Il rinvio delle elezioni palestinesi e la strategia di Farouk Khaddoumi
estremista di Al Fatah
Testata:
Data: 07/06/2005
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Khaddoumi vice ed elezioni rinviate, il piano di Abu Mazen
IL FOGLIO di martedì 7 giugno 2005 pubblica un articolo sul rinvio delle elezioni politiche palestinesi.

Ecco il testo:

Roma. Ritornato a Ramallah dopo un intenso
colloquio con George W. Bush, Abu
Mazen ha fatto due mosse importanti: ha rinviato
le elezioni politiche per il Parlamento
palestinese, previste per il 17 luglio, e, secondo
indiscrezioni, ha accennato all’ipotesi
di nominare un suo vice. L’una e l’altra decisione
sono motivate da ragioni tecniche: lo
spostamento delle elezioni sarebbe provocato
– secondo Abu Mazen – dalla necessità
"di promuovere ulteriori consultazioni fra
le forze politiche per definire le disposizioni
legali per svolgere gli scrutini"; la nomina
di un vice sarebbe invece collegata all’età
e al leggero intervento cui il presidente
palestinese è stato sottoposto nei giorni
scorsi in Giordania. Naturalmente queste
motivazioni tecniche sono solo il velo di ben
più profonde tensioni politiche. Non è casuale
che queste scelte siano fatte subito dopo
l’esito più che positivo dell’incontro con
Bush. Dopo il viaggio a Washington, il leader
dell’Anp sa infatti di potere contare oggi su
un appoggio concreto e diretto degli Stati
Uniti alla sua politica. Sa di poter anche riscuotere
direttamente gli aiuti economici,
che fino a oggi le amministrazioni americane
hanno invece consegnato materialmente
in mani egiziane e non palestinesi, in segno
provocatorio di palese sfiducia politica.
La sciagurata scelta di Arafat di lanciare
l’Intifada delle stragi ha infatti molto impoverito
i palestinesi (niente più turismo né
pellegrinaggi, niente più investimenti, niente
più lavoro oltre frontiera) e questo ha ulteriormente
rafforzato il consenso di Hamas
che gestisce una capillare rete di welfare
islamico (comprese le laute provvigioni alle
famiglie dei kamikaze assassini). Ma oggi,
dopo avere stretto la mano a Bush, Abu Mazen
sa che potrà disporre direttamente,
quasi personalmente, di una nuova, concorrenziale
fonte di investimenti, aiuti, e welfare,
con cui conquistare consensi e sfidare la rete fondamentalista che salda estremismo
ideologico con la difesa dei più urgenti
interessi materiali. E qui si innesta la seconda
mossa: la nomina di un vice e in particolare
– ma la notizia è soltanto ufficiosa e
non confermata – di Faruk Khaddoumi, oggi
segretario di al Fatah. Questa notizia – o
indiscrezione – mette infatti in luce più la
debolezza che la forza di Abu Mazen, perché
Faruk Khaddoumi è da sempre un suo
avversario ed è tanto nemico di un processo
negoziale serio con Israele e complice
del terrorismo che ha sempre rifiutato di
tornare nel territorio dell’Anp (risiede tra
Tunisi e Damasco), in spregio agli accordi di
Oslo del 1993 da lui sempre frontalmente
combattuti. Ma oggi Abu Mazen ha bisogno
di scendere a patti con lui, di trovare una
mediazione con la vecchia guardia dei "tunisini"
di Arafat, per corrotti e nemici del
processo di pace che siano, perché non sa –
forse non può – combattere contemporaneamente
sul fronte di Hamas e su quello di una al Fatah con una direzione di marcia
sempre più simile a quella degli estremisti
islamici. Nei giorni scorsi, inoltre, vi sono
stati molti scontri armati interpalestinesi
sia a Gaza sia nella Cisgiordania: esecuzioni
mirate di dirigenti locali dell’Anp a opera
di palestinesi, rivolte di miliziani incappucciati,
assalti a suon di mitragliate a sedi
della polizia. Per il leader palestinese è
quindi una scelta quasi obbligata mettere
per un qualche mese in congelatore la verifica
democratica del consenso e tentare di
scendere a patti con il diavolo che si ha in
casa, per indebolire quello che cerca di
bruciarti il tetto. Soprattutto prendendo
tempo per migliorare (con i soldi statunitensi)
le condizioni materiali dei palestinesi
e contrattare su Gaza un qualche accordo
"alla pari" con il premier israeliano, Ariel
Sharon. Hamas ha reagito duramente e ha
dichiarato che Abu Mazen ha violato i patti
stabiliti. E questa è forse la premessa a una
nuova stagione di attacchi.
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