Il presidente israeliano Katzav lancia l'allarme per la vita di Sharon
confronto tra le cronache di due quotidiani
Testata:
Data: 05/07/2005
Pagina: 17
Autore: la redazione
Titolo: Il presidente israeliano Katzav lancia l'allarme per la vita di Sharon
AVVENIRE di martedì 5 luglio 2005 pubblica a pagina 17 l'articolo di Graziano Motta "Katzav: temo per la vita di Sharon", che riportiamo:
Sullo scenario del contrastato ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza, il premier israeliano Sharon è di nuovo in serie difficoltà all'interno del Likud, il partito di maggioranza relativa di cui è leader. D'altra parte il presidente palestinese Abu Mazen decide di accelerare le consultazioni per costituire un fronte di unità nazionale il più largo possibile allo scopo di assicurarsi la più tranquilla assunzione dei poteri.
Domenica scorsa in consiglio dei ministri tre esponenti di primo piano del Likud, fra cui l'ex premier e attuale responsabile dell'Economia Benjamin Netanyahu, hanno difeso a oltranza la loro proposta di rinviare da agosto a novembre il ritiro da Gaza sino ad esigere un voto; che li ha visti perdenti dinanzi a Sharon ma che ha fatto apparire come inevitabile una scissione del loro partito. Al ministro degli Esteri Shalom che esplicitava questo rischio, Netanyahu ha risposto: «Nessuno può impartirmi lezioni di responsabilità. Resto convinto che il ritiro unilaterale da Gaza non farà che rafforzare il terrorismo e il fondamentalismo palestinese».
Nel frattempo il capo dello Stato Moshe Katsav, allarmato dai messaggi oltranzisti dei rabbini, teme per l'incolumità di Sharon: «Temo che in Israele possa verificarsi un nuovo assassinio politico. Elementi estremisti potrebbero fraintendere i messaggi dei rabbini secondo cui la Terra d'Israele si trova di fronte al pericolo di una distruzione», ha dichiarato alla radio. Per timore di attentati anche tutti gli altri ministri stanno per ricevere speciali corpetti antiproiettile.
Alle prese con i fondamentalisti islamici è invece Abu Mazen a cui il leader ha chiesto di far parte di un governo di unità nazionale. In serata è arrivato il «no» ufficiale di Hamas dopo le indicazioni negative a Gaza di Musir al-Masri e in Cisgiordania di Hassan Yussef. La Jihad ha declinato l'invito, ancora prima che il presidente apra (al più presto, come ha annunciato ieri) le consultazioni con tutte le fazioni.
Su LA REPUBBLICA Marco Ansaldo affronta lo stesso argomento a pagina 21 nell'articolo: " Israele, l´allarme di Katzav "Potrebbero uccidere Sharon" ".

Notiamo che Ansaldo, a differenza di Graziano Motta, non affronta i problemi interni all'Anp e il rifiuto opposto da Hamas ad Abu Mazen( ricordiamo anche che esponenti del gruppo terroristico hanno recentemente ribadito la volontà di distruggere Israele) . Non è una novità che REPUBBLICA dia maggior rilievo ai potenziali problemi interni israeliani che a quelli conclamati dell'Autorità nazioanle palestinese

Ecco il testo:

Nella vigilia lacerante del ritiro di coloni da Gaza, un fantasma attraversa Israele: la sindrome dell´omicidio Rabin. L´allarme per il timore che l´attuale premier Ariel Sharon possa essere ucciso, così come accadde dieci anni fa a Tel Aviv nell´attentato compiuto da un ebreo fanatico contro il leader laburista, è giunto ieri non da una fonte qualsiasi. Ma dalla carica più alta del Paese, il presidente Moshe Katzav. «Temo che un nuovo assassinio politico possa succedere - ha detto il capo dello Stato parlando alla radio - elementi estremisti potrebbero fraintendere i messaggi dei rabbini secondo cui la Terra d´Israele si trova di fronte al pericolo di una distruzione. Qualcuno potrebbe giungere alla conclusione che, pur di salvare Israele, sia necessario eliminare fisicamente il primo ministro. Fra quanti si oppongono al ritiro vi è una esigua minoranza pronta a compiere gesti estremi, irreversibili, fra cui un attentato politico. Temo che venga fuori un nuovo Igal Amir». Il nome dell´assassino di Rabin. Parole chiarissime, per una dichiarazione che ha un retroscena. Il capo dello Stato si è infatti mosso dopo alcune informazioni ricevute dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. E gli agenti, preventivamente, hanno preso contatto con alcuni rabbini, considerati tra i più esagitati, invitandoli a misurare il carico di pericolosità insito nelle loro critiche al governo.
Nei giorni scorsi, non a caso, i servizi segreti israeliani hanno invitato tutti i ministri, senza eccezione, a indossare corpetti anti-proiettile. I sarti hanno preso le misure ai rappresentanti del governo, per confezionare speciali capi capaci di garantire una difesa di fronte a spari anche a distanza ravvicinata. Ma grande è la preoccupazione in tutto il Paese. Alcune giovani arrestate la settimana scorsa per i blocchi stradali effettuati contro il ritiro voluto dal primo ministro, hanno scritto frasi insultanti nelle loro celle: «Sharon, Hitler è orgoglioso di te».
Eppure, nonostante le difficoltà, c´è chi ha cominciato a evacuare dalle zone previste, in ordine e per tempo. Come alcuni coloni nell´insediamento di Elei Sinai, nel nord della Striscia di Gaza, che con malinconia pari comunque alla voglia di ricominciare altrove, si sono spostati in zone più confortevoli e sicure. I coloni da evacuare sono circa novemila. E chi, entro il 17 agosto, non avrà provveduto a lasciare gli insediamenti a Gaza e in Cisgiordania, verrà trasferito dall´esercito con la forza. A Gush Katif, dove giorni fa sono avvenuti duri scontri fra nazionalisti irriducibili e soldati, un gruppo consistente di coloni ha invece approvato un «codice di buona condotta» per le azioni di resistenza passiva contro l´evacuazione. Un esplicito stop alla violenza. I coloni hanno cosi voluto ribadire la loro distanza dagli estremisti di destra, giunti dagli insediamenti più "duri" della Cisgiordania. «Ci hanno causato un danno enorme - ha spiegato una loro portavoce - e hanno fatto aumentare i consensi in favore del piano di ritiro».
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