismo iracheno, un terrorismo globalizzato anche nella sua capacità di fare proseliti in ambiti diversi da quelli strettamente islamici legati però dalla condivisione di un ideologismo antiamericano, antioccidentale antiebraico e che finisce per considerarsi contro l’occidente al pari dei terroristi islamici.
Con il suo ultimo libro "Vincere la paura" Magdi Allam ha voluto testimoniare, attraverso il racconto dei suoi primi vent’anni in Egitto, una realtà sostanzialmente diversa da quella odierna. Diversa perché al centro della vita c’era la persona umana e non l’ideologia; c’era una dimensione laica aperta alla modernità e in sintonia con il resto del mondo. Non si vedevano donne velate per le strade del Cairo – racconta Magdi Allam – nelle spiagge le donne potevano indossare tranquillamente il bikini e quando esplose il fenomeno dei Beatles i giovani si fecere crescere i capelli. Poi si è verificato un processo di involuzione sul piano ideologico, dopo la sconfitta degli eserciti arabi nel 1967, un processo di involuzione sia sul piano religioso che su quello dei costumi che ha gradualmente affermato la preminenza di un ideologismo rispetto alla persona umana. Questo processo è interno alla realtà araba islamica ed ha avuto nella ascesa al potere di Khomeini in Iran nel 1979 e nell’assassinio del presidente egiziano Sadat il 6 ottobre 1981 alcune fra le date più salienti.
Tuttavia in quanto alle responsabilità dell’occidente ritengo non esista un rapporto di causa/effetto. C’erano degli ingredienti presenti in seno alle società e alle realtà politiche arabe perché nel momento in cui è venuta meno l’ideologia panaraba nasseriana in Egitto o Baathista in Siria e Iraq (laica e socialista) si è andata affemando gradualmente l’alternativa islamica. L’occidente, gli Stati Uniti hanno certamente commesso degli errori ma non credo che si possa attribuire all’occidente la responsabilità di questa involuzione, così come non si deve attribuire all’occidente la responsabilità di questa offensiva del terrorismo di matrice islamica. Bisogna smettere di ricercare in modo ossessivo quali possano essere le colpe e le responsabilità dell’occidente, ogni qual volta succede un fatto grave e nefasto nel mondo. Ci sono delle responsabilità, indubbiamente gli americani hanno commesso degli errori, prima, durante e dopo la guerra in Iraq, ma affermare che gli americani sono responsabili dell’offensiva del terrorismo che si è scatenato in Iraq, in Arabia Saudita, a Madrid significa interpretare la realtà con il paraocchi di un ideologismo che serve solo a farsi del male.
Magdi Allam prende le distanze da Oriana Fallaci affermando che lui stesso è un mussulmano, ma un mussulmano moderato, laico e che si sente circondato da tanti altri mussulmani che condividono le sue posizioni; vi sono sempre più persone che vincono la paura e si espongono per condannare il terrorismo e affermare una cultura della vita. Questo terrorismo di matrice islamica non potrà essere sconfitto se all’interno stesso del mondo mussulmano non inizierà un processo di ribellione. Che, per fortuna, dice Magdi, è già iniziato. La data di battesimo è il 30 gennaio del 2005 quando la maggioranza degli iracheni ha deciso di andare a votare sfidando il terrorismo e l’ha fatto in un momento in cui molti in occidente dubitavano della capacità degli iracheni di affermare la loro volontà di libertà, di democrazia e di adattamento alla vita. Credo sia importante in primo luogo condannare il terrorismo e in questo sono d’accordo con Oriana Fallaci, che ho conosciuto di persona e con la quale in un primo tempo ho condiviso un sentimento di affetto e stima. Sono dalla stessa parte di Oriana Fallaci quando si tratta di denunciare e combattere il terrorismo e l’estremismo islamico (io stesso ne sono una vittima), ciononostante dico ad Oriana in modo affettuoso ma fermo che deve sapere distinguere fra Magdi Allam e Osama Bin Laden. Non bisogna consegnare una maggioranza di mussulmani a Bin Laden scatenando la caccia al mussulmano, immaginando che siano tutti indistintamente dei nemici. Bisogna senza dubbio sanzionare quelli che violano la legge, ma allo stesso modo bisogna valorizzare e premiare i mussulmani che sono dalla parte della legge e che rappresentano gli alleati migliori per combattere il terrorismo.
