La nascita di Israele come non è mai avvenuta nella realtà
quando la disinformazione riguarda la storia
Testata:
Data: 05/07/2005
Pagina: 21
Autore: un giornalista
Titolo: La terra promessa diventa stato
La rivista storica Millenovecento pubblica nel numero di maggio un nutrito dossier dedicato a David Ben Gurion.
L'articolo, non firmato, "La terra promessa diventa Stato", spicca per la sua parzialità e per le manipolazioni della realtà storica che attua.

Ecco il testo:

Al termine del conflitto mondiale Ben Gurion iniziò una politica di aperta
violazione del Libro Bianco. Incentivò l’immigrazione ebraica in Palestina
e, di fronte alle reazioni di Londra, diede il via lla lotta armata contro
le truppe britanniche, lotta già iniziata da due organizzazioni militari
clandestine dissidenti: Irgun Tz’vai Leumi e Lohame Herut Israel (Lehi).
In un primo tempo ritenne che queste azioni mettessero in pericolo la comunità
ebraica, poi nel 1946 autorizzò Hagana, l’esercito ebraico, a cooperare
con le altre due organizzazioni terroristiche negli attacchi contro le installazioni britanniche.
L'Hagana certamente non era un'organizzazione terroristica, per cui sostenere che Ben Gurion autorizzò la sua cooperazione "con altre organizzazioni terroristiche" è sbagliato.


Durante il 22° congresso sionista del dicembre 1946 , Ben gurion sconfisse
la linea negoziale di Chaim Weizmann, che non fu rieletto presidente dell’Organizzazione
sionista mondiale. Tornato in Palestina e valutando inevitabile lo scontro
armato con gli arabi, assunse il comando di Hagana, si procurò i fondi per
impiantare un’industria clandestina di armi, prese accordi per l’acquisto
degli armamenti e mise la comunità ebraica sul piede di guerra.


Non viene spiegato perchè Ben Gurion ritenesse "inevitabile lo scontro armato con gli arabi".
Nessun cenno alle violenze antiebraiche iniziate almeno dagli anni e acutizzatisi dopo la rivolta del 36, né al rifiuto di ogni piano di spartizione da parte della leadership araba, né al filo-nazismo del muftì di Gerusalemme, guida dell'opposizione palestinese al sionismo.
In questo modo Ben Gurion appare come un leader guerrafondaio che "mette la comunità ebraica sul piede di guerra" senza che vi sia un reale pericolo.

Nei primi mesi del 1947, sfruttando la convergenza sovietica e statunitense
a favore della Palestina, il consiglio nazionale sionista sotto la guida
di Ben Gurion propose piani per consolidare il settore ebraico in Palestina,
soprattutto sotto il profilo militare. Ben Gurion, con determinazione e
contro l’opposizione di destra e sinistra, eliminò le armate dissidenti
di Irgun Tz vai L’umi e Lohame Herut Israel, e formo un numeroso esercito
professionale sionista, appoggiato da 79mila riservisti, polizia armata
e riserva territoriale.
Qui le organizzazioni "terroristiche" Irgun e Lehi diventano, "armate dissidenti", con una impropria applicazione del termine "dissenso" all'ambito militare. L'esistenza di gruppi armati diversi dall'esercito nazionale non costituisce una forma di dissenso, ma una minaccia all'unità dello Stato. Va precisato comunque che Ben Gurion "eliminò" le formazioni dissidenti attraverso accordi per la loro integrazione nelle forze di difesa, non "fisicamente", come potrebbe sembrare dall'ambigua frase dell'articolo (anche se, nell'episodio della nave Altalena, non esitò a ricorrere alle armi).

L'intero passo è una "retrodatazione" di una pratica giornalistica cui gli eventi connessi al futuro disimpegno da Gaza ci ha ormai abituati: prendere le difese anche della destra nazionalista israeliana quando è in conflitto con il governo, che ha sempre torto, è sempre brutale, non tollera mai il "dissenso".

Il 29 novembre del 1947 le Nazioni unite approvarono con la risoluzione
n. 181 il piano di spartizione della Palestina . Agli ebrei che possedevano
il 6% della terra era concesso il 54% della Palestina.


