Antisemitismo nelle università: un appello
tagliare i fondi a quelle università dove i fenomeni di intolleranza e di antisemitismo sono ricorrenti
Testata: L'Opinione
Data: 13/05/2005
Pagina: 1
Autore: Arturo Diaconale
Titolo: Diaconale: "Niente soldi alle università dell’antisemitismo"
Pubblichiamo l'editoriale di Arturo Diaconale da L'OPINIONE DELLE LIBERTA' di venerdì 13 maggio 2005:E’ lodevole l’intervento compiuto dal ministro della Pubblica istruzione Letizia Moratti per sollecitare i rettori delle università italiane a frenare l’ondata di antisemitismo che si va diffondendo in tutti gli atenei italiani. Gli episodi di intolleranza antisemita non sono più isolati e frutto di iniziative di gruppi isolati e marginali. Stanno progressivamente diventando una sorta di norma oscena ed inaccettabile. Nascono da iniziative meditate e ben organizzate da parte di settori consistenti della popolazione universitaria. E rappresentano un fenomeno gravissimo che va contrastato prima che sia troppo tardi. L’idea che i nostri atenei diventino il teatro di continue notti dei lunghi coltelli ad opera di squadristi dell’ultrasinistra è decisamente intollerabile. Così come è inammissibile pensare che le università italiane possano tornare a rinverdire le gesta dei Guf razzisti della sinistra fascista dando spazio e legittimità ai nipoti di destra e di sinistra dei Giorgio Bocca di allora.
Anche se lodevole, però, l’intervento del ministro Moratti rischia di risultare inefficace. In primo luogo perché non spaventa in alcun modo gli aderenti ai gruppi che danno vita a manifestazioni antisemite. Costoro sanno perfettamente che i rettori, se pure faranno le istruttorie chieste dal ministro per individuare i responsabili delle aggressioni, non prenderanno mai alcun provvedimento punitivo. In secondo luogo perché è indirizzato alle persone sbagliate.
Gli studenti estremisti, infatti, non sono la causa del fenomeno ma la conseguenza. I loro comportamenti non sono il frutto di convincimenti che si formano all’esterno delle università e che vengono successivamente portati all’interno degli atenei. Sono il risultato preciso e scontato del clima che si vive nelle università e che è determinato, favorito ed alimentato da una classe accademica che ha trasformato il pregiudizio ideologico nello strumento di difesa dei propri privilegi. Gli studenti sono antisemiti perché la cultura che viene loro trasmessa è quella della vulgata politicamente corretta della sinistra oltranzista terzomondista radicata negli atenei insieme alla cultura del cattolicesimo progressista ancora pervaso dalle confusioni della teologia della liberazione.
Per liberare le università dall’antisemitismo bisognerebbe liberarle dai "cattivi maestri" in cattedra.
Ma poiché non è possibile pensionare i pessimi educatori che insegnano i pregiudizi del passato bisogna procedere per una strada diversa. E questa strada non può essere che quella che tocca i soggetti in questione nei loro interessi più concreti. Allo scopo "L’opinione delle libertà" lancia un appello a tagliare i fondi a quelle università dove i fenomeni di intolleranza e di antisemitismo sono ricorrenti. L’autonomia degli atenei non può essere sinonimo di irresponsabilità. Chi vuole continuare ad usufruire dei finanziamenti dello stato, cioè dei soldi dei contribuenti, si assuma le proprie responsabilità ed assicuri l’agibilità democratica degli atenei ed il pluralismo dell’insegnamento. Altrimenti ne paghi le conseguenze.
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