La denuncia dell'antisemitismo nelle università italiane da parte dell'ambasciatore di Israele
come ne danno notizia i quotidiani italiani
Testata:
Data: 11/05/2005
Pagina: 16
Autore: la redazione
Titolo: La denuncia dell'antisemitismo nelle università italiane da parte dell'ambasciatore di Israele
Il CORRIERE DELLA SERA di mercoledì 11 maggio 2005 pubblica a pagina 16 un articolo di Costantino Muscau sulla lettera inviata dall'ambasciatore israeliano Ehud Gol al ministro Letizia Moratti e sulle nuove iniziative razziste degli autonomi a Torino.

Ecco il testo:

L'ambasciatore di Israele scrive al ministro Letizia Moratti e denuncia: « Fatti ignominiosi succedono nelle università italiane, ultima quella di Torino.
Si demonizza lo Stato di Israele e si delegittima il diritto all'unica democrazia del Medio Oriente a esistere » . Il rettore, Ezio Pelizzetti, e le autorità accademiche dell'ateneo torinese, replicano: qui non c'è antisemitismo e l'intolleranza non avrà mai diritto di cittadinanza. Il Collettivo universitario autonomo ( Cua) insiste: raccogliamo firme perché l'Università impedisca l'invito di rappresentanti istituzionali di Israele a iniziative o lezioni organizzate dalle facoltà. E intanto ieri ha costruito un muro nell'atrio di Palazzo Nuovo, sede storica delle facoltà umanistiche, per protesta contro il muro voluto dal governo di Ariel Sharon al confine con la Cisgiordania.
Il « caso Torino » si infiamma.
Scatenato, il 20 aprile e il 2 maggio, dalla contestazione di un gruppo di giovani del Cua alla professoressa Daniela Santus, « rea » di aver invitato il viceambasciatore israeliano a tenere una lezione, ieri ha visto la discesa in campo del capo della rappresentanza diplomatica, Ehud Gol, e delle autorità accademiche, irritate, queste, perché « è rimbalzata a livello internazionale un'immagine dell'università di Torino che non merita » .
L'ambasciatore ha scritto al ministro Moratti: « Negli ultimi mesi assistiamo a ripetuti tentati vi, da parte di frange estremiste, di negare ai rappresentanti dello Stato d'Israele la libertà di parola e il diritto a esprimersi liberamente in ambienti accademici italiani. Le contestazioni sono state violente e con l'espresso intento di impedirci di far sentire la nostra voce, tanto che solo con l'intervento delle forze di polizia, laddove c'è stato, i rappresentanti dell'Ambasciata hanno potuto prendere la parola. Tale fenomeno è molto più preoccupante alla luce delle notizie che giungono di pressioni e minacce esercitate su docenti che desiderano esporre il punto di vista di Israele, o su studenti che hanno paura ad agire e parlare apertamente a favore di Israele, a causa dell'atmosfera ostile » .
La replica del rettore è altret tanto netta, seppure amareggiata: « Il nostro atteggiamento non è stato né troppo morbido né distratto né incapace di valutare la gravità di quanto accaduto dice al « Corriere » il professor Pelizzetti . E' stato purtroppo ignorato o travisato.
Nessuno dei 2.200 professori e delle 70 mila persone che studiano o lavorano nell'ateneo, nutre sentimenti antisemiti. Lo ribadirò fra breve al rappresentante della Comunità ebraica. Questa è l'università con il maggior numero di docenti che ebbe il coraggio di non giurare fedeltà al fascismo e pagò un altissimo contributo di vite alla tragedia dell'Olocausto. Il nostro è l'ateneo di Norberto Bobbio e di Primo Levi e nulla di tale patrimonio è perduto » .
Ma intanto il Collettivo non demorde: a parte la costruzione del muro simbolico, ieri ha ribadito la volontà di fare ostracismo verso i rappresentanti israeliani. Secca la risposta del rettore: « Questa posizione non fa parte del nostro agire né del nostro sentire. Abbiamo sempre aperto le porte a tutti, ultimamente anche al sindaco di Bagdad. Certo c'è modo e modo di organizzare le cose. La professoressa Santus, ad esempio, è stata un po' superficiale nel rivolgersi prima alle forze dell'ordine che al rettorato quando invitò il suo ospite. Ma posso garantire personalmente che mai sarà impedito l'accesso in ateneo a rappresentanti d'Israele » .
Il CORRIERE pubblica anche un'intervista a uno studente ebreo dell'Università di Torino, che denuncia l'antisemitismo presente nell'ateneo.