Già nel 1945 gli ebrei possedevano in Palestina 1.750.000 mila dunam, cioè 175.000 ettari di terreno. Inoltre, circa metà del territorio assegnato dal piano di spartizione allo Stato ebraico era costituito dal deserto del Neghev


In quegli anni la popolazione era formata da 1,2 milioni di arabi e 650 mila ebrei. Il piano stabiliva per Gerusalemme uno status internazionale e impegnava lo stato ebraico e arabo palestinese alla collaborazione economica tra loro.
Il governo britannico aveva già annunciato che il 15 maggio il mandato sarebbe
scaduto e che amministreazione ed esercito avrebbero lasciato il paese,
eccezion fatta per Haifa, dove un reparto militare inglese sarebbe rimasto
più a lungo. Nella primavera del 1948 l’agenzia ebraica aveva trasferito
tutti i poteri esecutivi a un comitato amministrativo formato da 13 membri
sotto la guida di Ben Gurion. Il 14 maggio 1948, David Ben Gurion lesse
la proclamazione di indipendenza dello stato di Israele e assunse la carica
di primo ministro e di ministro della difesa nel governo provvisorio israeliano:
"la nostra "amministrazione nazionale" di tredici membri si riunì per formulare
i termini della proclamazione di indipendenza, un documento storico da tanto
tempo atteso. Sorse, anzitutto, la questione se la dichiarazione avrebbe
dovuto attenersi strettamente a quanto fissato dalla decisioni dell’onu
o se, invece, dovesse essere meramente basata su quella decisione. Il problema
consisteva nel proclamare la fondazione dello stato senza specificarne i
confini, oppure specificarli secondo ciò che era stato fissato dalle Nazioni
Unite. Io sottolineai che nella dichiarazione di indipendenza americana
non erano specificati confini e sostenni che non c’era per noi nessun obbligo
di farlo. E’ ben vero che avevamo accttao la decisione dall’Onu, ma non
c’era nessuna prova che le Nazio0ni unite avrebbero difeso la propria decisione
nel caso che noi fossimo stati attaccati o che sarebbero intervenute se
i nostri confinanti ci avessero attaccato e noi li avessimo sconfitti. Dopo
una votazione cinque a quattro, fu deciso di non paralre di confini nella
proclamazione. Si diede l’incarico a un comitato di cinque membri di redigere
la dichiarazione, che fu approvata, con qualche emendamento nel corso di
una riunione dell’amministrazione nazionale la mattina di venerdì 14 maggio".


E' importante sottolineare che al momento della dichiarazione di indipendenza lo yshuv era già in stato di guerra, a causa dei continui attacchi delle forze arabe palestinesi. E che il piano di spartizione era stato accettato dagli ebrei e rifiutato dagli arabi.
Ecco invece come l'aver omesso queste informazioni consente di distorcere il significato delgi eventi:

Questo atto unilaterale determinò la decisione della Lega araba di attaccare
Israele con 26 mila militari scarsamente addestrati ed equipaggiati provenienti
da Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Siria e da irregolari palestinesi, sotto
il comendo del re giordano Abdullah.
L'attacco della Lega araba, compiuto in aperta violazione del piano di spartizione dell'Onu diviene una risposta ad un atto unilaterale israeliano!

Era una lotta impari.
Durante la prima guerra arabo israeliana (14 maggio 1948- 7 gennaio 1949)
David Ben Gurion disponeva di una forza moderna di combattimento formata
da 30 mila soldati di cui due terzi veterani della seconda guerra mondiale,
con il sostegno di 32 mila riservisti, 15 mila poliziotti armati e e 32
mila della riserva territoriale.. Già nel giugno 1948 le forze israeliane
di combattimento erano raddoppiate a 62 mila unità. La supremazia militare
israeliana fu evidente nell’addestramento, negli armamenti e nel numero
dei combattenti.
Osserviamo che delle forze arabe non viene detto nulla, mentre nelle forze israeliane vengono citati anche riservisti, poliziotti e membri della riserva territoriale. Non vengono neanche citate le cifre del presunto vantaggio israeliano in termini di armamenti. Cerchiamo di completare informazioni così lacunose con l'aiuto dello storico militare israeliano Martin Van Creveld, autore di "La spada e l'ulivo. Storia dell'esercito israeliano" Carocci 2004).

