L'Europa e la sua inveterata abitudime a trattare sotto banco con Hamas
un precedente alle recenti proposte di escludere il gruppo dalla lista delle organizzazioni terroristiche
Testata: L'Opinione
Data: 21/04/2005
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: Le bugie della Ue di Prodi e gli intrallazzi con Hamas
Da L'OPINIONE di mercoledì 20 aprile 2005 riportiamo un articolo di Dimitri Buffa:
Ieri ci ha pensato l’ottimo Franco Frattini, vicepresidente italiano della commissione Ue con delega alla Giustizia, alla libertà e alla sicurezza, a dire una parola di definitiva chiarezza circa la natura di movimento terroristico di Hamas. Escludendo che la Ue possa rivedere a breve termine la decisione del settembre 2003 di metterlo fuori legge e di congelarne i fondi depositati negli istituti di credito del Vecchio Continente. C’è da dire però che per Javier Solana quella di inciuciare con i terroristi palestinesi sta diventando un’abitudine inveterata. In questi giorni sta trattando diplomaticamente con i capi guerriglieri e con i partner europei perché ci sia un ripensamento. Garanzie che la lotta armata non continui lo stesso però neanche l’ombra. Anzi. E quello che sta accadendo oggi è l’esatta fotocopia di quanto accaduto tre anni fa quando a gestire la patata bollente era la Commissione Ue allora guidata da Romano Prodi. E sempre Solanas era quello che tramava nell’ombra. Recentemente l’intelligence israeliana è stata in grado di sbugiardare lo stesso Solanas che nel 2004 spergiurava che quei contatti che oggi sono sotto gli occhi di tutti all’epoca non ci fossero mai stati. "Odio la parola terrorismo, ho passato gran parte della mia vita tra i combattenti per la libertà come quelli che ci sono in Colombia e penso che noi in Europa siamo stati impressionati troppo dagli eventi dell’11 settembre 2001 e che ciò ha determinato una risposta troppo emotiva.." Questo diceva allo sceicco Yassin (prima che lo eliminassero i servizi israeliani) un politico europeo con grandi responsabilità istituzionali ai tempi della Commissione Ue presieduta da Romano Prodi. Si chiama Alistair Crooke e fu consigliere per la sicurezza di Miguel Moratinos, all’epoca lo speciale inviato europeo per promuovere (chissà come) la pace in Medio Oriente. Era il giugno 2002. Poco più di due anni dopo, il 25 novembre 2004, Javier Solana, allora capo della politica estera della Ue, fu accusato da americani e israeliani di avere avuto contatti con esponenti di Hamas nel periodo più tragico dell’Intifada degli "shahid". Naturalmente Solana negò sdegnato. Certo mai avrebbe immaginato che gli israeliani erano consci delle sue balle. Soprattutto perché avevano le prove che quei colloqui erano avvenuti. Infatti ne parlavano alcuni verbali scritti a mano e poi messi su computer. Sia le "minute" sia le "belle" erano state trovate durante i blitz a caccia dei terroristi della striscia di Gaza. Nel novembre 2002, era stato sequestrato un piccolo dossier in cui erano elencati questi contatti segreti che i delegati europei al Medio Oriente avevano tenuto tanto con le Brigate dei martiri Al Aqsa quanto con Hamas. Nei giorni scorsi Israele ha presentato delle proteste formali alla nuova Commissione europea, ricordando gli spergiuri di quella vecchia presieduta da Prodi. La cosa più grave, che ha fatto imbestialire la diplomazia dello stato ebraico, è il tono dei colloqui intercorsi tra i terroristi di Hamas e l’emissario
Ue Crooke. Alistair Crooke da una parte prendeva impegni con Yassin a far tornare indietro la Commissione Prodi che solo da poco aveva pensato di includere (la decisione avverrà solo un anno dopo) Hamas nella lista dei movimenti terroristici da bandire dal vecchio continente, anche congelando i fondi raccolti dai "fratelli musulmani" nelle banche inglesi e francesi. Un’inclusione, tra parentesi, fortemente voluta dal governo italiano su input di quello statunitense. Crooke parlava con Yassin che cercava di convincerlo che la soluzione buona per i palestinesi era quella in cui gli israeliani si dovevano ritirare dai territori presi nel 1948, cioè l’anno della fondazione dello stato ebraico. "Due popoli in due stati"? Uno slogan buono per le fiaccolate di Veltroni al Campidoglio. E per quelli che si illudono che certi palestinesi vogliano davvero uno stato entro i confini precedenti alla guerra dei sei giorni del 1967. No, Yassin ricordava all’interlocutore europeo, che bontà sua si limitava ad annuire, che i veri confini erano quelli di quando non esisteva "l’entità sionista". Che secondo Yassin era la causa della corruzione di tutta la popolazione araba della Palestina che avrebbe ritrovato la propria pace solo dopo la ricacciata in mare degli ebrei. Crooke però, almeno secondo il resoconto sequestrato a Ghaza, non si era limitato ad ascoltare senza battere ciglio questi discorsi anti
ebraici da Terzo Reich. Era infatti sua cura il giurare solennemente di mantenere segreti i colloqui e i loro contenuti "specie nei confronti di israeliani e americani che avrebbero potuto usarli a loro vantaggio". E discettando dei massimi sistemi, come il concetto semantico di "terrorismo", Crooke, per fare vedere di essere un uomo di mondo, rievocava la su riportata frase in cui in pratica si vantava di avere vissuto a lungo tra quei "combattenti per le libertà" che lui considera evidentemente essere le Farc colombiane. Assassini e narcotrafficanti per la gente comune di qua e di là dell’Oceano Atlantico, ma evidentemente possibili interlocutori politici per lo staff politico della Ue di Prodi. Così come ospiti grati di Luciano Violante in parlamento all’epoca in cui l’ex giudice istruttore che sbattè in carcere la medaglia d’oro della resistenza Edgardo Sogno ricopriva la carica di presidente della Camera dei deputati.
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