Le dimissioni di Natan Sharansky dal governo israeliano
rassegna di cronache scorrette, con una sola eccezione
Testata:
Data: 03/05/2005
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Informazione Corretta
LA REPUBBLICA di martedì 3 maggio 2005 pubblica a pagina 23 un articolo di Alberto Stabile sulle dimissioni di Natan Sharansky dal governo israeliano, in polemica con la decisione del disimpegno da Gaza. L'articolo include una breve intervista allo stesso Sharansky.

Stabile dà molto rilievo alle ragioni per le quali Sharansky si è dimesso
dal governo: il dissenso di fondo sulle conseguenze del ritiro da Gaza,
che - egli ritiene- incoraggerà il terrorismo.
In un tale contesto Stabile inserisce una osservazione faziosa ed inesatta.
Sharansky ha teorizzato che ogni "concessione" (le virgolette sono di
Stabile) alla controparte debba essere subordinata al processo di
democratizzazione della società palestinese."Nel frattempo, scrive Stabile
attribuendo questa opinione a Sharansky, occupazione e annessione dei
Territori possono continuare, così perpetuando le ragioni del conflitto".
L' inserire opinioni personali in un frasario attribuito ad altri,
presentato al lettore come se corrispondesse al pensiero di questa terza
persona, è un metodo che si definisce semplicemente con il termine
"manipolazione".In questo caso, alla manipolazione si aggiunge la faziosa
presentazione di falsità come se fossero verità: le "ragioni del conflitto"
tra Israele e mondo arabo/palestinese non sono quelle dell' "occupazione e
annessione dei Territori", tanto è vero che l' occupazione è stata
conseguenza di una serie di guerre volute e scatenate dal mondo arabo
(palestinese incluso) allo scopo di cancellare lo stato di Israele dalla
faccia della terra, come proclamarono allora esplicitamente gli arabi.
Che Israele invece abbia vinto, e che per decenni gli arabi (palestinesi
inclusi) non solo non abbiano voluto firmare trattati di pace con Israele ma
neppure accettare il principio del suo diritto ad esistere è causa di questa
occupazione.
Dunque, il "perpetuarsi delle ragioni del conflitto" risiede nei decenni di
acerrima inimicizia araba, nel terrorismo palestinese, nel rifiuto arabo
dell' esistenza di Israele.E l 'occupazione di tutto ciò è conseguenza.

Ecco il testo del pezzo, "Gaza, Sharansky si dimette "Il ritiro incoraggia il terrorismo" " :

