Segnali per sperare, segnali per non abbassare la guardia
panoramica di Federico Steinhaus sull'antisemitismo e sulle reazioni che inizia a suscitare
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Data: 01/06/2005
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: Segnali per sperare, segnali per non abbassare la guardia
Poche settimane fa pareva che una nuova forma di oscurantismo, che aveva assunto le vesti di un antagonismo politico ipocrita e fazioso, incombesse sull’Europa. Oggi vi sono motivi per sperare che così non sia, e che quelle forze di appannamento delle coscienze e del giudizio etico siano state sconfitte.

Ricordiamo il quadro lugubre che ci si presentava poco tempo fa. In Gran Bretagna, ma anche altrove nel nostro civilissimo occidente, gruppi di accademici avevano deciso di boicottare alcune istituzioni universitarie per il solo fatto di essere israeliane, un crimine orrendo contro l’umanità ai loro occhi puri ed inflessibili. Lo stesso era avvenuto ad alcuni accademici e scienziati israeliani invitati e poi disinvitati da alcune università. In Italia in diverse occasioni e località gruppi di facinorosi avevano potuto impedire l’ uso della parola a personalità israeliane, o a docenti sospettati di non essere abbastanza filopalestinesi, che avrebbero dovuto tenere conferenze o cicli di lezioni in ambito universitario.

Ma non basta. Da tempo si tende ad accomunare tutti gli israeliani, o anche solamente tutti gli ebrei israeliani, in una serie di accuse dettate da una visione politica di parte; vi è anche chi estende, esplicitamente od implicitamente ma con ammiccamenti molto espliciti, a tutti gli ebrei tali accuse.

Le istituzioni ebraiche e tutte le persone dotate di buon senso hanno denunciato questa nuova forma di antisemitismo, che presenta Israele come l’unico paese al mondo che non rispetta regole morali o princìpi umanitari, ignorando sistematicamente quanto avviene altrove nel mondo.

Cosa è successo, dunque, per far sperare in una svolta?

Innanzi tutto, il prestigioso giornale francese "Le Monde" è stato condannato per incitamento all’odio razziale da un tribunale che ha preso in esame un articolo pubblicato nel giugno del 2002, in cui tre editorialisti avevano scritto che Israele "nazione di fuggiaschi provenienti dal popolo da più lungo tempo perseguitato nella storia dell’umanità, che aveva subito le peggiori umiliazioni ed il peggior disprezzo, sia capace di trasformarsi nello spazio di due generazioni in popolo dominatore e sicuro di sé"…"Gli ebrei d’Israele, discendenti dalle vittime di un apartheid che si chiamò ghetto, ghettizzano i palestinesi…gli ebrei che furono vittime di un ordine spietato impongono il loro ordine spietato ai Palestinesi…". La Corte d’Appello francese ha sentenziato che con quelle frasi "si accusa l’insieme degli ebrei d’Israele del fatto preciso di umiliare i Palestinesi e di trarne soddisfazione"…e di "aver accusato gli ebrei nella loro globalità, al di là persino dei soli ebrei d’Israele, di perseguitare i Palestinesi".

Di tanto in tanto i tribunali francesi (vedansi le numerose sentenze contro i negazionisti) riprendono in mano i dettami etici dell’ età dei Lumi e le belle parole d’ordine della loro Rivoluzione per mettere qualche puntino sulle i. Non è un buon segno dover affidare la moralità, la fratellanza, la tolleranza, l’uguaglianza senza discriminazioni dettate da motivazioni abiette ai tribunali, e sarebbe auspicabile che se ne potesse fare a meno. Ma in mancanza di una acquisizione di tali valori da parte di chi dovrebbe esserne l’alfiere ed invece li calpesta ci accontentiamo anche delle sentenze.

L’altra buona notizia è che la British Association of University Teachers, che aveva deciso con una deliberazione assunta a grande maggioranza di boicottare due università israeliane (due istituzioni accademiche aperte al dialogo, per inciso) ha revocato quella decisione. Evidentemente le reazioni di violento disgusto manifestate da centinaia di docenti universitari, premi Nobel, politici ed esponenti della cultura ha prevalso, ma non illudiamoci che si tratti di una vittoria definitiva. Esiste un bel detto, in molte regioni italiane, dal quale con varie formulazioni si evince il concetto che la madre degli imbecilli è sempre incinta – e questo vale non solamente per l’ imbecillità.

