La tortura scandalizza, sì, ma no troppo, quando a praticarla sono i terroristi
antologia di opinioni imbarazzanti
Testata: Corriere della Sera
Data: 20/06/2005
Pagina: 9
Autore: Giuliano Gallo
Titolo: « Addolorati ma non meravigliati. E' la guerra che imbarbarisce »
L'articolo di Giuliano Gallo "Addolorati ma non stupiti. E' una guerra che imbarbarisce" presenta una desolante antologia di reazioni di giornalisti, politici ed esponenti della "società civile".
Per Andrea Riccardi di Sant'Egidio la guerra sta distruggendo "la civiltà di un popolo, il suo carattere", come se lo scontro in atto non fosse tra il popolo iracheno e la barbarie dei "partigiani" della tirannia. Per Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, siamo di fronte alla prova che le truppe americane hanno peggiorato al situazione, come se all'epoca di Saddam Hussein non ci fossero torture. Per Armando Cossutta le torture sono "spiegate" non "giustificate" (formula ipocrita usatissima in simili circostanze) dalla "guerra che è cominciata proprio nel momento in cui le truppe americane hanno occupato Bagdad". Per Luigi Bobba delle Acli Abu Ghraib resta molto più grave, nonostante i responsabili siano in quel caso stati processati e condannati, perchè gli americani agiscono in nome della democrazia e della libertà: argomento classico, e particolarmente spudorato, questo, degli apologeti delle tirannie e del terrorismo, i quali, quando violano diritti umani sarebbero meno colpevoli delle democrazie proprio perchè sono tirannie, dalle quali ci si "aspetta di meno".
Infine, l'ineffabile Giorgio Bocca che ribadisce che i terroristi sono i "ribelli" e gli americani gli "oppressori". Nessuna smentita da parte dei fatti può scuoterlo da questa convinzione, a quanto pare.
Ecco l'articolo:La piccola, miserabile e terribile Abu Ghraib scoperta a Karabila indigna ma non stupisce più di tanto. « La situazione è arrivata ormai ad un livello di violenza impazzita — dice ad esempio Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio — una cosa che mi addolora ma non mi meraviglia: il lungo e sanguinoso regime di Saddam Hussein, le guerre, l'occupazione, la guerra civile di questi mesi hanno creato una miscela che porta indietro il Paese di decenni, forse di secoli. La guerra imbarbarisce, ma mi sembra che tutto questo stia distruggendo anche la civiltà di un popolo, il suo carattere » .
Un breve e sommario viaggio fra coloro che un anno fa avevano alzato la voce contro le violenze e le torture del carcere alle porte di Bagdad regala — oltre a una prevedibile ripulsa — una lettura più politica che morale, della scoperta fatta dai marines a Karabila. Secondo Piero Sansonetti, direttore del quotidiano di Rifondazione Comunista Liberazione , « della tortura non c'è molto da pensare: che la pratichino gli americani o gli iracheni, non cambia molto. Da una parte non c'è che da esprime una disperata condanna, ma dall'altra mi pare un'ulteriore conferma che in Iraq la situazione sta peggiorando sempre di più. Non mi pare che la presenza americana stia migliorando la situazione. Anzi, probabilmente la peggiora perché incattivisce il clima. Si sono sovrapposte un'occupazione e una guerra civile » .
Politica anche la lettura data da Armando Cossutta, presidente del partito dei Comunisti Italiani: « Sono le espressioni tragiche di una guerra tragica. Sono cose esecrande che non possono trovare nessuna giustificazione, ma che hanno purtroppo una spiegazione in una guerra che è cominciata proprio nel momento in cui le truppe americane hanno occupato Bagdad.
Ed è una guerra che non vedo come possa concludersi. L'unica speranza è che effettivamente da parte delle forze di occupazione si attui questa ritirata strategica di cui si parla spesso.
Per quanto ci riguarda, dobbiamo cercare di venirne fuori, noi italiani. Che siamo rimasti uno dei pochissimi Paesi, certo l'unico Paese importante, ancora coinvolto in una guerra come questa » .
Non ci sono due pesi e due misure possibili, su questo concordano tutti: la tortura è un'abiezione, sempre e comunque. Ma per Luigi Bobba, presidente delle Acli, il movimento dei lavoratori cattolici, forse la scoperta di Karabila in qualche modo indigna meno: « Mi sembra che la condanna non possa che essere assoluta e totale. Le torture non possono mai essere accettate in nessun caso, come metodo. Ad Abu Ghraib il caso era ancora più grave, perché riguardava una struttura che si richiamava a principi di libertà e democrazia. Qui invece siamo in un mondo di terroristi, di gente che non accetta nessuna regola che abbia a che fare con dei confini precisi. Il rispetto della vita umana, come non c'è negli attacchi terroristici, evidentemente non c'è neanche in queste prigioni » .
Giorgio Bocca, nei giorni della scoperta degli orrori di Abu Ghraib, scriveva che quelle violenze non erano « un fiore del male sbocciato all'improvviso... ma l'esito infame di un'ideologia neoconservatrice » . Ora, davanti ai nuovi orrori scoperti dall'altra parte della barricata, pensa che siano da mettere tutti sullo stesso piano: « E' una guerra schifosa, in cui la tortura è diventata la norma.
Sono fenomeni che si ripetono nella storia, fenomeni come le camere a gas e le camere di tortura che c'erano nel Vietnam. E come c'erano le camere di tortura in Italia ai tempi dei fascisti e dei nazisti. E' un modo di comportarsi che viene mutuato dai ribelli come dagli oppressori » .
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita. lettere@corriere.it