Orrendo traffico di organi in Cina. A chi dare la responsabilità ?
a Israele, è ovvio
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Data: 12/06/2005
Pagina: 10
Autore: le redazioni
Titolo: Da Israele alla Cina per trovare un rene
E' in corso in Cina un orrendo traffico di organi umani. La condanna a morte è prassi comune in Cina. Perchè non lucrare dunque sul commercio degli organi dei disgraziati ? Le richieste arrivano da tutto il mondo, non essendoci in Cina nemmeno il pericolo dell'illegalità. Il tutto avviene con la benedizione del governo.
Leggendo entrambi i giornali, in City nell'articolo e in Metro addirittura nel titolo, il lettore medio ha la sensazione che la responsabilità maggiore per il traffico illecito di organi sia da attribuire totalmente ad Israele e che, anzi i cittadini israeliani abbiano tutto da guadagnare sulle condanne a morte dei cinesi. A lucrarci al contrario è lo Stato cinese che si appropria indebitamente degli organi dei propri cittadini per poi usarli nel traffico illecito, una volta uccisi.Ma questo ha poco rilievo. Inoltre i pazienti che vanno in Cina nella speranza di ottenere facilmente un trapianto provengono da tutto il mondo, come viene anche accennato da Metro. Come quasi sempre avviene, però, le redazioni "eleggono" Israele a paese guida per gli avvenimenti negativi (anche quando ne costituisce meno dell'1%), mentre lo ignorano totalmente quando si tratta di dare notizie positive. Senza contare il silenzio di entrambe le redazioni sulle responsabilità del governo cinese in primis e di tutti gli altri Stati che ne benificiano poi.
Che Israele sia sempre in testa nelle classifiche del male, non è una novità. Da sottolineare il titolo di METRO e il pezzo di CITY datato Gerusalemme. Che poi l'inchiesta citata sia di un giornale israeliano significa solo che la stampa israeliana non guarda in faccia a nessuno. Stupisce che nessun giornale europeo abbia fatto altrettanto.

Ecco i due servizi:


A pag. 10 di City di oggi la redazione riporta un articolo dal titolo: "Cina, giustiziati e "donatori" di organi"

GERUSALEMME - Non piace a nessuno, ma c'è anche chi la sfrutta. La pena di morte è diventata un business per i cinesi, ma è anche l'ultima chance di salvarsi la pelle per altri, israeliani in primis.
La Cina è diventata infatti meta dei malati israeliani che hanno necessità di sottoporsi al trapianto di organi. Secondo il quotidiano Maariv, in media ogni mese trenta persone partono dallo stato ebraico, spinte dalla speranza di ottenere un rene nuovo o altri organi che vengono espiantati dopo l'esecuzione ai condannati a morte. A quanto embra anche i prezzi sono più convenienti che in altre parti del mondo. I costi sostenuti dagli israeliani che hanno bisogno di trapianto sono ad esempio il 30% in meno rispetto a Colombia, Russia, Bulgaria e Sud Africa, altri Paesi "fornitori" di organi.
Quelli cinesi sono "di eccellente qualità e l'assistenza medica è tra le migliori al mondo". I rapianti avverrebbero infatti in un centro governativo all'avanguardia che si troverebbe a Canton. "Sarei già morto senza il trapianto di rene cui mi sono sottoposto in Cina", ha detto Abrahm Sasson, residente a Eilat, sul Mar Rosso. "Tanti israeliani hanno fatto come me. La verità è che un condannato a morte cinese mi ha salvato la vita. Sinceramente non mi crea nessun problema sapere che il rene che ho adesso era di un uomo condannato al patibolo", ha dichiarato a Maariv. (Agi, City)

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A pag.6 di Metro di oggi la redazione riporta un articolo dal titolo: "Da Israele alla Cina per trovare un rene"

L'Estremo Oriente è la terra promessa per chi ha bisogno di di un trapianto di reni.
Questo il risultato di un'inchiesta dell'autorevole quotidiano di Gerusalemme Maariv, secondo cui sono molto gli israeliani che intraprendono viaggi della speranza verso un ospedale di Canton. Ad attrarli i costi ridotti e le garanzie che offre la struttura sanitaria rispetto alle altre in cui è possibile ricevere un organo grazie a una formula che viene definita ipocritamente "donazione dietro compenso".
I viaggi vengono organizzati da mediatori che impongono il segreto ai pazienti. Il presidente dell'associazione israeliana dei trapianti, Amof Canaf, ha commentato: "Cina e Filippine sono mete ambite perché i reni vengono prelevati dai condannati a morte, i cui organi appartengono allo Stato e quindi sono controllati e venduti ufficialmente. A.G.

Nella stessa pagina viene riportata un'intervista al Dott. Costa dal titolo "I rischi dei trapianti "fai da te""

Non è etico, e i rischi sono enormi. Per fortuna in Italia è un fenomeno quasi inesistente". Il dott. Alessandro Nanni Costa, presidente del Centro Nazionale Trapianti, boccia senza appello il "turismo trapiantologico".
Chi organizza questi viaggi della speranza?
Trafficanti senza scrupoli che non offrono alcuna garanzia. Si parte pieni di speranza, si torna ancora più ammalati, Complicazioni e infezioni sono la regola, non l'eccezione.
Voi monitorate i trapianti nei Paesi esotici?
L'Oms è impegnata a raccogliere dati su scala mondiale. E sono attendibili perché chi riceve un rene, tornato a casa, deve sottoporsi costantemente alle cure e quindi viene tracciato dalle autorità sanitarie.
Di che Paesi sono i cittadini che ricorrono a questo mercato?
Spesso, ad esempio in India o in Cina, sono connazionali ricchi dei donatori. Poi c'è una minoranza di occidentali. In Israele si sono verificati alcuni casi. La Ue fa forti pressioni sui Paesi interessati per scoraggiare il fenomeno. (A.G.)

Il tutto è accompagnato da una foto di alcuni condannati ammanettati e da uno specchietto "Il market dell'orrore"

Un medico cinese, Wang Guogi, ora riparato negli Usa, ha raccontato di aver espiantato reni, cornee e pelle a centinaia di condannati a morte appena giustiziati.
Wang ha raccontato che ai prigionieri viene iniettato anticoagulante, dicendo loro che è un analgesico.
Secondo Amnesty International le autorità cinesi regolano il calendario delle esecuzioni con la richiesta di organi.
I condannati devono dare il loro assenso all'espianto, ma sono coatti nudi e incatenati e non hanno possibilità di scelta


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