Il CORRIERE DELLA SERA di lunedì 16 maggio 2005 pubblica un articolo di Magdi Allam sui tentativi dell'Arabia Saudita, centro di diffusione dell'islamismo più fondamentalista, antioccidentale e antisemita, di accreditare come interlocutori istituzionali del governo italiano i centri islamici ad essa legati.
Una notizia decisamente preoccupante, soprattutto per l'ascolto che i sauditi sembrano aver ottenuto.
Ecco l'articolo:L'Arabia Saudita, tramite la Lega musulmana mondiale, è passata all'offensiva per imporsi come centro di riferimento dell'Islam organizzato in Italia. Proprio in concomitanza con la visita a Roma del suo segretario generale, lo sheikh Abdallah bin Abdelmohsen al Turki, la Lega intende conseguire tre obiettivi: la costituzione di una filiale italiana della neonata « Associazione mondiale dei nuovi musulmani » , ossia di un'organizzazione che raggruppi gli italiani convertiti all'Islam; la creazione in Italia di un « Istituto di formazione di imam » , ossia delle guide del culto islamico, d'intesa con il ministero dell'Interno italiano; la stipula dell'Intesa tra lo Stato italiano e il Centro culturale islamico d'Italia, l'ente che gestisce la grande moschea di Roma, dopo la « italianizzazione » del suo Consiglio di amministrazione.
« Nell'incontro che avrò martedì sera con il ministro dell'Interno Pisanu, proporrò al governo italiano la creazione di un Istituto per la formazione di imam in Ita lia — ci ha fatto sapere lo sheikh al Turki — . Noi della Lega musulmana mondiale siamo pronti a contribuire d'intesa con le autorità italiane » .
Oggi, invece, al Turki parteciperà alla riunione del Consiglio di amministrazione del Centro culturale islamico d'Italia. Sia lui sia il presidente del Consiglio, principe Mohammed bin Nawwaf bin Abdulaziz al Saud, l'ambasciatore saudita in Italia, sono favorevoli alla convocazione dell'Assemblea generale per decidere l'ingresso di 30 o 40 nuovi membri scelti tra i musulmani italiani. Che a loro volta dovrebbero designare un nuovo Consiglio di amministrazione « italianizzato » . A quel punto dovrebbe risultare più agevole la stipula dell'Intesa con lo Stato italiano che formalizzerebbe il riconoscimento della comunità musulmana. Un traguardo perseguito, finora senza successo, anche dall'Ucoii ( Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), e dalla Coreis ( Comunità religiosa islamica).
Il debutto della missione italiana di al Turki non è stato un granché.
Ieri mattina nell'aula delle conferenze della grande moschea di Roma c'erano meno di una qua rantina di musulmani convertiti, tra cui solo due donne, ad ascoltare la proposta di dar vita a una associazione che li rappresenti. Si stima che in Italia siano circa 10 mila, la gran parte dei quali si sono convertiti per ragioni matrimo niali e senza un'autentica adesione alla fede islamica.
Gabriele Taricato, bibliotecario della grande moschea di Roma, ha sostenuto che « dopo un millennio abbiamo il compito di fondare un nuovo Islam in terra italiana nel contesto della Umma islamica » . Il riferimento è alla pre senza araba in Sicilia dall' 827 fino al 1091. Amina Donatella Salina, funzionaria del ministero della Sanità, ha affermato che « dobbiamo depurare l'immagine dell'Islam da tutti i comportamenti che sono contro l'essere umano.
L'Islam è la religione dell'equilibrio, contro il fanatismo e la guerra di aggressione » . L'ex ambasciatore Mario Scialoja, dopo aver citato il versetto « O uomini, in verità Noi v'abbiam creato da un maschio e da una femmina e abbiam fatto di voi popoli vari e tribù, a che vi conosceste a vicenda, ma il più nobile fra di voi è colui che più teme Iddio » , ( Corano, XLIX, 13) ha sottolineato che « l'Islam è una religione di pace, giustizia, tolleranza » . Per ultimo lo sheikh al Turki, citando l'Indonesia, il più grande paese musulmano, « dove l'Islam è penetrato tramite l'esempio virtuoso » , ha affermato che « anche in Italia abbiamo bisogno di opere che trasmettano la verità dell'Islam e mi gliorino la sua immagine » . Non sono mancate le critiche alla proposta saudita. Ali Federico Schuetz, mediatore religioso, ha esclamato: « Le ingerenze esterne sia da parte di stati esteri che da parte di organizzazioni straniere sono vissute con estrema difficoltà dai musulmani italiani, in quanto condizionano la nostra autonomia e influenzano negativamente i nostri rapporti politici e istituzionali » . Critico anche l'intervento di IlhamAllah Chiara Ferrero, segretario generale della Coreis, che ha messo in guardia dal « rischio di creare un dipartimento per i nuovi musulmani che possa essere una carta da strumentalizzare senza conoscere la realtà italiana » .
Significativa è stata l'assenza dell'Ucoii, sigla legata ai Fratelli Musulmani e che afferma di controllare la gran parte delle moschee d'Italia. La direzione della costituenda « Associazione dei nuovi musulmani » italiani sarebbe stata proposta all'imam della moschea di Segrate Ali Abu Shwaima. Che però non si è visto.
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