Un pensiero indulgente e affettuoso Magdi Allam lo rivolge alla madre, fervente mussulmana wahabita, il cui rigore religioso si è andato rafforzando con il suo traferimento per motivi di lavoro in Arabia Saudita. Della madre l’autore conserva un ricordo dolcissimo pur non condividendo la rigidità religiosa che la porta a tagliar via da una fotografia l’immagine delle suore cattoliche presso le quali il piccolo Magdi aveva frequentato l’asilo.
L’immagine della madre si contrappone a quella del padre laico che non disdegnava il fumo e il bere e che in un certo senso rappresentava quell’islam laico e moderno dell’epoca di Nasser. Nel fondamentalismo della madre l’autore non vede pericoli perché il problema si pone quando il radicalismo si trasforma in nichilismo e nega il valore della vita propria e altrui e finisce per dare origine alla violenza e al terrorismo. Soltanto quando si affermerà in modo forte il valore della sacralità della vita di tutti: cristiani, ebrei, americani, inglesi soltanto allora si potrà salvaguardare la vita di ogni singolo essere umano.
Nel suo libro l’autore cita sia Giovanni Paolo II, sia Benedetto XVI. Il titolo stesso riecheggia una frase di Giovanni Paolo II "non abbiate paura ad aprire le porte a Cristo" laddove si intende la necessità di riattribuire, riconquistare una identità forte da parte dell’occidente, una identità che è andata scemando all’indomani del crollo del muro di Berlino, quando si pensava che l’identità dell’occidente fosse in modo automatico ispirata alla contrapposizione all’ideologia comunista.
Oggi da parte del nuovo pontefice c’è un messaggio forte (che Magdi condivide) affinché l’occidente si riconcili con sé stesso e con la propria identità. Io credo - continua l’autore - che sia anche nell’interesse dei mussulmani perché chi ha una identità forte è un interlocutore al tempo stesso credibile e generoso, mentre una ideologia debole e un occidente preda della paura rischia, da una parte di soccombere ad un’offensiva nichilista che è di matrice islamica ma è anche presente in seno all’occidente, e dall’altra parte finisce per far scattare il germe del razzismo e della xenofobia. Il razzismo è la reazione di chi si sente debole, di chi non comprende la realtà e immagina che bisogna reagire a 360 ° in modo violento e al tempo stesso cieco, senza discernere e vedendo il nemico ovunque, anche dove non c’è.
E’ bene che l’occidente abbia al proprio interno una realtà di mussulmani leali e fedeli, parte integrante del sistema di valori dell’occidente. E’ giunto il momento che in Italia si crei un Ministero dell’integrazione, dell’immigrazione e della cittadinanza che individui l’immigrato come un cittadino "in fieri" e dove la cittadinanza venga riconosciuta in presenza di una identificazione forte con il sistema di valori vigente, non una cittadinanza che si identifichi soltanto nella concessione del passaporto: altrimenti si finisce per scoprire, come è successo agli olandesi, che dietro a quei passaporti si celano persone che non condividono alcuno di quei valori.
La pluralità è una fonte di ricchezza ma è indispensabile regolamentare questa realtà; non si può soltanto reagire in presenza di clandestini e criminali. Bisogna dare vita ad una politica che premi la maggioranza degli immigrati regolari che vivono in Italia perché soltanto così incoraggeremo un processo che consentirà di debellare il fenomeno della clandestinità e di valorizzare invece chi è già parte integrante del nostro tessuto economico e sociale e che è bene lo diventi anche sul piano della totale adesione ai valori condivisi nella nostra società.