Fin dagli ultimi mesi del 1947, ci informa Van Creveld, era iniziata la preparazione araba al conflitto del 1948 "La popolazione araba che viveva a ovest del Giordano ammontava, secondo le stime, a un numero compreso tra 900.000 e 1.200.000 abitanti; la stima maggiore è probabilmente quella più esatta. Di questi , meno di 10.000 possedevano un qualche genere di addestramento ufficiale, avendo militato nelle diverse unità britanniche, principalmente nelle forze di polizia. L'organizzazione era ancora limitata alle bande (...)nelle città esisteva anche un certo numero di jihadias (associazioni di guerrieri santi). La jihadia più numerosa si trovava a Jaffa e contava forse su 2000-3000 uomini.

A queste forze relativamente modeste andavano ad aggiungersi migliaia di uomini che provenivano clandestinamente dai paesi vicini. Secondo le autorità britanniche nel 1948 il loro numero raggiungeva i 5000 (...) erano fornite di veicoli di tipo miliatre e di pezzi di artiglieria.

Un'altra forza con cui fare i conti era la Legione araba (...) Pagata dal ministero del Tesoro di sua Maestà e comandata da ufficiali britannici(...) Su 20.000 uomini della Legione araba 10.000 erano a disposizione per fare una guerra (...) contrariemente alle leve palestinesi si trattava di una forza regolare fornita di un' organizzazione adeguata, con tanto di artiglieria e mezzi blindati.

Veniamo alle forze di invasione nel 48: "In base alle informazioni contenute nel diario di Ben Gurion" scrive Van Creveld, " gli stati arabi potevano arruolare un totale di 160.000 mila uomini nonchè 400 tra carri armati e mezzi blindati. (...) Alla fine la consistenza delle forze di invasione si limitò approsimativamente a 30.000 uomini. (...) sicchè, nonostante la popolazione dei paesi arabi superasse di numero la Yushuv di quasi 40 volte, dal punto di vista degli effettivi militari a disposizione per combattere in Palestina le due forze si trovarono quasi alla pari. Col passare del tempo e dopo l'invio di rinforzi su entrambi i fronti l'equilibrio si spostò addiritura a favore degli ebrei: nel 1948 gli israeliani avevano circa 90.000 donne e uomini sotto le armi, mentre gli arabi erano solo a 68000.
Non era così, però, in termini di equipaggiamento. Secondo Ysrael Beer , consigliere strategico di Ben Gurion, l'esercito egiziano entrò nel conflitto con 48 cannoni, 25-30 mezzi corrazzati, 10-20 carri armati e 21-25 aerei da combattimento (...) Gli iracheni avevano 48 cannoni, 25-30 autoblindo e 20 aerei, la Siria 24 cannoni e 36 mezzi blindati, 10-20 carri armati e 14 aerei, la Giordania 24 cannoni e 45 autoblindo, infine il Libano 8 cannoni e 9 mezzi blindati(...)
A causa del blocco britannico inizialemnte l'Hagana non poteva opporre a queste forze altro se non mezzi blindati di propria fabbricazione (consistenti in realtà in autocarri protetti da due placche d'acciao che racchiudevano uno strato di cemento), mortai da 2 e 3 pollici e i cosdetti PIAT (Projector Infantry Anti Tank, armi leggere anticarro.)"
Le cose, scrive poi Van Creveld migliorarono negli ultimi mesi del mandato, per esempio per via delle forniture cecoslovacche (25 caccia, 200 mitragliatrici pesanti, 5.021 mitragliatrici legegre e non meno di 52,540.000 tra proitettili e munizioni) "Gli armamenti pesanti, tuttavia erano ancora disperatamente carenti (...) Gran parte del materiale che effettivamente arrivava in Palestina veniva dalla vendita di armamenti antiquati, come per esempio i cannoni da montagna francesi da 65 mm antecedenti alla prima guerra mondiale (...). Il personale inesperto della Hagana non sempre sapeva come mantenere adeguatamente nè come impiegare i molti e diversi tipi di nuove armi di cui si trovava a disporre. All'epoca in cui la guerra finì il gap tra le due parti stava già diminuendo, ma non era ancora scomparso".

