Consigli all'Unione Europea su come favorire la democrazia in Iran
l'analisi di Emanuele Ottolenghi
Testata:
Data: 16/06/2005
Pagina: 1
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: Come sanzionare Teheran? Stop al nucleare o niente Mondiali di calcio
IL FOGLIOd i giovedì 16 giugno 2005 pubblica a pagina 1 dell'inserto l'articolo di Emanuele Ottolenghi "Come sanzionare Teheran? Stop al nucleare o niente Mondiali di calcio", che riportiamo:
Londra. Il dialogo tra la troika europea
di Francia, Germania e Gran Bretagna e
l’Iran sul futuro del programma nucleare
è destinato a riprendere presto, ora che le
elezioni presidenziali a Teheran si sono
quasi concluse. A detta di molti, i tentativi
europei sono anche destinati a fallire
tra breve, vista la determinazione iraniana
a procedere con l’arricchimento dell’uranio,
fase critica nel cammino verso lo
sviluppo di un ordigno nucleare. E per
una volta, tra Stati Uniti ed Europa c’è
identità di vedute sulla natura del pericolo
che il programma nucleare iraniano
comporta per gli interessi di entrambi. A
febbraio, gli Stati Uniti avevano sollevato
il loro veto sul negoziato per l’ingresso dell’Iran
nell’Organizzazione mondiale del
commercio (WTO), un incentivo che gli europei
speravano di poter utilizzare per fare
leva sugli iraniani. In cambio della disponibilità
americana (offerta, con tutta
probabilità, per evitare che l’Europa desse
la colpa all’America per l’atteso fallimento
dei negoziati a cagione dell’intransigenza
americana), gli europei hanno dovuto
promettere di deferire la questione al
Consiglio di sicurezza dell’Onu e di sostenere
un possibile regime di sanzioni contro
l’Iran, qualora i negoziati dovessero
fallire. Ora che questa prospettiva è attuale,
sarebbe opportuno che Europa e Stati
Uniti procedessero a un coordinamento
sui prossimi passi da prendere, entrando
nel dettaglio specifico delle sanzioni.
L’esperienza di regimi di sanzioni insegna
infatti che il sistema delle sanzioni
spesso fallisce nei suoi intenti poiché colpisce
le popolazioni senza scalfire il potere
dei loro dittatori. In più, le sanzioni tendono
a favorire corruzione e mercato nero,
spesso retaggio degli stessi dittatori che si
vuol colpire ma che di conseguenza si arricchiscono.
Infine, la determinazione a
imporre sanzioni, anche a costo di sacrifici
per la propria economia, cede nel tempo
alla volontà di singoli interessi industriali
e a volte alla complicità dei loro governi.
Se si vuol pensare a misure contro l’Iran
occorre quindi immaginare meccanismi
efficaci che impediscano il ripetersi di situazioni
quali il regime di sanzioni contro
l’Iraq, che poco fece per delegittimare la
dittatura di Saddam Hussein o la sua capacità
economica di corrompere politici,
procurarsi armi e tecnologia, e darsi al
lusso decadente e sfrenato.
Esistono però alternative che sono sia
creative sia efficaci. In particolare, c’è una
cosa che i politici europei, forti del loro canale
di dialogo con l’Iran, possono fare:
ogni volta che un diplomatico o un politico
iraniano viene in visita in una capitale europea,
possono sollevare la questione del
rispetto dei diritti umani in Iran, sia in privato
sia in pubblico alle conferenze stampa
di circostanza, mortificando regolarmente
i loro ospiti. E possono condizionare
contratti, commesse e trattati a un maggior
rispetto dei diritti umani. Quando poi
sono gli europei a far visita all’Iran, politici
e delegazioni d’affari dovrebbero non solo
sollevare la questione dei diritti umani
in pubblico, ma dovrebbero esigere di poter
visitare dissidenti iraniani, leader del
movimento studentesco imprigionati, intellettuali
noti per la loro opposizione al
regime, facendo di questi incontri il momento
mediatico del loro soggiorno in Iran.
Porre l’accento sui diritti umani e mortificare
la leadership iraniana in maniera
sistematica serve a mettere a nudo la natura
maligna di un regime dove le donne
vengono ancora lapidate, la tortura è regolarmente
usata, dove migliaia di oppositori
del regime sono spariti negli ultimi
anni, dove giornali sono stati chiusi e intellettuali
vengono regolarmente intimiditi.
Ma non basta.
Per creare scompiglio all’interno del regime,
senza dover ricorrere a un sistema
complessivo di sanzioni che finirebbe col
generare una copia persiana del fallito modello
attuato contro l’Iraq di Saddam Hussein,
esiste un’altra possibilità: richiedere
di bandire l’Iran da qualsiasi competizione
sportiva internazionale fintantoché il
regime non rinuncia alle sue mire nucleari
e non migliora il suo atteggiamento nei
confronti dei diritti umani.
L’Iran si è recentemente qualificato per
mondiali di calcio dell’anno prossimo in
Germania. Per un paese giovane e molto nazionalista, la partecipazione a Germania
2006 è fonte di orgoglio ed eccitazione.
L’idea che l’Iran possa essere interdetto
causerebbe di sicuro costernazione e rabbia
e, se collegato alle mire nucleari dell’Iran
e alle violazioni sistematiche dei diritti
attuate dal regime, il boicottaggio
sportivo potrebbe creare forti pressioni
sul governo. E non soltanto sarebbe facile
da mettere in atto senza costi per interessi
industriali o un effetto deleterio sull’economia
iraniana, ma potrebbe agire da
catalizzatore del malcontento di un’intera
generazione, che già soffre per la poca libertà,
l’alta disoccupazione e il progressivo
svuotamento di significato del processo
politico, trasformato ormai in un’inutile
farsa elettorale che non dà alcun potere
alla popolazione.
Il messaggio che l’Europa deve dare all’Iran
insomma è semplice: rispettate i diritti
umani dei vostri cittadini e abbandonate
le vostre aspirazioni nucleari. Se vi
rifiutate di fare l’uno e l’altro, niente Germania
2006. Volete giocare a pallone? Rinunciate
al nucleare. Con la quasi certezza
che un simile provvedimento potrebbe
portare in piazza a protestare contro il regime
quelle folle oceaniche di studenti e
attivisti che nel luglio 1999, per due brevi
settimane prima che si scatenasse la repressione,
avevano dato per un attimo l’illusione
che anche in Iran fosse possibile
abbattere un regime tirannico senza la necessità
di un bagno di sangue.
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