Dottor Michele e mister Giorgio: le due versioni della denigrazione anti-israeliana
usano argomenti opposti, ma hanno lo stesso scopo
Testata:
Data: 01/07/2005
Pagina: 2
Autore: Michele Giorgio -un giornalista
Titolo: Sharon, pugno di ferro contro i coloni ebrei - La messinscena dei coloni - Spari contro un'auto, uccisa una palestinese - Battaglia con Hezbollah al confine libanese - Israele attacca Hezbollah
Come già visto ieri, 30-06-05, IL MATTINO sta conducendo una campagna di demonizzazione dei coloni, di tutti indistintamente. A questo scopo arriva a manipolare addirittura le parole del premier israeliano Sharon. Le dichiarazioni del primo ministro sono state nette e chiare e non si capisce come IL MATTINO possa distorcerle attribuendogli frasi per le quali i coloni sarebbero una "banda" e contro di loro andrebbe usato "il pugno di ferro". Il titolo di oggi a pag.2 è il seguente:

"Sharon, pugno di ferro contro i coloni ebrei"

Ma davvero Sharon ha detto questo? Assolutamente no, basterebbe riportare i fatti, basterebbe riferire le parole dello stesso Sharon anziché dilungarsi su interpretazioni mistificatorie. Ma questo significherebbe, per il quotidiano partenopeo, rinunciare al castello di menzogne attraverso le quali i lettori vengono indottrinati.

Sharon non ha mai attaccato i coloni (gli israeliani che Il Mattino vorrebbe spacciare per un gruppo omogeneo di fanatici invasati) ma coloro che usano la violenza e pratiche illegali come strumento di dissenso. Le parole di Sharon sono inequivocabili, la distinzione praticata è netta. Eccole (riprese da Ha'aretz - http://www.haaretzdaily.com/hasen/spages/594528.html):



Sharon told the Caesarea Economic Forum: "I make an absolutely clear distinction between [the wide settler public] and those radical gangs that try to terrorize Israeli society and tear it apart with acts of violence against Jews and Arabs, hurting the feelings of Muslims and their symbols, bullying and refusing orders. This is not the way of Judaism. This is not the way of the settlement movement. This is not the way of Israel," he said. "We will handle these occurrences with an iron fist," the prime minister added (.)

Alla luce di queste parole come può IL MATTINO scrivere tali falsità? Il premier ha detto che vi sono delle bande di estremisti ("radical gans") e non che i coloni "sono una banda", come titolava ieri il quotidiano. Ancora ha detto che contro queste persone il governo darà disposizioni che prevedono metodi repressivi, non di certo, come invece titola IL MATTINO, che il pugno di ferro Sharon l'ha richiesto "contro i coloni ebrei". Mistificazioni che hanno del vergognoso e che si spiegano solo con la volontà di evocare nel lettore sentimenti anti-israeliani. E si può scommettere che questa campagna fatta a colpi di disinformazione darà i suoi frutti, perché ben pochi saranno i lettori che attingeranno notizie da fonti differenti, obiettive.


Sempre a pag.2 una frase posta in evidenza informa che un gruppo di coloni "irriducibili" è stato evacuato con la forza dall'hotel in cui era asserragliato. Peccato che la stessa frase non informi che gli "irriducibili", forse deludendo le aspettative de IL MATTINO, hanno usato unicamente la resistenza passiva e che l'evacuazione si è conclusa senza feriti né contusi. A
Giorgio scrive invece:
"I coloni, per la maggior parte provenienti dalla Cisgiordania, contro le aspettative della vigilia non hanno opposto resistenza".
Leggendo questa frase, e le successive informazioni sulle valutazioni dei comandi israeliani, si è ovviamente portati a credere che Giorgio valuti che il rischio che i coloni opponessero resistenza in modo violento fosse concreto, e che sia concreto il rischio che la oppongano in futuro.
Se però leggiamo l'articolo scritto ancora da Giorgio per IL MANIFESTO, troviamo, fin dal titolo "La messinscena dei coloni", una versione del tutto diversa.
I coloni, apprendiamo da Mchele Giorgio in versione "estremista" non hanno nessuna intenzione di resistere all'esercito israeliano. E' Sharon che vuole convincere il mondo che il ritiro da Gaza è difficile e pericoloso, in modo che nessuno osi più chiedere un ritiro da Gaza.
Così, esistono due versioni di Giorgio: quella per i lettori moderati del MATTINO, che denigra Israele attaccando i coloni, e identificandoli con le loro frange estremiste e violente, e quella per i lettori del MANIFESTO. Con questi ultimi gli attacchi i coloni sono giudicati superflui, è invece più utile eliminare ogni dubbio che il ritiro da Gaza potrebbe generare sul Sharon.

