Scontri a Gaza tra coloni, palestinesi ed esercito
cronache scorrette
Testata:
Data: 30/06/2005
Pagina: 15
Autore: Barbara Uglietti - la redazione - un giornalista
Titolo: Gaza, i coloni paralizzano Israele - Prove di guerra civile a Gaza
AVVENIRE di giovedì 30 giugno 2005 pubblica a pagina 15 un articolo di Barbara Uglietti intitolato "Gaza, i coloni "paralizzano" Israele ".
La Uglietti scrive di una "guerriglia" che i coloni avrebbero scatenato contro i palestinesi.
Per dimostrare l'assunto cita: le scritte offensive contro Maometto degli adolescenti che hanno occupato uan casa egiziana a Gaza , un presunto attacco (non citato da altri quotidiani) all'"unica clinica esistente" ad al Mawasi, enclave palestinese a Gush Katif, e le poco credibili accuse di avvelenamento della terra del ministro palestinese Dahlan.
Un po' poco per parlare di guerriglia.
Non citati invece i tiri di mortaio contro insediamenti israeliani a Gaza, e un tentativo sventato di infiltrazione terroristica. Un attacco di Hezbollah contro soldati israeliani, uno dei quali è morto, è citato, ma la Uglietti definisce la risposta israeliana "rappresaglia" contro un villaggio: era in realtà rivolta contro le postazioni dei terroristi.
Anche definire "contesa" tra Israele e Libano la zona delle fattorie Sheeba è errato: la stessa Onu ha stabilito che le fattorie, potrebbero piuttosto essere contese tra Israele e Siria: la pretesa di Hezbollah di lottare per la liberazione di una parte di territorio libanese è dunque del tutto infondata anche per la giurisprudenza delle Nazioni Unite.

Ecco il testo:

Cinque settimane al ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e i coloni non vogliono saperne di mollare. Al contrario: alzano il tiro, organizzano la protesta secondo modalità sempre più rischiose, monopolizzano l'attenzione dei media (israeliani e del mondo), mettono in crisi il governo Sharon.
Il piano del premier prevede che più di ottomila ebrei degli insediamenti se ne debbano andare a partire dalla metà di agosto: i tentativi di fermare il ritiro, appoggiati dalla destra ultranazionalista, vanno avanti da mesi, ma adesso la situazione sembra precipitare. E la "guerra dei colori" (l'arancione di chi si oppone al piano, l'azzurro di chi lo approva) rischia di trasformarsi in una guerra civile.
Dopo i pacifici blocchi del traffico dei giorni scorsi, ieri i militanti dell'estrema destra sono passati a misure decisamente più pesanti, seminando olio e chiodi sulla più importante autostrada di Israele. Una ventina di automobilisti si sono ritrovati con le gomme a terra, il traffico è rimasto paralizzato per due ore, la gente era infuriata. Il premier Sharon ha reagito con fermezza: «Non consentiremo a un gruppo di banditi di rovinare il nostro Stato», ha detto, puntando anche il dito contro gli estremisti religiosi che manderebbero i giovani a bloccare le strade («occorre adottare sanzioni contro questi rabbini»). Resta da vedere se si tratta davvero di gruppi isolati e pilotati o piuttosto di un movimento che sta dilagando. Come i fatti sembrano suggerire. Per tutta la giornata ci sono stati blocchi in diversi punti nevralgici di Israele (aeroporto compreso); si temono azioni di sabotaggio alla rete elettrica e alle centraline telefoniche; mentre nei Territori continua la guerriglia con i palestinesi: ad al-Mawasi, piccola enclave tra gli insediamenti ebraici a ovest di Khan Yunis (Striscia), decine di coloni hanno cercato di provocare gli arabi con scritte offensive verso Maometto e in seguito hanno attaccato l'unica clinica esistente. Inoltre, secondo il ministro palestinese per gli Affari civili Mohamed Dahlan i coloni stanno contaminando i terreni coltivati. Poi ancora scontri, ormai quotidiani, tra forze di sicurezza israeliane e attivisti di destra (ieri sono stati arrestati otto coloni); e i timori per una rivolta dei soldati che si rifiutano di cacciare gli ebrei. E, ancora, gli sgomberi forzati: reparti dell'esercito hanno evacuato una trentina di famiglie di coloni che si erano barricate in un ex albergo vicino a Neve Deqalim (Striscia).
In tutto questo, si è riaperto anche il fronte libanese. Ieri gli Hezbollah hanno attaccato con razzi katyusha le postazioni dell'esercito israeliano (con l'intenzione di rapire un soldato, secondo fonti dello Stato ebraico) nella zona contesa delle Fattorie di Sheeba (confine con Libano e Siria). Hanno provocato la morte di un soldato e il ferimento di altri cinque. Immediata la rappresaglia: i caccia israeliani hanno bombardato un villaggio sul confine libanese.
Per LA STAMPA, che riprende un trafiletto ANSA, quelle viste ad Al Mawassi sono addirittura "prove di guerra civile". Una guerra civile data per scontata dai media italiani, ma che per fortuna ancora non c'è.

