Sventato attentato suicida: la terrorista veniva curata in Israele
tre modi di dare la notizia, o di censurarla
Testata:
Data: 21/06/2005
Pagina: 12
Autore: AlbertoStabile - la redazione - Umberto De Giovannangeli
Titolo: Una kamikaze contro il vertice a Gerusalemme torna la paura - Voleva farsi saltare in aria nell'ospedale israeliano dove era in cura - Uccisi palestinese e un colono
LA REPUBBLICA di martedì 21 giugno 2005 pubblica a pagina 12 l'articolo di Alberto Stabile "Una kamikaze contro il vertice a Gerusalemme torna la paura".
A parte il termine "kamikaze", improprio, dato che i veri kamikaze non colpivano obiettivi civili è da rilevare che l'obiettivo fisico dell'attentato non era il vertice tra Sharon e Abu Mazen, ma un ospedale, forse quello di Beer Sheva, dove l'attentatrice era stata curata, forse quello di Tel Aviv (per ridurre i rischi di colpire anche arabi, econdo le sue dichiarazioni). Il fallimento del vertice poteva essere l'obiettivo politico dell'attentato, ma il titolo è ambiguo.
L'articolo di Stabile , oltre a non chiarire che l'attentato avrebbe dovuto aver luogo in un ospedale, tanta di avvalorare, in modo non convincente e scorretto, le accuse di Abu Mazen alle forze di sicurezza israeliane che compirebbero "quotidiane violazioni degli accordi" "provocando la reazione delle fazioni che si sono impegnate a rispettare la tregua".
Non solo Stabile non precisa che, di fatto, le "fazioni" non hanno mai rispettato la tregua, continuando a lanciare razzi, sparare colpi di mortaio e ad organizzare attentati; vuole anzi confermare la tesi di Abu Mazen e per farlo cita, stravolgendolo, un recente episodio : "Ieri mattina, nei pressi del passaggio commerciale di Karmi, a Gaza, un giovane palestinese disarmato è stato ucciso solo perchè si era trovato in una zona off limits".
Secondo ANSA, non è chiaro se il giovane volesse entrare in Israele per compiere un attentato o per trovare lavoro. In ogni caso, è scorretto presentare la sua morte come un'esecuzione per la colpa di essersi trovato in una zona "off limits": i posti di blocco sono istituiti da Israele per proteggersi da l terrorismo e sono a loro volta obiettivi dei terroristi (lo è stato per esempio il valico di Karmi), per questo i soldati sparano su chi penetra nelle zone proibite.
Stabile imputa poi a 36 anni di "occupazione" israeliana e a quattro di "intifada violenta2 la chiusura di molti "canali umanitari" tra territori e Israele. Che il controllo israeliano sui territori abbia chiuso canali umanitari precedentemente esistenti è però falso. Quando Cisgiordania e Gaza erano sotto il dominio egiziano e giordano non c'era certo abbondanza di canali umanitari, anche perchè quei paesi non riconoscevano Israele e ufficialmente restavano con essa in stato di guerra.

( a cura della redazione di Informazione Corretta)

Di seguito l'articolo:

GERUSALEMME - Portava dieci chili di esplosivo pronti per l´uso nascosti in un paio di mutandoni lunghi fino al ginocchio, la giovane donna di Gaza bloccata, ieri, dai soldati israeliani al valico di Erez, ad un passo dal compire la sua missione suicida.
Wafa al Bis, 21 anni, studentessa di sociologia nel college di Al Bireh, ma nata e cresciuta a Jabalia, il campo profughi più affollato della Striscia, era stata mandata dalle Brigate Al Aqsa, il gruppo armato nato da una costola di Al Fatah, a compiere un attacco terroristico dal chiaro obbiettivo politico: far saltare il vertice tra Sharon e Abu Mazen previsto per oggi, spazzando via quel poco che resta della tregua decisa a febbraio, a Sharm el Sheikh.
Il secondo incontro tra il premier israeliano e il presidente palestinese, tuttavia, non promette grandi sviluppi. Incidenti come quello occorso ieri al valico di Erez, ed ancor più l´agguato riuscito, teso dalla Jihad islamica a due coloni nel nord della Cisgiordania, risoltosi con la morte di uno dei due, rafforzeranno la convinzione di Sharon che Abu Mazen non stia facendo abbastanza per combattere il terrorismo. E si sa che per il governo israeliano l´impegno dell´autorità palestinese a disarmare le milizie palestinesi è la premessa indispensabile per qualsiasi concessione.
Di contro, Mahamud Abbas (Abu Mazen) accusa le forze di sicurezza israeliane di compiere «quotidiane violazioni degli accordi», provocando la reazione delle fazioni che si sono impegnate a rispettare la tregua. Ieri mattina, nei pressi del passaggio commerciale di Karmi, a Gaza, un giovane palestinese disarmato è stato ucciso solo perché si era trovato in una zona off limits.
Neanche il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, nella sua recentissima visita, è riuscita a strappare alle due parti più di un generico impegno a coordinare le mosse in vista del ritiro da Gaza previsto per la metà di agosto. Fonti israeliane hanno fatto sapere che Sharon ha respinto la richiesta della Rice di liberare più prigionieri palestinesi di quanto abbia fatto finora.
Risposte negative avrebbe dato il premier anche alla possibilità di riaprire l´aeroporto di Gaza e di permettere all´autorità palestinese di acquisire armi più moderne. Se non c´è riuscita la Rice, difficilmente Abu Mazen potrà trasformare questi no in sì.
La storia dell´attentato sventato, ieri, al passaggio di Erez conferma innanzitutto come gli strateghi del terrore non esitino, se necessario, a manipolare le persone più fragili per trasformarle in bombe umane. Le cronache di questa guerra sono piene di adolescenti con problemi personali e donne dalla complicata condizione familiare o individuale arruolati come kamikaze. Wafa al Bis rientra in questa categoria.
E´ probabile che, come avrebbe dichiarato dopo l´arresto, secondo la Radio israeliana, Wafa abbia sognato sin da piccola di diventare una Shahida, una martire. Ma una cosa è immaginare, altra cosa è agire. E il fatto che spinge la giovane a compiere il suo salto nel nulla avviene sei mesi fa.
Improvvisamente, nella sua casa di Jabalia esplode una bombola di gas che la investe in pieno. Wafa gravemente ustionata, resta alcuni giorni tra la vita e la morte in un ospedale di Gaza. Poi attraverso uno di quei canali umanitari che 36 anni di occupazione e cinque anni di intifada violenta non hanno del tutto prosciugato, viene ricoverata presso il Policlinico di Beer Sheva, capitale del Neghev.
Alcuni settimane dopo, Wafa viene dimessa, ma la cura delle tremende cicatrici che cospargono il suo corpo impone che, di tanto in tanto la giovane torni all´Ospedale di Beer Sheva. In pratica, Wafa è fra i pochissimi palestinesi di Gaza che ha un regolare permesso di uscita dalla Striscia per recarsi in Israele.
E´ così che la giovane studentessa di sociologia diventa un soggetto appetibile per le Brigate Al Aqsa, che l´avvicinano e la convincono a diventare una martire. «Visto come sei conciata - le dicono, secondo la confessione riferita dalla Radio israeliana - non avresti nessuna possibilità di sposarti». Ecco dunque la scorciatoia del martirio, il mezzo per nobilitare tutta una vita.
Qualcuno si occupa dell´ordigno che viene occultato nella biancheria intima, le mutande al ginocchio chiamate "sharwal", Wafa parte, dice, con la benedizione materna, per il suo viaggio senza ritorno. Che non riesce, tuttavia, a portare a termine i militari di guardia ad Erez notano subito un che di sospetto nel comportamento della giovane donna e la bloccano. Poi la perquisizione e la scoperta.
IL MANIFESTO relega la notizia del fallito attentato suicida a una riga in fondo a un trafiletto. Nessun accenno al fatto che l'obiettivo era un ospedale, e all'uso fatto dalla terrorista del suo visto umanitario.
L'episodio del palestinese ucciso al valico di Karmi mentre si stava infiltrando in Israele è così riferito: "I soldati israeliani hanno ucciso un ventenne palestinese a Gaza".
L'omicidio a sangue freddo di un israeliano a Gaza da parte di terroristi della Jihad islamica, invece è solo l'uccisione di un "colono", i terroristi sono "combattenti". Nessun cenno al ferimento di un ragazzo di 16 anni, nello stesso attentato. Dall'articolo sappiamo solo che a bordo della vettura colpita viaggiavano "due israeliani".