Ecco allora che compare l'inganno del ritiro da Gaza e dei suoi rischi inesistenti, per rinsaldare la "colonizzazione" della Cisgiordania.
Operazione, questa di Giorgio, per altro piuttosto disinvolta. Basti leggere cosa scriveva il nostro, ancora sul quotidiano comunista, il 15 giugno 2005, nell'articolo "Hotel Palm Beach, Fort Alamo dei coloni": "Per esercito e polizia quelli di metà agosto saranno giorni difficili. Decine di estremisti delle colonie più militanti della Cisgiordania, in particolatre della zona di Hebron, si sono trasferiti alla spicciolata a Gaza nonostante il (blando) divieto delle autorità, per rafforzare la protesta dei più «moderati». Lo stesso stanno facendo i fanatici che popolano gli insediamenti ebraici della zona di Nablus come Yitzhar, Itamar e Alon Moreh - «l'avanguardia del volere di Dio» - nelle quattro piccole colonie della Cisgiordania vicine a Jenin che verranno sgomberate assieme a quelle di Gaza". e ancora " Forti dei sondaggi che danno in progressivo calo, ormai sotto la soglia del 50%, il sostegno dell'opinione pubblica israeliana al piano di ritiro, diverse organizzazioni estremiste promettono di portare a Gush Katif oltre 150.000 persone in agosto. Una cifra gonfiata, ma che lascia comunque immaginare l'ampiezza dell'opposizione alla evacuazione delle colonie".


Buona parte dell'articolo di Giorgio sul MATTINO è poi dedicata al tentativo di linciaggio di un ragazzo palestinese da parte di estremisti israeliani in seguito a uno scontro a colpi di pietre. In questo caso c'è da sottolineare ancora una volta la disparità di trattamento che il quotidiano riserva alle vittime di una parte e dell'altra. Innanzitutto in questo caso la vicenda non viene liquidata in due righe come spesso accade per le vittime israeliane del terrorismo palestinese; i palestinesi hanno nome, cognome, età, ecc. gli israeliani mai (a volte sono semplicemente "coloni"); i feriti degli scontri sono anche israeliani (foto di israeliani con la testa rotta e il volto coperto dal sangue sono state pubblicate dai siti online dei quotidiani israeliani) ma Giorgio omette questo particolare e non si indigna. Le pietre, dunque, fanno male, possono causare lesioni permanenti e perfino uccidere. Lo ricordassero i nostri cronisti mediorientali quando riferiscono di palestinesi che in fondo lanciavano "soltanto" delle pietre contro soldati israeliani o, tanto per dirne una, contro i fedeli ebrei in preghiera al Muro del pianto.


Ecco l'articolo di Giorgio dal MATTINO:

Regnava il mistero ieri sera intorno alla vicenda di due soldati israeliani che sarebbero stati rapiti da un gruppo armato palestinese nel centro di Nablus, in Cisgiordania. Israele e l'Autorità nazionale palestinese (Anp) non sono stati in grado di confermare l'attendibilità della rivendicazione giunta dalle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, gruppo armato legato ad al-Fatah (il partito del presidente Abu Mazen). Un portavoce militare israeliano si è limitato ad affermare che l'esercito stava ancora controllando le voci sul rapimento dei due soldati mentre l'addetto stampa del ministero degli Interni palestinese, Tawfik abu Khoussa, ha affermato che l'Anp «non ha in merito alcun elemento concreto». Alla rivendicazione delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa si è successivamente aggiunta anche quella della Jihad islamica. La notizia del presunto sequestro dei due soldati ha parzialmente offuscato quella dell'irruzione che soldati e poliziotti israeliani hanno effettuato nell'Hotel Beach, ribattezzato Maoz ha-Yam, di Neveh Dekalim, nel blocco degli insediamenti ebraici di Gush Qatif (Gaza), per evacuare i coloni che vi erano asserragliati da settimane. Centinaia di agenti hanno effettuato il raid ed hanno perquisito ogni stanza dell'albergo per scovare tutti i presenti, tra cui donne e bambini, ed allontanarli da quella che si stava trasformando in una roccaforte della resistenza contro il piano di ritiro da Gaza. I coloni, per la maggior parte provenienti dalla Cisgiordania, contro le aspettative della vigilia non hanno opposto resistenza. Alcuni sono stati arrestati. Nelle stesse ore a Gerusalemme una cinquantina di estremisti di destra hanno bloccato la principale via di accesso alla città, ma la polizia ha subito disperso i manifestanti. I successi ottenuti ieri dall'esercito e dalla polizia contro gli oppositori all'evacuazione delle colonie, non hanno indotto all'ottimismo i comandi militari che ricordano che «negli ultimi giorni c'è stato un incremento delle attività» dei coloni e sottolineano che «ci sono informazioni d'intelligence secondo le quali altri gruppi estremisti sarebbero in arrivo nella Striscia di Gaza con l'intenzione di sostenere i loro compagni e provocare un'escalation delle violenze». In questo quadro di forte tensione l'esercito ha deciso di isolare l'intera Gaza, dichiarandola «zona militare chiusa». Un soldato si è rifiutato di obbedire agli ordini diventando il secondo militare «refusenik» dopo Avi Bieber, la giovane recluta che domenica scorsa si era opposto all'evacuazione di un gruppo di coloni e che per questo è stato condannato al carcere militare. La «chiusura» di Gaza incide però anche sul diritto di cronaca. Un gruppo di giornalisti, arrivati a Neveh Dekalim per documentare lo sgombero di Maoz Ha-Yam, è stato bloccato dall'esercito. Gli inviati del quotidiano Maariv e di Radio Israele sono stati accusati di avere violato un'ingiunzione militare. Intanto hanno suscitato un'ondata di sdegno in Israele le immagini televisive del tentato linciaggio di un ragazzo palestinese di 16 anni da parte di giovani estremisti di destra ebrei a Mawasi, una striscia di terra agricola a ridosso e all'interno di Gush Qatif. Mercoledì un gruppo di giovani adolescenti del movimento antiarabo Kach, formalmente illegale ma in realtà sempre attivo, aveva scritto, per provocare i palestinesi, una bestemmia contro Maometto sul muro di una casa. Durante i tafferugli divampati poco dopo uno dei giovani palestinesi, Hilal Makaydeh, 16 anni, colpito alla testa, è crollato a terra. Gli estremisti israeliani sotto l'occhio delle telecamere si sono accaniti sul corpo a terra, continuando a lanciargli sassate alla testa. Hilal è stato salvato da un giornalista che ha fatto scudo con il proprio corpo al ragazzo privo di sensi. Il premier Ariel Sharon ha parlato di «un atto barbaro» e ha chiesto una rapida inchiesta.
Ed ecco quello pubblicato dal MANIFESTO:





Nel giorno in cui si scioglieva, come neve al sole, la «resistenza ad oltranza» dei coloni ed estremisti di destra asserragliati da settimane nell'Hotel Beach di Gush Qatif - polizia e soldati hanno sgomberato in pochi minuti la «fortezza» ribattezzata Maoz ha-Yam dagli irriducibili agli ordini di Baruch Marzel -, ha catturato l'attenzione generale la notizia del presunto sequestro di uno, forse due soldati israeliani, nel campo profughi di Balata, alla periferia di Nablus (Cisgiordania). Per tutto il giorno né Israele né l'Anp sono stati in grado di confermare l'attendibilità della rivendicazione giunta dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa (Al-Fatah), nonostante il ritrovamento di una jeep militare vuota a Balata. Il portavoce militare israeliano si è limitato a dire che l'esercito stava controllando le voci sul rapimento dei due soldati mentre l'addetto stampa del ministero degli interni palestinese, Tawfik Abu Khusa, ha affermato che l'Anp «non ha in merito alcun elemento concreto». Alla rivendicazione delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa si è successivamente aggiunta anche quella della Jihad islamica. In serata Abu Khusa ha peraltro riferito che un soldato che si era smarrito nella zona di Betlemme era stato riconsegnato alle autorità israeliane.