Ecco il testo:

Prime prove di guerra civile per decine di coloni estremisti di destra asserragliati in una casa palestinese occupata illegalmente nell'enclave di Mawasi, incuneata nel gruppo di colonie del Gush Katif, nel sud della Striscia di Gaza, che dovranno essere smantellate in agosto.
Per tutti il giorno la palazzina di Mawasi è stata teatro di scene di guerriglia. La quarantina di giovani ultrà che l'hanno occupata tre giorni fa hanno prima cercato di provocare la popolazione palestinese delle case accanto. Hanno scritto insulti a Maometto sul muro di un edificio vicino, poi hanno lanciato pietre contro i palestinesi che si erano avvicinati, infuriati. Un ragazzo palestinese di 16 anni è stato ferito gravemente alla testa, sembra in fin di vita, un uomo di 45 anni è finito in ospedale.
«Vogliamo creare una esplosione in questa zona» e provocare i palestinesi, ha spiegato uno dei giovani estremisti, Pichasi Bar-On, 15 anni: «l'obiettivo è di lanciare un attacco contro gli arabi, in modo da provocare l'intervento dell'esercito e creare una esplosione di violenza che impedisca il ritiro da Gaza». Fra palestinesi e estremisti israeliani si è interposto l'esercito, che ha sparato colpi in aria per allontanare le due fazioni. I militari hanno cercato di evacuare la palazzina, ma si sono fermati davanti alla resistenza violenta dei giovani ultrà, alcuni dei quali erano armati, che si sono scontrati con i soldati e poi si sono asserragliati nell'edificio.
In questo pezzo è omessa completamente la circostanza che anche i palestinesi hanno scagliato sassi contro i coloni, ferendone anche alcuni. Le armi che sarebbero in possesso dei ragazzi asserragliati non sono citate da altre cronache,Alessandra Coppola sul Corriere afferma di non averle viste.

Per IL MESSAGGERO la situazione in Israele è così riassumibile "Ritiro da Gaza, destra scatenata" (titolo della cronaca a pagina 16). I coloni sono descritti come "infuriati".La casa egiziana abbandonata da loro occupata diventa "palestinese": ma nessun palestinese vi abitava.

Su L'UNITA' online le proteste di alcuni coloni diventano "Intifada".

Il blocco delle strade e altre forme di protesta simili paragonate agli autobus, alle pizzerie, ai bar che saltano in aria e con essi civili straziati. Questo vergognoso paragone viene sostenuto nel titolo "Tensioni a Gaza e in Israele per l'Intifada dei coloni" e in un passaggio dell'articolo.

Sembra proprio che gli zeloti e gli ultraortodossi israeliani che si oppongono al ritiro da una fetta del territorio occupato a Gaza abbiano mutuato dall'Intifada le forme della loro protesta.
A dire il vero l'Intifada dei terroristi palestinesi è ben altra cosa rispetto alle dure, e talvolta illegali, forme di protesta degli oppositori del ritiro dalla Striscia di Gaza. Non risulta che israeliani si facciano saltare in aria in locali e luoghi pubblici perpetrando stragi di civili innocenti.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire, La Stampa e Il Messaggero e L'Unità . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@avvenire.it ; lettere@lastampa.it ; prioritaria@ilmessaggero.it ; lettere@unita.it