Ci ha pensato a lungo. Poi, nella trincea assediata del Gush Katif, dove era andato a trascorrere parte delle feste pasquali in segno di solidarietà con i coloni che dovranno essere evacuati, ha maturato la decisione. E ieri mattina, Natan Sharansky ha consegnato a Sharon la lettera in cui annuncia le dimissioni da ministro per gli Affari di Gerusalemme e della Diaspora. Il premier, non senza una sincera riluttanza, le ha accettate.
Così, l´ex refusinik dell´Urss, le cui idee sulla diffusione della democrazia nel mondo hanno incantato George W. Bush, gratificandolo di un´insperata notorietà a livello internazionale, ha deciso di far sentire ancora una volta la sua voce contro. Stavolta contro quello che giudica «un tragico errore che imporrà agli israeliani un prezzo pesante da pagare». Vale a dire il ritiro da Gaza e da quattro piccoli insediamenti della Cisgiordania, che dovrebbe cominciare, salvo rinvii, alla fine di luglio.
Dal suo punto di vista, e di questo sono pronti a rendergli merito gli ex colleghi del governo, si è trattato di una scelta coerente. Sharansky non è mai stato un paladino del processo di pace e ha sempre teorizzato che qualunque «concessione» alla controparte debba essere subordinata al processo di democratizzazione della società palestinese. Nel frattempo, occupazione e annessione dei Territori possono continuare, così perpetuando le ragioni del conflitto.
Tuttavia, Sharansky, che non ha mai fatto mancare il proprio appoggio ai coloni, prima di mettere agli atti il proprio dissenso, ha atteso forse un po´ troppo.
All´estenuante battaglia sul ritiro, esplosa a più riprese prima in Consiglio dei Ministri, poi alla Knesset, ha preso parte in maniera marginale, quasi non volesse confondersi con quei ministri che rappresentavano una minaccia per il governo Sharon. Oggi, sia pure fuori tempo massimo, se ne va con la consolazione di avere le luci della ribalta tutte per se. Ma ecco come lo stesso Sharansky spiega la sua decisione.
Perché si è dimesso?
«Perché ritengo che il programma di sganciamento, a cui mi sono opposto sin da principio, sia molto pericoloso. Richiede un prezzo molto alto in cambio di nulla ed incoraggia il terrorismo. Nel momento in cui è evidente che l´unica giustificazione dell´esistenza di questo governo è la realizzazione di questo programma, non sento di poter farne più parte»..
Ma perché ha aspettato fino ad ora?
«Perché fino ad ora abbiamo sostenuto molte battaglie. Ci sono stati prima il referendum, poi due votazioni del governo, discussioni all´interno del Likud e dibattiti in parlamento. Tutto ciò si è concluso più o meno alcune settimane fa. Subito prima delle feste (della Pasqua ebraica) ho comunicato al Primo Ministro che dopo la Pasqua mi sarei dimesso. Ed quello che faccio».
Non crede che, opponendosi al ritiro, lei oggi conclude un percorso politico che lo ha portato dalla sinistra alla destra?
«Non so che cosa significhi essere più a sinistra o più a destra. Le voglio ricordare che quando ero ministro degli interni nel governo di Barak, mi sono dimesso quando lui è andato a Camp David. In tutti i governi di cui ho fatto parte, di sinistra e di destra, mi sono ostinato a mantenere gli stessi principi. Ho sempre detto e scritto che «l´ampiezza delle nostre concessioni deve essere parallela all´ampiezza delle riforme democratiche dall´altra parte». Con mio sommo dispiacere, sia la sinistra che la destra hanno disprezzato tali principi e sono molto contento che ora ci sia un leader del mondo libero che crede in queste idee e le mette in pratica».
Parla di Bush?
«Sì, Ed è un vero peccato che la leadership dello Stato d´Israele, che è l´unica democrazia della regione, non creda troppo in questi principi».
Scorretto anche Eric Salerno sul MESSAGGERO.
A pagina 16, nell'articolo "Sharansky: no al ritiro da Gaza" scrive:

Sharansky è fautore di una politica nei confronti dei palestinesi che ha poco in comune con democrazia e libertà
In realtà la politica ipotizzata da Sharansky nei confronti dei palestinesi ha molto più a che fare con "democrazia e libertà" di quella promossa da molti filopalestinesi, che non si curano minimanete della natura democratica del futuro Stato palestinese e del fatto che in esso siano o non siano rispettati i diritti umani.

Salerno però spiega il suo pensiero poche righe dopo. Sharansky, scrive, dimettendosi

Non scrive nella lettera ciò che ha da tempo anticipato: ossia di essere fermamente contrario alla restituzione ai palestinesi delle terre occupate da Israele.
Ma Sharansky non è contrario al ritiro in assoluto: lo vuole condizionare alle riforme democratiche nell'Anp e a precise garanzie di sicurezza per Israele.
Ciò che non ha scritto nella lettera non lo ha mai nemmeno anticipato: perchè non lo pensa.

L'articolo prosegue con analoghe mistificazioni sugli scontri di lunedì 2 maggio. Scrive Salerno:

L'adesione della Jihad islamica alla tregua è sempre meno sicura e anche ieri ci sono stati alcuni scontri armati provocati dalle truppe israeliane andate a caccia di "ricercati" nei territori occupati.
La Jihad islamica ha già comunicato che il "periodo di calma" si avvia a conclusione.
Salerno istituisce una fittizia relazione di causa ed effetto con gli scontri.
Che non sono stati "provocati dalle truppe israeliane", ma dalla resistenza dei terroristi all'arresto (quello ucciso aveva con sè una cintura esplosiva), oltre che dall'inazione dell'Anp che avrebbe dovuto arrestare da sè i ricercati ( le virgolette usate da Salerno per questo termine suggeriscono però che per lui i ricercati palestinesi per terrorismo non debbano essere equiparati a quelli del resto del mondo: è chiaro, sono "combattenti per la libertà").
E' importante ricordare che domenica 1 maggio, un'analoga operazione dell'Esercito israeliano, nella stessa zona, aveva portato all'arresto di "un terrorista palestinese della Jihad Islamica che aveva già registrato il video-testamento in cui rivendicava attentato suicida" (vedi Israele.net News in Brief)