La riportiamo:

Come ti chiami? « Preferisco non dirlo » . A quale facoltà sei iscritto? « Preferisco non dirlo » . Puoi dire l'età? « Questa sì, 22 anni » . Sei ebreo e torinese? « Appartengo a una delle 1.200 famiglie residenti in città. E siamo 50 universitari » . Preoccupato? « Mi sento a disagio e triste per i gravi episodi successi in Italia e fuori. In Inghilterra, ad esempio, si boicottano i professori ebrei. Qui si impedisce la libertà di espressione e si va oltre. Un conto è criticare lo Stato di Israele, altro metterne in discussione l'esistenza.
Per assurdo proprio mentre si fanno sforzi per trovare una soluzione al problema dei palestinesi. L'avrei capito di più all'epoca dell'Intifada. C'è qualcosa che mi sfugge in questi attacchi antiebraici. E poi mi sembra che questi miei coetanei, pur minoritari, siano vittima di un pensiero unico. E di pregiudizi » . Ad esempio? « In uno striscione hanno accostato la stella di David alla svastica e al dollaro. Per loro siamo nazisti e plutocrati, ricchi che dominano il mondo: automatico che l'ebreo sia ricco e ( pre) potente. Non immaginano neppure un ebreo povero. Non è un pregiudizio antisemita, contro il diverso? Impossibile da sradicare, purtroppo. Si potrebbe col dialogo, con la conoscenza. Io vorrei parlare, se non mi minacciano. L'antisemitismo non è finito con la fine della guerra. È sempre strisciante, in forme diverse » . Però dicono di aver ricordato la Shoah.
« Certo, gli ebrei buoni sono quelli morti » .
L'intervista a uno membro del collettivo autonomo, che affianca quella sopra riportata, conferma l'allarme. Per il giovane un sionista è, per definizione, un "oppressore". Impedirgli di parlare, negando che ne abbia il diritto, e chiedere un "confronto".
Lui e i suoi compagni non sono antisemiti, dato che per loro l'ebreo "non esiste". Non ce l'hanno neppure con un' ebrea membra del colletivo, dato che, al fatto che sia ebrea, "nessuno ci fa caso".
L'unico terrorismo attualmente è quello di Israele e degli Stati Uniti, mentre le stragi di civili israeliani e iracheni sono "nobili atti di difesa e resistenza".
I morti delle Torri gemelle hanno meritato di essere uccisi, in quanto avevano "seminato ingiustizia". Tuttavia, l'attentato è un "fatto poco chiaro" (vale a dire, potrebbe essere opera degli Stati Uniti, o di Israele, secondo le più deliranti tesi complottiste in circolazione).
Bin Laden il miliardario è poco credibile come paladino dei "dannati della terra", insinua il giornalista.
Imperturbabile lo studente di filosofia ripete il suo mantra ideologico.
"Quel capitalista" non sa neppure chi sia. Lui sta "dalla parte degli oppressi".