Risulta evidente, da queste sommarie informazioni, che la "lotta impari", a favore di Israele, cui fa riferimento Millenovecento non ha mai avuto luogo.
La guerra avvenne tra eserciti composti di truppe disegualmente addestrate al loro interno, all'inzio con una consistenza numerica, effettiva, quasi pari (con un lieve vantaggio arabo), poi con un vantaggio numerico israeliano.
Sul piano degli armamenti il vantaggio arabo si mantenne per tutta la guerra. Vi era poi per gli arabi il vantaggio geopolitico, determinato dalla ristrettezza del territorio che gli israeliani dovevano difendere. Gli arabi godevano inoltre di un vantaggio demografico, dato che la loro popolazione era 40 volte quella dello yshuv.

Gli israeliani, è vero, avevano il vantaggio di essere una democrazia: per spiegare perchè gli stati arabi non potevano mandare più di tanti uomini al fronte Van Creveld spiega che servivano a mantenere l'ordine interno, cioè a reprimere eventuali sommosse .
Ma di questo vantaggio, opportunamente, Millenovecento tace.

Centinaia di migliaia di palestinesi furono obbligati a fuggire per gli
atti di terrorismo, come la strage nel villaggio di Deir Yassin.
Gli arabi furono spinti alla fuga dalal guerra, dagli inviti dei loro leader e anche dall'effetto psicologico di atti isolati, e subito condannati, come Deir Yassin




L’intervento
delle truppe arabe offrì il pretesto agli israeliani per conquiste in Galilea,
Giudea e Neghev, assai al di là dell’originario piano delle Nazioni Unite.


Non si trattò di un pretesto, ma della necessità di difendersi da un' aggressione contrattaccando
E quando il mediatore nominato dall’Onu, lo svedese Folke Bernadotte, parve
impegnarsi troppo decisamente per ottenere la pace sulla base della primitiva
proposta, giunse per gli israeliani assai opportuna la sua uccisione ad
opera di un gruppo estremistico ebraico.




La proposta di Bernadotte fu respinta dagli arabi, oltre che dagli ebrei. Non si basava sul piano originario dell'Onu, dato che rimetteva in discussione la stessa sovranità di Israele.
E, nonostante l'evidente insinuazione, l'omicidio del conte svedese non fu voluto da Ben Gurion e dal gruppo dirigente israeliano.

Nel febbraio-luglio 1949 Israele
siglò i vari accordi di armistizio con i paesi arabi limitrofi. Succesivamente,
come ministro della difesa, Ben Gurion perseguì una strategia per cui i
comandanti erano giovani, l’alto comando era sostituito ogni tre-quattro
anni, le capacità scientifiche e accademiche erano valorizzate all’interno
dell’esercito.

