Il coraggio di Sharon, una lezione per l'Europa attaccata dal terrorismo
l'analisi di Antonio Ferrari
Testata:
Data: 11/06/2005
Pagina: 1
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: Se l'Europa non è cieca
Il CORRIERE DELLA SERA di lunedì 11 luglio 2005 pubblica in prima pagina l'editoriale di Antonio Ferrari "Se l'Europa non è cieca", che riportiamo:GERUSALEMME — Il governo israeliano ha approvato il nuovo tracciato della «barriera di sicurezza» operativa da settembre e che di fatto separerà Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania. Una decisione che l'Anp ha bollato come «unilaterale» e destinata a pregiudicare il futuro della città, e che invece ha trovato l'assenso dei laburisti. Il governo israeliano ha anche approvato un pacchetto di misure che hanno lo scopo di ridurre i disagi causati dalla barriera ai 55 mila palestinesi, all'incirca uno su quattro fra gli abitanti arabi di Gerusalemme Est, che si troveranno al di fuori della barriera. Un anno fa la Corte Internazionale dell'Aja aveva dichiarato illegali i quasi 700 chilometri di muro progettati da Israele dal 2002 per bloccare le azioni del terrorismo islamico provenienti dalla Cisgiordania Va detto subito che la separazione, decisa quando l'ondata di attentati suicidi da parte dei terroristi palestinesi era all'apice, ha ridotto drasticamente il numero degli attacchi. Il deterrente, quindi, si è rivelato efficace. Anche se le critiche sulla legittimità della barriera non si sono mai appannate. Basterà ricordare che proprio un anno fa, e precisamente il 9 luglio del 2004, una sentenza della Corte dell'Aja aveva stabilito che il Muro era illegale ed era un ostacolo alla ripresa del processo di pace. Bisogna dire che la barriera, di fatto, taglierà in due la Gerusalemme orientale, isolando 55.000 palestinesi dal resto della popolazione araba della Città Santa, che conta 216.000 abitanti. E' pur vero, come ha spiegato il vicepremier israeliano Ehud Olmert, che vi saranno dodici passaggi e che un servizio di autobus consentirà a 3.655 bambini palestinesi di attraversare ogni giorno la frontiera e di raggiungere la loro scuola. Tuttavia, si sa che la soluzione non è definitiva ( parola di Sharon), e che la barriera potrà essere smantellata quando il pericolo di nuovi attentati sarà scongiurato. Ora, è chiaro che i muri non piacciono a nessuno. Per il vertice dell'Anp sono un'offesa, per gli israeliani una necessità di cui lo stesso governo di unità nazionale che guida Israele avrebbe fatto volentieri a meno. Ma i freddi dati sul numero degli attentati che sono stati scongiurati sono più di una giustificazione. E poi non si può mettere in dubbio il coraggio di Sharon che, spaccato il suo partito, è stato pronto a cambiare alleati e governo pur di procedere allo smantellamento di un tabù: dimostrare con i fatti che la terra non è sacra e che gli insediamenti ebraici possono essere cancellati in Palestina: come accadrà a Gaza, a metà agosto. Sharon un passo lo ha compiuto. Per vincere le elezioni, fu convinto da un prezioso consigliere a correggere la sua immagine: in una scala da 1 a 5, considerando per 1 l'estrema sinistra e per 5 l'estremadestra, era fermo a 4,5-4,6. «Per farcela — gli disse — devi scendere fra 2,6 e 3,2». Ma per scendere non bastava qualche dichiarazione centrista rassicurante, occorreva essere convincenti, e soprattutto esserne convinti. Il premier lo è e ne ha dato prova. Scegliere è sempre difficile, ma Sharon sta dimostrando d'essere credibile con se stesso. Una lezione per l'Unione europea, un monito ai suoi tentennamenti. In particolare, è una lezione per coloro che da una parte dicono di combattere il terrorismo islamico, ma dall'altra ne ospitavano ( ne ospitano) pilatescamente guide e sensali.
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