A Gaza nelle stesse ore centinaia di agenti di polizia e soldati hanno fatto irruzione in Maoz ha-Yam portando via le decine di coloni che affermavano di voler fare dell'Hotel Beach la roccaforte della resistenza ebraica al piano di sgombero delle colonie. Una operazione che alla vigilia era stata annunciata come rischiosa, a causa della presenza di armi all'interno dell'hotel, e che invece si è risolta subito e senza conseguenze. Gli «irriducibili» si sono rivelati degli agnellini confermando il sospetto che la protesta dei coloni alla quale stiamo assistendo da giorni è più che altro teatrale e mediatica e non la spinosa questione politica che si vuol far credere.

Il mondo nel frattempo reagisce proprio come si attendeva Ariel Sharon, ovvero «riconoscendo» le obiettive «difficolta» che il premier israeliano incontra nell'evacuare queste colonie ebraiche. Dopo un tanto sofferto sgombero degli insediamenti di Gaza, nessuno oserà imporre al premier israeliano di fare altrettanto in Cisgiordania.

L'esercito, per non sbagliare, ha dichiarato area militare chiusa tutta Gaza dove i non residenti nelle colonie non possono entrare. «E' una decisione ingiusta», ha protestato il deputato di estrema destra ed ex ministro Efraim Eitan che si è trasferito da alcuni mesi a Gush Katif. In una intervista alla radio dei coloni Canale 7, Eitan ha chiesto agli ascoltatori di «marciare verso Gush Katif» per imporre all'esercito la riapertura di Gaza. I coloni si mostrano arrendevoli con i soldati ma tirano fuori tutta la loro aggressività se devono attaccare i civili palestinesi. Hanno provocato sdegno e forti proteste dell'Anp - «abbiamo avvertito il governo israeliano di fermare subito quei criminali prima che commettano altre atrocità», ha detto il portavoce del ministero dell'informazione palestinese Ahmed Subh - le immagini televisive del tentato linciaggio di un ragazzo palestinese di 16 anni, da parte di estremisti israeliani a Mawasi, a ridosso di Gush Qatif. Mercoledì un gruppo di militanti del movimento anti-arabo Kach, formalmente illegale ma in realtà sempre attivo e tollerato dalle autorità, aveva scritto per provocare i palestinesi parole offensive contro Maometto sul muro di una casa. Durante i tafferugli divampati poco dopo uno dei palestinesi, Hilal Makaydeh, 16 anni, colpito alla testa, è crollato a terra. Gli estremisti sotto l'occhio delle telecamere si sono accaniti sul corpo, continuando a lanciargli sassate alla testa. Hilal è stato salvato da un giornalista israeliano che ha fatto scudo con il proprio corpo al ragazzo privo di sensi. Il deputato di sinistra Yossi Sarid ha chiesto che i responsabili del tentato linciaggio del giovane palestinese siano trattati con la stessa severità con la quale l'esercito israeliano ha inseguito e processato negli ultimi anni i palestinesi che nell'ottobre 2000, a Ramallah (Cisgiordania), avevano partecipato al linciaggio di due soldati israeliani finiti per sbaglio nel centro della città.

Secondo i palestinesi sarebbero stati sparati proprio dai coloni israeliani i colpi che ieri sera hanno ucciso una donna, Amira Mohanna, di Deir Al-Balah che, a bordo della sua automobile, si stava recando a Gaza city. I proiettili sarebbero partiti dalla colonia di Kfar Darom, una delle più isolate, ai primi posti tra quelle da evacuare a partire da metà agosto. L'esercito israeliano non ha dato una sua versione dell'accaduto.
Ancora a pagina 2 del MATTINO un trafiletto e un articolo che confrontati e analizzati sono paradigmatici del pregiudizio anti-israeliano e della propensione a divulgare cattiva informazione da parte di questo quotidiano.

Il trafiletto riferisce di una donna palestinese (anche in questo caso viene riportato, giustamente, il nome) che è stata uccisa da colpi sparati, dice Il Mattino, da un auto. Non si hanno elementi per identificare i responsabili ma incredibilmente Il MATTINO riferisce, che con ogni probabilità, i responsabili sono israeliani e precisamente i mostri per definizione: i coloni. Ovviamente non vengono forniti dati di fatto a sostegno di questa "ricostruzione". Davvero incredibile, come incredibile è il fatto che le "pallottole vaganti" debbano essere per forza di cose israeliane.