Un viaggio nel vuoto assoluto:

Come ti chiami « Davide » . Quale facoltà frequenti? « L ettere e Filosofia » . Quanti anni hai? « 24, sono torinese » . Fai parte del Collettivo Universitario Autonomo, di quelli che hanno contestato la Santus? « Certo, ha invitato un sionista, un oppressore, è stata intollerante e scorretta: non si è voluta confrontare con noi, ha chiamato la polizia e ci ha accusato di essere antisemiti » . Invece...
« Noi abbiamo una lettura materialistica degli eventi, non esiste l'ebreo o non ebreo, solo l'oppresso, tanto che con noi c'è anche un'ebrea ( Dana Lauriola, 23 anni, ndr ) anti Sharon e nessuno ci fa caso. Noi critichiamo ogni governo e ogni Stato che riproduca al suo interno le forme moderne dell'oppressione sociale, le stesse che sono alla radice di un presente di guerra che mette a repentaglio le vite di noi giovani. E gli Usa e Israele sono un pericolo per il futuro. Per questo contesteremo ancora. Israele fa apartheid, è razzista » . E i terroristi islamici? Perché non attaccate l'Arabia Saudita, ad esempio? « L'abbiamo fatto, specie sui diritti delle donne. Ma in questa fase l'unico terrorismo è quello di chi bombarda, occupa e reprime; chi si oppone, in Iraq come in Palestina, compie soltanto nobili atti di difesa e resistenza » . E le Torri gemelle? « È un fatto poco chiaro. E poi chi semina ingiustizia, raccoglie ciò che si merita » . Viva Bin Laden, paladino degli oppressi, quindi? « Non so neppure chi sia quel capitalista. Noi siamo dalla parte degli oppressi » .
LA STAMPA è l'uniico dei grandi quotidiani che relega la notizia della lettera di Gol nella cronaca locale.
Una scelta incomprensibile.
In prima pagina troviamo invece un buon articolo di Massimo Gramellini sulla vicenda dell'Università di Torino, intitolato "Un muro in testa".

Non siamo d'accordo con la riluttanza del giornalista a chiamare antisemitismo l'atteggiamento del collettivo. Che non esprime semplicemente critiche "alla politica di Israele", ma il totale rifiuto del suo diritto all'esistenza.
Negare poi ai suoi rappresentanti il diritto di parola, e persino il diritto di entrare in un edificio universitario, è una conseguenza di quell'altro rifiuto: di un rifiuto razzista.
Non solo di quello, psicologico, di "mettersi nei panni degli altri".

Ecco l'articolo:

Gli studenti del Collettivo Autonomo che ieri hanno eretto un muro nell'atrio di Palazzo Nuovo si sono smentiti da soli quando hanno avviato una raccolta di firme per impedire ai rappresentanti del governo israeliano di metter piede all'università di Torino. La costruzione del finto muro in polemica con quello vero di Sharon in Cisgiordania è un urlo per reclamare più libertà. La raccolta di firme strozza quell'urlo e lo trasforma nel mugugno torpido che accompagna sempre la censura.
L'antisemitismo non c'entra ed è fuorviante tirarlo in ballo ogni volta che qualcuno critica la politica di Israele. C'entra invece il rifiuto stizzoso di mettersi nei panni degli altri, che dovrebbe essere prerogativa dei depressi e dei vecchi, mentre fin dalla giovinezza è molto praticato dai fanatici, preoccupati soltanto di puntellare le proprie certezze al riparo di un muro mentale di faziosità. Chissà se gli studenti del Collettivo, così pronti a immedesimarsi nelle angherie subite dai palestinesi, hanno mai provato a infilarsi per un attimo anche nella testa di un israeliano che vota per Sharon. Nella sua paura di salire su un autobus, nella sua diffidenza trentennale per l'ondivago Arafat. Dare ascolto a un ambasciatore d'Israele che illustra questi stati d'animo non significa essere costretti a sposarne la causa. E' solo un modo per contaminare il cervello e aprirlo all'idea che la realtà sia più sfaccettata delle ideologie che cercano di rappresentarla.
LA REPUBBLICA dedica all'argomento l'articolo di Paolo Griseri "Antisemiti in facoltà, l'ira di Israele".