Lo stato si consolidò. Si formarono le istituzioni e Israele diventò una
repubblica parlamentare che fin dai primi giorni contava una ventina di
aprtiti. Ma la nazione si riunì intorno a Ben gurion e al suo partito, il
Mapai. Dopo le prime elezioni del parlamento (Knesset) nel 1949, Ben Gurion
guidò un governo di coalizione, mantenendo le due cariche di primo ministro
e ministro della difesa fino al suo primo ritiro nel dicembre 1953. Nel
febbraio del 1955 gli fu conferita la carica di ministro della difesa nel
governo di Moshe Sharett. Dopo le elezioni legislative del 1955, riassunse
la doppia carica di primo ministro eministro della difesa che mantenne
fino al suo ritiro dalla politica nel giugno del 1963. L apolitica estera
di Israele è stata plasmata da Ben Gurion sull’assioma che la politica estera
doveva essere subordinata alle valutazioni della difesa, opzione che non
sempre era condivisa dai ministri degli esteri Moshe Sharett e Golda Meir.
Nel 1956 rafforzò le relazioni con la Francia che assicurò l’invio di armamenti.
Dopo che Nasser aveva nazionalizzato il canale di suez, in stretta collaborazione
con Londra e Parigi Ben gurion pianificò la guerra di suez dell’ottobre
1956 e occupò la penisola del Sinai. Sotto le pressioni statunitensi e sovietiche
le truppe israeliane dovettero ritirarsi nel marzo 1957.
Nel 1960 a New York ebbe un incontro con il cancelliere tedesco Konrad Adenauer,
ponendo le basi per una stretta collaborazione economica con la Repubblica
Federale Tedesca. Questa apertura comportò numerose critiche, ma il risarcimento
tedesco per il genocidio ebraico fu determinante per lo sviluppo economico
di Israele.
Pur mantenedo un forte orientamento pro-statunitense, Ben Gurion rafforzò
il legami con i paesi europei occidentali, considerandoli essenziali per
la difesa israeliana e per associare Israele al Mercato comune europeo,
evento che avverrà nel 1975.
In politica interna, Ben Gurion sottolineò la preminenza degli interessi
nazionali sui particolarismi e riuscì a fare adottare un sistema educativo
centralizzato. Nel 1950 presentò alla Knesset la Legge del ritorno. "Ogni
ebreo, dovunque sia, ha il diritto storico di ritornare e stanziarsi in
Israele, sia perché dove abita si sente come un cittadino di seconda classe,
sia perché si sente insicuro della propria sopravvivenza, o perché oppresso,
o perché è circondato dall’odio e dal disprezzo, o perché ama le sue tradizioni
onorate lungo tutto l’arco della storia, la cultura ebraica e la sovranità
nazionale ebraica. D’altra parte Israele non può avere nessuna reale sicureza
senza l’immigrazione. La popolazione dell’Egitto conta da sola 23 milioni
di abitanti. La popolazione di Israele era di un milione nel 1952 e anche
oggi è soltanto di crica 2 milioni. L’aliah non significa soltanto portare
ebrei alle spiagge di Israele; significa anche far si che l’immigrato ponga
le proprie radici nel suolo della terra natia e nella sua indipendente economia,
nella lingua ebraica, nei valori e nel retaggio spirituale della nazione;
significa colmarlo di orgoglio e di fiducia, conferirgli la volontà e la
capacità di costruire edifendereil Focolare Nazionale e di modellare una
nuova società basta sulla libertà, la giustizia sociale e la cooperazione"

Ben Gurion puntò allo sviluppo del Neghev e del golfo di Elat. Per simbolizzare
l’importanza vitale di questa regione, quando si ritirò dal governo nel
1953 andò a vivere in un kibbutz a S’de Boker, dove successivamente fondò
una scuola secondaria e un Istitiuto magistrale.
Ben gurion aveva il controllo del Mapai, il partito dominante nell’arena
politica israeliana. Il ritiro dalla vita politica, annunciato il 17 giugno
1963, fu la fine di un’era nella storia israeliana. Le fondamenta e la struttura
dello stato erano state fondate dalla personalità di Ben Gurion. L’anno
seguente rientrò sulla scena politica ma, in rotta con le scelte del partito
, organizzò una lista separata nelle elezioni legislative del 1965. Fu così
espulso dal partito che aveva fondato e guidato per 25 anni. Con i suoi
sostenitori Moshe Dayan e Shimon Peres fondò il partito R’Shimat Poale Ysrael
(Rafi) che ottenne 10 seggi efi eltto alla Knesset. Dopo la guerra dei sei
giorni (giugno 1967) rafi si riunì a Mapai (45 seggi), Ben Gurion restò
nella Knesset, isolato dagli altri partiti. Abbandonò la politica nel 1970.
Morì il primo dicembre 1973.
Degno di nota anche il riquadro "Aschenaziti e sefarditi", dove si sostiene che gli aschenaziti monopolizzano i ruoli dirigenti in Israele a detrimento dei sefarditi, identificati erroneamente con gli ebrei di origine asiatica e africana.
Certo è sfuggito ai redattori della rivista che, per fare un esempio tra i tanti possibili, l'attuale presidente israeliano, Moshe Katsav, è un ebreo iraniano.
La presunta leadership aschenazita di Israele è così descritta dalla rivista: "granitica, dura, preparata allo scontro e fondamentalemnte aliena per mentalità ed esperienza alla struttura socio-economica-culturale del mondo arabo. Con spregiudicatezza si pone come espressione e depositaria del movimento ebraico mondiale, cooptandolo all'interno del sionismo, nel tentativo di considerarsi la portavoce di tredici milioni di ebrei"

Affermazioni gratuite volte a delegittimare non "gli aschenaziti" che deterrebebro il potere, ma lo stesso Stato di Israele

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