Ma come per magia le certezze svaniscono nell'articolo cui si accennava. Qui, dal momento che c'è da riportare (con un giorno di ritardo, le vittime israeliane possono attendere) l'ennesimo attacco terroristico anti-israeliano, questa volta ad opera di Hezbollah, tutto diventa più vago. Il titolo parla di "battaglia" anziché di un attacco portato dagli Hezbollah e subito dagli israeliani. Nel sottotitolo c'è qualche elemento in più per capire la dinamica ma la gravità dell'attacco viene edulcorata parlando di "blitz delle milizie sciite", definizione che non si addice certo per un attacco terroristico (gli Hezbollah sono terroristi non "milizie") che, tra le altre cose, ha lasciato sul terreno un soldato israeliano ("morto" anziché ucciso per IL MATTINO). Di quest'ultimo, a conferma di quanto si diceva in precedenza, non è dato sapere il nome né tantomeno l'età. Perfino l'Onu ha condannato il deliberato attacco degli Hezbollah, ma IL MATTINO si mantiene vago è addirittura preferisce riferire la "versione" priva di fondamento e propagandistica del gruppo terroristico, sebbene la dinamica è stata chiara e sotto gli occhi di tutti. Ancora una volta, pur di non rendere conto delle continue minacce a cui è sottoposto Israele, si preferisce disinformarE.

Eccco il primo articolo: "Spari contro un'auto, uccisa una palestinese"

Una donna palestinese, Amira Mohanna, è stata uccisa ieri sera da spari mentre a bordo di un'automobile si recava dalla città palestinese di Deir el-Ballah verso la città di Gaza. La donna sarebbe stata colpita da «proiettili vaganti» esplosi da israeliani. L'episodio non è stato chiarito, ma non si esclude che a sparare siano stati alcuni coloni.


E il secondo:"Battaglia con Hezbollah al confine libanese":



Beirut. Un blitz fallito degli Hezbollah libanesi in territorio di Israele, forse per rapire un soldato israeliano, ha dato inizio ad una giornata di sangue, con scambi di artiglieria e raid aerei al confine israelo-libanese, nella zona contesa delle Fattorie di Sheba, terminata con la morte di un militare israeliano. L'aviazione di Israele ha compiuto più azioni contro le postazioni della milizia sciita. Bombe sarebbero cadute su due villaggi. Sebbene il confine israelo-libanese sia regolarmente teatro di scontri e di scambi di artiglieria fra le forze dello Stato ebraico e gli Hezbollah, quello di ieri è il primo incidente grave dallo scorso 9 gennaio, quando un attacco dei miliziani sciiti e la successiva rappresaglia israeliana causarono la morte di un ufficiale israeliano di un militare francese e di un osservatore dell'Onu. «Una squadra di terroristi - ha dichiarato alla tv il generale si è infiltrata in territorio israeliano. Gli Hezbollah hanno sparato bombe di mortaio e razzi nella zona». Opposta la dinamica descritta da Hezbollah: «Un'unità di fanteria israeliana - dicono i miliziani libanesi in un comunicato - ha attraversato la linea azzurra diretta verso il territorio libanese, ma è stata colpita da un'imboscata avanzata della Resistenza islamica». La linea azzurra è il confine non definitivo, tracciato, dopo il ritiro israeliano dal sud Libano del 2000, dall'Onu. Le Fattorie di Sheba sono l'unica area non abbandonata da Israele durante il ritiro del maggio 2000 delle sue truppe dal Libano meridionale, dopo 22 anni d'occupazione, ma secondo l'Onu appartengono alla Siria, mentre i governi di Damasco e di Beirut affermano invece che fanno parte del territorio libanese.
Per IL MANIFESTO, invece, la notizia è che "Israele attacca Hezbollah" (titolo di intrafiletto a pagina 10). Soltanto alla fine dell'articolo si viene sommariamente informati informati che "Da orami 24 ore nella zona di confine contesa - occupata nel 1967 -sono in corso scontri tra guerriglieri del movimento sciita di Hezbollah e truppe israeliane che hanno provocato almeno due morti". (Dei morti israeliani il quotidiano comunista omette talora anche la nazionalità).
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