La strategia islamica di conquista
secondo Guillaume Faye
Testata:
Data: 11/07/2005
Pagina: 1
Autore: Guillaume Faye
Titolo: Così parlò Faye
IL FOGLIO di sabato 9 luglio 2005 pubblica in prima pagina e a pagina 4 stralci del libro di Guillaume Faye "Avant-guerre Chronique
d’un cataclysme annoncé".

Lo riportiamo:

Inanità della crociata antiterrorista
"Nessuno ha compreso la vera strategia di
conquista di Maometto, dall’ottavo secolo,
della quale il terrorismo fa integralmente
parte, come la guerra psicologica o la ‘guerra
dei ventri’ (espansione demografica), o
l’occupazione territoriale interna secondo la
strategia della ‘pelle di leopardo’. I politici, i
militari, gli intellettuali occidentali non conoscono
rigorosamente nulla dell’islam, del
suo permanente ‘dovere di dissimulazione’,
del suo lessico ambiguo; non hanno mai
aperto un Corano; mai letta la predica di un
imam tradotta dall’arabo; mai discusso con
un musulmano di base. Affrontano un nemico
che non conoscono, ma che li conosce bene;
loro non lo dichiarano ‘nemico’, mentre
lui li proclama ‘nemici’. Quando i responsabili
occidentali, credendo di far bene, assicurano
che bin Laden e la sua rete Al Qaida
‘non rappresentano l’islam, si sbagliano. Seguono
perfettamente la linea della strategia
guerriera caldeggiata dal Corano contro gli
infedeli, da dodici secoli". […]
"I gadgets tecnologici, le armi sofisticate
non possono nulla contro la forza dei rivoltosi,
niente contro i terroristi. Quattro
mujaheddin determinati […] sono più efficaci
di centinaia di missili. Perché noi siamo
entrati nell’era della ‘guerra totale’, lì dove
non esistono più regole e ogni mezzo è utile.
La guerra è affare di volontà molto più che di
mezzi tecnologici. Questa sopravvalutazione
della tecnologia da parte dell’occidente può
costargli caro. Non serve a nulla possedere
un arsenale nucleare se non è possibile servirsene,
se si aprono le frontiere e si adotta
il diritto del suolo. D’altra parte, dal momento
in cui il nemico è già impiantato in
massa nel vostro territorio, la guerra non può
più prendere la forma di un confronto infrastatuale,
ma sarà un fronteggiamento psichico,
neoarcaico, in cui i missili a lunga gittata
non sono di alcuna utilità. In Europa ci dirigiamo
verso una guerra che avrà due forme
principali, già cominciate: 1) le azioni terroristiche,
massive o minime ma moltiplicate;
2) la guerriglia di conquista territoriale interna,
strettamente mescolata alla criminalità,
forma di jihad perfettamente conforme
agli insegnamenti del Corano. […] Vivremo il
cedimento molle dello Stato centrale impotente,
la nascita di milizie di difesa neofeudali,
lo scivolamento nella guerra civile, questa
levatrice di storia".
(segue dalla prima pagina) "Il neo-terrorismo si
autoinvita nella panoplia degli arsenali di
guerra. Fino a oggi il terrorismo provocava
distruzioni limitate; ormai, con mezzi rustici
ma temibili, può acquisire la forza di rottura
e le capacità militari tipiche delle armate
organizzate. Il neoterrorismo sarà un
mélange di risorse primitive e di armi sporche,
il figlio bastardo della tecnica e dell’arcaismo.
I colpi non verranno da uno Stato
preciso e individuabile. […] I militari sono
ghiotti di armi ipersofisticate. Ma sono
in ritardo di una guerra. Il futuro sarà infatti
in Europa uno sgradevole misto di
guerra terrorista astuta e di guerra civile.
Gli attacchi contro le Twin Towers e il Pentagono
non sono stati che un piccolo inizio,
un intermezzo tra una portata e l’altra, al
confronto di ciò che ci attende.[…]
Da circa dieci anni in Francia, Gran
Bretagna e Belgio soprattutto, innumerevoli
fatti dimostrano l’evidenza tonitruante
di un’occupazione sorda che progredisce,
in totale impunità. Gli sforzi dei media,
degli intellettuali, dei politici, degli
eletti per dissimulare, esorcizzare, nientificare
la terribile verità, hanno qualcosa di
commovente, di toccante, ma anche di sordido.
E’ evidente che lo Stato di diritto repubblicano
così come lo conosciamo non
potrà ristabilire la situazione; che il punto
di non ritorno è oltrepassato; che la progressione
virale della malattia non può più
essere arrestata da medicamenti e che un
passaggio sanguinario nella sala operatoria
è inevitabile, ahinoi. […] Tutto è possibile
sul fronte interno ma certamente non
il ritorno al tranquillo ordine pubblico, incivilito,
gendarmesco e piccolo-borghese,
protetto da un fantomatico ‘ministero per
la Sicurezza’. E’ troppo tardi. L’incendio è
già iniziato e ha oltrepassato i pompieri".

Guillaume Faye, "Avant-guerre, Chronique
d’un cataclysme annoncé", L’Aencre 2002
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