Due i morti, un ufficiale
israeliano, ma Salerno non lo scrive: potrebbe anche intendersi un ufficiale dell'Anp
e un capo locale della Jihad, Awni Abdel Ghani, padre di quattro figli
e assassino di cinque israeliani, nonchè impegnato nella progettazione di nuovi attentati, secondo gli inquirenti israeliani.
Secondo gli israeliani era stato tra gli organizzatori di un attentato compiuto da un kamikaze a Tel Aviv
L'informazione, fornita dopo quella sui quattro figli è screditata. In un tale contesto, l'epressione "secondo gli israeliani" suona come un'implicita indicazione di inattendibilità.
Inoltre: non viene indicato il numero dei morti nell'attentato, non viene riferito che il terrorista "era in possesso di mitra, munizioni e cintura esplosiva da attentato suicida" (vedi Israele.net, News in Brief), né che, secondo gli israeliani, stava organizzando un nuovo attentato.

D'altronde, ci assicura Salerno, la situazione sul campo è molto più tranquilla di quanto non dicano gli israeliani, infatti

Una nota positiva è venuta dall'inviato speciale del quartetto (Ue, Usa, Onu e Russia), per il quale gli sforzi palestinesi per mettere ordine nella loro società, tra struttura di governo e quella militare, stanno procedendo bene contrariamente a quanto sostengono elementi dell'esercito israeliano e alcuni ministri di Sharon.
Mentre "gli sforzi palestinesi per mettere ordine nella loro società, tra struttura di governo e quella militare" procedono bene , i terroristi della Jihad islamica, incontrastati, hanno lanciato lunedì pomeriggio (2 maggio 2005) razzi qassam contro Sderot.
E' solo l'ultimo di una serie di episodi di violenza non contrastati dall'Anp (fuoco palestinese contro postazioni e lavoratori israeliani nella Striscia di Gaza, vedi ancora Israeele.net News in Brief).
Di nessuno dei quali c'è traccia nell'articolo di Salerno.

Le vere "provocazioni" però, ci informa Salerno, sono altre. In particolare il conferimento al campus di Ariel, città israeliana con miglia di abitanti, dello status di Università.

Scorretto anche l'occhiello dell'articolo a pagina 19 del GIORNO, che recita:

"Il falco del Likud contrario da sempre a ogni ipotesi di dialogo con i palestinesi"
L'articolo, "Israele Sharansky se ne va: Sbagliato uscire da Gaza", informa invece correttamente che Sharansky
sostiene che ogni avanzamento nei negoziati di pace in Medio Oriente debba essere condizionato alle riforme democratiche nei Territori palestinesi.
Su L'UNITA', nell'articolo "Sharanski lascia il governo: il ritiro da Gaza è un suicidio", Umberto De Giovannangeli fornisce un' interpretazione tendenziosa del pensiero del'ex ministro israeliano.
Per il quale, sostiene u.d.g., "le «società libere» sono per natura buone, e le «società fondate sulla paura» sono malvagie".
Presentata in questo modo la tesi di Sharansky sembra implicare sia che le società libere siano esenti da difetti ed errore, sia che quelle "fondate sulla paura"siano costutivamente inferiori e non possano,a loro volta, diventare libere, liberandosi delle tirannie.
Il contrario di ciò che Sharansky realmente pensa.