E in Italia cosa è successo? Il primo colpevole silenzio delle istituzioni accademiche, che aveva tentato goffamente di negare o minimizzare gli "spiacevoli incidenti" , è stato finalmente sostituito da una presa di posizione netta, esplicita, decisa:

"La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane ribadisce con forza la ferma condanna di qualsiasi fenomeno di antisemitismo e di ogni forma di intolleranza razziale, culturale, sociale, politica e religiosa. Come Rettori degli Atenei italiani riconosciamo e denunciamo l’estrema gravità di alcuni episodi, per altro marginali, verificatisi nei giorni scorsi, da imputare a singole iniziative di piccoli gruppi autonomi , che non rappresentano affatto lo spirito e il sentire comune degli Atenei. L’istituzione universitaria è da quasi un millennio un riferimento etico e culturale per il nostro Paese: la convivenza tra culture e saperi diversi è la principale caratteristica del sistema accademico italiana – così come di qualsiasi comunità scientifica degna di definirsi tale - che vede nella diffusione dei valori di rispetto e tolleranza il presupposto della sua stessa missione. Atteggiamenti di rifiuto e contestazione nei confronti delle diversità e delle minoranze rivelano lo sconcertante trionfo dell’intolleranza, che è di fatto il primo nemico della conoscenza: l’Università non po’ quindi che respingere e contrastare attivamente, come d’altronde ha sempre fatto, tali insane tendenze, impegnandosi a stroncarle sul nascere. La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, pertanto, esprime totale solidarietà verso la comunità ebraica nella profonda consapevolezza del dramma della Shoàh, impegnandosi profondamente a tutelare e a tramandare la memoria storica alle nuove generazioni. Il ricordo e la comprensione degli orrori del passato costituiscono infatti i più efficaci antidoti contro la superficialità dell’ignoranza, specie in un’ epoca dai ritmi frenetici e convulsi come quella in cui viviamo. In quanto comunità intellettuale, l’Università desidera inoltre esprimere e testimoniare la propria ammirazione per gli insostituibili contributi che la tradizione ebraica ha dato e continua a dare alla cultura italiana. E’ speranza comune che tali deprecabili fenomeni non avvengano mai più, ma perché ciò sia possibile è necessario impegnarsi per trasformare questo augurio in impegno attivo e costante. La Conferenza dei Rettori ribadisce la ferma volontà del sistema universitario di farsi soggetto attivo nella lotta all’antisemitismo e nel processo di sostegno e di cooperazione alla pace e allo sviluppo con una parte del mondo da troppo tempo costretta in un clima di guerra e di violenza, ribadendo ancora una volta l’insostituibile ruolo dell’Università per la costruzione di una società libera e democratica".



Il panorama internazionale non è però tutto positivo, ed esistono nuovi motivi di preoccupazione.

In particolare è aggredita da una campagna di violento antisemitismo la Turchia, l’ unico stato a maggioranza islamica che non sia retto da una forma di governo teocratica, uno stato amico di Israele che aspira ad a far parte dell’ Unione Europea. Organi di stampa in particolare della destra islamista accusano sistematicamente gli ebrei, come popolo, di voler dominare il mondo, di cospirare contro il resto dell’umanità, di essere dominanti del mondo degli affari e dei media, di aver provocato terremoti, di aver inventato la globalizzazione, di non essere cittadini leali, di aver causato il crollo dell’Impero Ottomano. "Mein Kampf", già pubblicato 45 volte, ed i "Protocolli dei Savi Anziani di Sion", pubblicato un centinaio di volte, sono attualmente i bestseller dell’ editoria turca. Noti editorialisti affermano sulla stampa che il mondo non può permettere che a causa degli ebrei rinasca un nuovo Hitler.

Ed in un sermone di metà maggio di Sheikh Ibrahim Mudeiris trasmesso dalla televisione dell’Autorità Palestinese si afferma, per l’ ennesima volta e come ai tempi di Arafat, che gli ebrei sono un virus, Israele è un cancro, e che i musulmani distruggeranno gli ebrei ed Israele ed infine domineranno l’America (http://www.memritv.org/search.asp?ACT=S9&P1=669): "Allah ci ha tormentati con il popolo più ostile ai fedeli, gli ebrei…Allah ha messo in guardia l’ amato profeta Maometto dagli ebrei, che avevano ucciso i loro profeti, creato la loro Torah, e disseminato la corruzione in tutta la loro storia…Con la creazione dello stato d’Israele tutta la nazione islamica si è sentita perduta perché Israele è un cancro che si impadronisce di tutta la nazione islamica e perché gli ebrei sono un virus come l’AIDS…".



La conclusione di questa panoramica sembra indicare che il focolaio del "nuovo" antisemitismo – che in realtà è vecchio di secoli – rimane vivo e fortemente attivo nel mondo arabo-islamico, e tende ad espandersi sotto forma di pregiudizio pseudopolitico nel mondo occidentale, per sua natura sensibile alle cause di ingiustizia e di discriminazione, ma a quanto pare insensibile ad ogni analisi e ad ogni approfondimento critico quando si tratti di Israele.