Il ricordo della Shoah e del silenzio complice del mondo
lo Yom ha Shoah in Israele, la marcia dei vivi ad Auschwitz
Testata:
Data: 06/05/2005
Pagina: 1
Autore: la redazione -un giornalista -una lettrice
Titolo: Ventimila alla «marcia dei vivi» - Auschwitz, la
LA STAMPA di venerdì 6 maggio 2005 pubblica in prima pagina una breve cronaca della marcia dei vivi che ad auschwitz ogni anno ricorda le vittime della Shoah.

Ecco l'articolo:

Oltre ventimila persone hanno partecipato ieri ad Auschwitz all’annuale «marcia dei vivi» per ricordare le vittime dell’Olocausto, in un’edizione di grande intensità perché celebrata pochi mesi dopo il sessantesimo anniversario della liberazione. Hanno partecipato sopravvissuti, molti giovani e leader politici. «Ricordate le vittime, ricordate gli assassini e ricordate che il mondo è rimasto in silenzio», ha detto Ariel Sharon nel suo discorso diretto soprattutto ai giovani.
L'UNITA' pubblica una cronaca della marcia a pagina 16.

Ecco il testo:

Varsavia Oltre ventimila persone si sono riunite ieri ad Auschwitz, il più grande campo di concentramento nazista, per prendere parte alla «Marcia dei vivi», che ogni anno commemora le vittime dell'Olocausto. Erano in gran parte giovani, non solo ebrei, ma c’erano anche leader politici quali il premier israeliano Ariel Sharon, oltre ad un gruppo di sopravvissuti.
La manifestazione precedeva di pochi mesi il sessantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, che ricorrerà il 27 gennaio prossimo. I dimostranti hanno percorso tre chilometri per coprire la distanza che separa il campo principale dal luogo in cui sorgevano i forni crematori e le camere a gas.
Provenienti da Israele, Polonia e altri cinquanta Paesi, hanno costeggiato i binari sui quali all’epoca giungevano i treni-merce, con a bordo gli ebrei destinati alla «soluzione finale» pianificata per loro da Adolf Hitler.
«Ricordate le vittime, ma non dimenticate gli assassini. Ricordate che il mondo è rimasto in silenzio», ha dichiarato Sharon rivolgendosi ai giovani riuniti attorno alle rovine di quella tremenda fabbrica della morte, nella quale persero la vita oltre un milione di persone, un sesto del totale degli ebrei sterminati dal regime nazista.
«Siate voi stessi testimoni dell'Olocausto, quando i sopravvissuti non ci saranno più», ha aggiunto Sharon, sostenendo che oggi lo Stato d'Israele è «l'unico luogo al mondo dove gli ebrei hanno il diritto e la forza per difendersi».
«Sono totalmente d'accordo col primo ministro -ha detto uno dei sopravvissuti-. Mi ricorderò sempre di quando centinaia di aerei americani sorvolavano Auschwitz e non gettavano neppure una bomba sulle installazioni della morte».
L'ex gran rabbino d'Israele Meir Lau ha così commentato: «Tutte le potenze che contavano solo sulle loro forze sono scomparse oggi, mentre gli ebrei sono sopravvissuti affidandosi a Dio».
Il primo ministro polacco Marek Belka, che ha guidato la Marcia dei vivi assieme a Sharon, ha ricordato dal canto suo l'omaggio del defunto Papa Giovanni Paolo II alle vittime dell'Olocausto, durante la sua prima visita in Polonia nel 1979.
«In questo luogo così tragico e particolare, il Papa, grande uomo polacco e amico degli ebrei, parlò della dignità dell'uomo e dell'avvenire dell'umanità. Ricordiamolo», ha detto Belka, rivolgendosi in inglese ai giovani presenti. Prima della guerra, la Polonia ospitava la più numerosa comunità ebraica d'Europa.
«Siamo vivi, siamo una nazione -ha affermato Jenya Sonts, un ebreo russo recatosi ad Auschwitz assieme a tre amici, ebrei dell’India-. Ci sono qui tante persone venute da tutto il mondo, e questa è una garanzia che la storia non si ripeta. Siamo tutti dei sopravvissuti all’Olocausto».
Katia Egett, una ebrea-ungherese scampata al massacro, è tornata nel luogo in cui fu tenuta prigioniera per un anno. L’accompagnavano la figlia e i nipoti. Ad Auschwitz morirono sua madre e altri congiunti. «Voglio dire addio a mia mamma ed ai miei familiari -ha detto Katia-. Le loro tombe non sono qui, ma qui sono le loro ceneri. Sento freddo dentro di me e fuori».
Alla cerimonia era presente anche il premier ungherese Ferenc Gyurcsany, il quale ha ricordato i circa quattrocentocinquantamila ebrei deportati ad Auschwitz dal suo Paese e si è detto dispiaciuto che «gli uomini non siano stati abbastanza forti per dare una mano alle vittime dell'Olocausto».
La prima volta che si tenne la Marcia dei vivi fu nel 1988. «Quando i sopravvissuti saranno tutti morti, tutto ciò diventerà storia -disse Abraham Hirchson, che per primo ebbe l’idea di organizzare questa manifestazione-. A quel punto, dovrà esserci qualcuno che possa dire: io c’ero, parlai con un sopravvissuto. E allora la fiaccola dai sopravvissuti passerà in mano alle nuove generazioni».
Pubblichiamo infine una lettera da Israele su Iom ha shoah, il giorno in cui Israele ricorda le vittime dello sterminio nazista.

Ecco il testo:

E silenzio fu.
Israele e` molto europea ma anche molto mediorientale. In questo paese salire su un autobus e` come entrare in una discoteca ambulante, da ogni macchina e da ogni finestra la musica esce a fiotti.
Mercoledi sera al tramonto e` calato Iom ha shoah: il giorno del silenzio , il giorno del ricordo dei sei milioni di morti . Nei centri commerciali rimbombano i passi dei clienti, nei bus quasi si sussurra colpiti dalla tranquillita` innaturale, nelle palestre ci si allena senza i consueti ritmi sfrenati. Bar e discoteche restano chiusi, i canali delle tv commerciali e quelli per bambini tacciono rispettosamente.
Tutto cio` e` molto piu` forte e sconvolgente delle celebrazioni, dei discorsi per quanto toccanti, delle sirene che ci raggelano per due minuti ovunque ci si trovi. Il ricordo della shoah esce dal convenzionale, dagli obblighi formali, dalle cerimonie organizzate e entra nel privato di ognuno con violenza. Dai bambini dell`asilo che oggi hanno giocato senza canzoncine di sottofondo fino agli studenti delle superiori che ogni anno trascorrono il giorno della memoria in Polonia, per 24 ore il silenzio rimbomba nei cuori e urla: mai piu`!
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa e L'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@lastampa.it ; lettere@unita.it