Ecco l'articolo:

A poche ore dall'incontro di oggi tra il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen e il premier israeliano Ariel Sharon, ieri un commando della Jihad islamica ha ucciso un colono israeliano nei pressi di Tulkarem. Combattenti a bordo di una vettura hanno aperto il fuoco contro l'auto su cui viaggiavano due israeliani provenienti dall'insediamento di Hermesh, uccidendone uno. I soldati israeliani hanno ucciso un ventenne palestinese a Gaza e bloccato una giovane donna palestinese che nascondeva 10 chilogrammi di esplosivo sotto i vestiti. L'aspirante kamikaze stava cercando di attraversare il valico di Erez, tra il nord di Gaza e Israele
L'UNITA' pubblica a pagina 9 l'articolo di Umberto De Giovannangeli a "Voleva farsi saltare in aria nell'ospedale israeliano dove era in cura".
Si tratta di un articolo sostanzialmente corretto che però, mentre riporta le dichiarazioni di condanna del padre dell'attentatrice omette quelle di quest'ultima, che afferma di aver ricevuto la "benedizione" della madre per il crimine che voleva compiere. Inoltre, accennando alle presunte difficoltà che i palestinesi ammalati incontrano per raggiungere i centri medici israeliani non le collega al terrorismo e alle esigenze di sicurezza. L'attentato potrebbe peggiorare le cose, che prima andavano già male, non si sa perché, stando a u.d.g.

Ecco l'articolo:

Il suo nome è Wafa al-Bis. Ventuno anni. Studentessa palestinese di sociologia a Beit Lahya. Il suo obiettivo: farsi saltare in aria nell’ospedale israeliano che
l’aveva in cura. Wafa nascondeva dieci chilogrammi di esplosivo in «pantaloncini» confezionati per seminare la morte in Israele. La giovane kamikaze è stata fermata ieri mattina al valico di Erez, fra Gaza e lo Stato ebraico. Secondo la radio militare israeliana l’obiettivo di Wafa al-Bis era l’ospedale Soroka di Beer Sheva (Neghev) dove era stata curata sei mesi fa in seguito a gravissime ustioni provocatele dalla esplosione accidentale in casa di una bombola di gas. «Da noi era stata curata con dedizione, accudita giorno e notte», afferma il direttore di quell’ospedale, il dottor Eitan Hay-Am. Agli investigatori, Wafa ha detto che nell’ospedale Soroka avrebbe rischiato di colpire arabi e che avrebbe tentato piuttosto di raggiungere un ospedale di Tel Aviv.
È sconvolto Samir al-Bis, 50 anni, il padre della giovane kamikaze. Samir gestisce un modesto emporio a Jabalya (Gaza). «Condanno il suo gesto in tutti i termini possibili», dice. E aggiunge: «Se mai troverò chi l’ha convinta a compiere un attentato così disumano, gli farò pagare un duro prezzo». L’uomo - padre di 8 figlie e di 3 maschi - stenta a credere che Wafa volesse colpire proprio l’ospedale israeliano. «Ora - sottolinea - spero solo che gli errori di mia figlia non ricadano su tutti i palestinesi». ossia che per i palestinesi gravemente ammalati sia adesso ancora più arduo superare i valichi per raggiungere i bene attrezzati centri medici israeliani.
Da giorni nel valico di Erez i guardiani erano in stato di massima allerta, dopo che l’intelligence li aveva avvertiti che un attentato era nell’aria. Quando Wafa si è infilata nel lungo tunnel che conduce alle postazioni di ispezione, non c’era nessuno accanto a lei. La scena, mostrata alla televisione, era surreale. La giovane donna è stretta fra alte mura di cemento, gli ispettori non sono visibili e le parlano mediante altoparlanti. Agli ispettori che lei non può scorgere, Wafa spiega di essere stata convocata dall’ospedale di Beer Sheva per un controllo periodico, fa intravedere i segni delle gravi ustioni, esibisce qualche foglio. Ma i lunghi vestiti, il volto coperto e il rigonfiamento all’altezza delle gambe destano sospetto. Le viene intimato di aprire gli indumenti scuri. A questo punto la kamikaze cerca di attivare il dispositivo esplosivo che non funziona. Le immagini televisive finiscono qui: l’ordigno viene poi prelevato dagli artificieri e fatto deflagrare in una zona appartata. Oggi, a Gerusalemme, si svolgerà un critico vertice fra il premier israeliano Ariel Sharon e il presidente palestinese Abu Mazen. Se Wafa fosse riuscita a superare quel posto di controllo, avrebbe scardinato un delicato lavoro diplomatico di settimane, rendendo ancor più sanguinosa (vicino a Jenin in un agguato è stato ucciso un giovane colono israeliano, un altro ferito. A Gaza l’esercito ha ucciso un palestinese di 17 anni, e ne ha ferito un altro) la vigilia del summit. Secondo la radio militare Wafa è stata reclutata ed inviata in missione dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa: ossia dalla formazione armata più vicina al Raìs. In serata Wafa è apparsa alla televisione commerciale, Canale 10. Nemmeno le cure ricevute nell’ospedale israeliano hanno affievolito la sua volontà di uccidere israeliani? le chiede l’intervistatore. «No - è la risposta glaciale di Wafa - quella è una storia vecchia, sorpassata».
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