Griseri, oltre a definire Gol "rappresentante del governo di Tel Aviv", e non di Gerusalemme, non scrive certo un articolo corretto.
Il tenttaivo di non far parlare un diplomatico israeliano e le minacce alla docente che lo aveva invitato sono definite "contestazione". L'articolo è chiuso dai deliri del Colletivo autonomo, che chiedono l'ostracismo contro i rappresentanti di Israele fino a che "proseguirà la vergogna del muro".
Trovano spazio anche le affermazioni del preside di veterinaria, che riferisce del colloquio con lo studente israeliano che aveva denunciato a Maariv il clima di antisemitismo nell'Università, e che ora avrebbe minimizzato, ma non viene interpellato direttamente, e quelle del Rettore dell'Università che critica la sua docente minacciata anzichè i suoi aggressori.

Ecco il testo:

L´ambasciatore israeliano in Italia, Ehud Gol, chiede che il governo garantisca l´agibilità delle università ai rappresentanti di Tel Aviv. Lo fa con un´allarmata lettera inviata ieri al ministro Letizia Moratti. «Negli ultimi mesi - scrive l´ambasciatore - assistiamo a ripetuti tentativi, da parte di frange estremiste, di negare ai rappresentanti dello stato d´Israele il diritto di esprimersi liberamente in ambienti accademici italiani». Gol cita i recenti fatti che hanno coinvolto lui personalmente, duramente contestato all´università di Firenze, e i suoi collaboratori a Pisa e a Torino. L´ambasciatore cita anche l´episodio di Bologna dove un´iniziativa comune di due donne con cittadinanza israeliana, un´ebrea e una palestinese, è stata bloccata per le minacce giunte con la posta elettronica. Il rettore della città emiliana ha già provveduto a organizzare un nuovo incontro. «Posso affermare con certezza - scrive l´ambasciatore - che non si tratta di episodi di critica alla politica del governo d´Israele, il quale, com´è noto, è l´unica democrazia in Medio Oriente». Quel che invece preoccupa Gol è «la demonizzazione d´Israele e dei suoi rappresentanti caratterizzata da espressioni di delegittimazione dello stesso diritto all´esistenza del nostro stato». Per questo la lettera si conclude con la richiesta al ministro italiano di «assicurare libertà accademica e libertà di espressione ad ogni individuo».
La protesta del rappresentante del governo di Tel Aviv avviene nei giorni della polemica per quanto accaduto a Torino. Dopo la dura contestazione al viceambasciatore Elazar Cohen e alla professoressa Daniela Santus che lo aveva invitato, il 20 aprile scorso, il clima si è fatto incandescente. Uno studente di veterinaria ha denunciato su un quotidiano israeliano il clima di antisemitismo che spingerebbe «molti studenti ebrei a nascondere la loro identità». L´autore della denuncia è stato ascoltato dalla Digos e si è incontrato con il preside della sua facoltà ma non ha riferito casi specifici: «Mi ha detto - racconta il preside - che nella nostra facoltà non c´è mai stato alcun problema e che voleva solo esprimere la sua amarezza per quanto accaduto al diplomatico israeliano». Ieri il rettore, Ezio Pellizzetti, è tornato sulla vicenda per esprimere «amarezza e irritazione»: «La nostra università ha sempre garantito il libero scambio delle opinioni. Anche nel caso del viceambasciatore di Israele si sarebbero potuti evitare i problemi se ci fosse stato più coordinamento tra l´insegnante e le autorità accademiche». Il rettore intende promuovere un seminario pubblico con esponenti israeliani e palestinesi.
Ieri gli studenti del Collettivo autonomo che aveva organizzato la contestazione al diplomatico israeliano hanno innalzato un muro simbolico all´università «per protesta contro quello di Sharon in Cisgiordania» e hanno raccolto firme per chiedere che «i rappresentanti del governo di Tel Aviv non vengano invitati all´università fino a quando proseguirà la vergogna del muro».
Un'ampia cronaca circa la lettera di Gol è presente sul GIORNO ( "Nelle vostre università abbiamo paura adire che siamo israeliani", di Elena G. Polidori), anche con un richiamo in prima pagina. Breve cronaca anche su AVVENIRE: "L'ambasciatore di Israele alla Moratti: cresce l'antisemitismo negli atenei".

Niente invece su L'UNITA' ed EUROPA.


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