Ecco l'articolo:

Il ritiro da Gaza congegnato da Ariel Sharon «aggrava il conflitto, rafforza il terrorismo, allontana la pace». Quel piano è un «tragico errore» che prevedibilmente avrà effetti perversi: non solo non rafforzerà le forze pragmatiche e moderate fra i palestinesi, ma al contrario rischia di inasprire il conflitto nella Regione. È sulla base di questa fosca previsione che il ministro per le questioni della Diaspora Natan Sharanski (Likud) ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’esecutivo guidato da Ariel Sharon. Nel riceverla, il premier ha espresso rincrescimento e ha avuto parole di elogio per l’operato di Sharanski che, a suo parere, molto ha fatto nella lotta mondiale all’antisemitismo. Ex dissidente sovietico, con una lunga esperienza nei Gulag, Sharanski prevede di passare presto alla guida dell’Agenzia ebraica, l’ente parastatale per l’immigrazione in Israele. In Israele Sharanski - che pure ha rivestito cariche di prestigio, fra cui quelle di vicepremier e di ministro degli Interni - non gode di grande popolarità. È entrato in politica cavalcando il voto degli ebrei immigrati dalla Russia. Ma dopo un primo successo eclatante, il suo partito si è sfaldato fra mille polemiche e recriminazioni. Per non uscire del tutto dalla scena politica Sharanski, con un drappello di residui compagni è infine approdato nel Likud. Ben diverso il suo prestigio internazionale. Si contano sulle dita di una mano gli esponenti politici israeliani che sono stati ricevuti nella Casa Bianca (Sharanski ha visto Bush lo scorso novembre) e il cui nome figura nella lista dei cento personaggi più influenti al mondo, secondo la redazione del settimanale Time. Sharanski è entrato di prepotenza nella lista grazie alla pubblicazione di un libro che è stato ripetutamente osannato dallo stesso Bush: «La causa della democrazia: il potere della libertà di vincere la tirannia e il terrorismo». Alla base di questo successo c’è il fatto che le tesi di Sharanski si adattano a pennello ai conservatori Usa. Per l’ex ministro, come per i neocon made in Usa, non esistono mezze misure: le «società libere» sono per natura buone, e le «società fondate sulla paura» sono malvagie. Una visione che Sharanski ha applicato anche al ritiro israeliano da Gaza. Un ritiro senza contropartite, a suo dire, in quanto Sharon ha improvvidamente rinunciato al necessario legame fra le rinunce territoriali israeliani e profonde riforme democratiche da parte palestinese.
In taluni passaggi è sorprendentemente simile all'articolo di u.d.g. sull'UNITA' quello pubblicato sul MANIFESTO a pagina 7, "Contro il ritiro si dimette il superfalco Sharansky". Anche la nostra critica, pertanto, è simile a quella riservata a u.d.g.

Il titolo, che dipinge Sharansky come un "superfalco", è però ancora più scorretto.

Ecco l'articolo:

Prima di lasciare il governo ha ribadito che «il ritiro israeliano da Gaza è un tragico errore» che, invece di favorire il processo di pace, rischia di inasprire il conflitto arabo-israeliano. Poi il ministro per Gerusalemme e le questioni della Diaspora, Natan Sharanski, (Likud) ha consegnato le dimissioni al premier Ariel Sharon. Ex dissidente sovietico, reduce dai gulag, per Sharanski ci sarebbe già pronta una nuova poltrona, alla guida della Agenzia ebraica, l'ente parastatale per la immigrazione in Israele. Sharansky rimarrebbe comunque nel partito, lo stesso di Sharon. L'ormai ex ministro entrò in politica cavalcando il voto degli ebrei immigrati dalla Russia. Recentemente è entrato nella lista dei cento personaggi più influenti al mondo, stilata dal settimanale Time. Il suo merito principale? La pubblicazione di un libro che è stato ripetutamente citato dal presidente Usa Bush come sua fonte d'ispirazione: «La causa della democrazia», cioè il potere della libertà di vincere la tirannia e il terrorismò. Le tesi del testo si adattano a perfettamente ai neocons Usa. Il mondo democratico - sostiene Sharansky - conosce due tipi di leadership: da un lato ci sono quelle che sono pronte ad affrontare il Male a viso aperto, e dall'altro ci sono quelle che cercano di venire a patti. I cosiddetti «pacifisti» e i «realisti» lavorano dunque all'unisono con le tirannie, perché sacrificano i loro interessi di lungo termine per ricavare benefici immediati. Per Sharanski, non ci sono mezze misure: le «società libere» sono per natura buone, e le società fondate sulla paura sono malvagie.
Un trattazione corretta dell'argomento è quella di Graziano Motta a pagina 14 dell'AVVENIRE, nell'articolo "Il ministro "russo" scarica Sharon e appoggia i coloni", non disponibile sul web.


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