Dopo Pisa e Firenze, intolleranza antisemita e antiisraeliana all'Università di Torino
un gruppo di autonomi cerca di impedire una lezione
Testata:
Data: 21/04/2005
Pagina: 49
Autore: un giornalista - Tiziana Castellazzo
Titolo:
Dopo l'aggressione a Shai Cohen, consigliere culturale dell'Ambasciata d'Israele a Pisa e quella all'ambasciatore Gol a Firenze è la volta di Torino.
Un grave episodio di intolleranza si è verificato mercoledì 20 aprile 2005 nell'Università piemontese: violente contestazioni e intimidazioni contro il diplomatico israeliano Elazar Cohen e la docente di Geografia culturale Daniela Santus, che lo aveva invitato a tenere una lezione.

Di seguito, la cronaca della STAMPA di giovedì 21 aprile 2005, che ci sembra troppo equidistante tra aggressori (gli autonomi) e aggrediti (quanti tenevano e seguivano la lezione) e incentrato su domande stravaganti e tendenziose. Non si capisce per esempio perchè l'aver incentrato un corso universitario su Israele dovrebbe essere motivo d'accusa?
Lo sarebbe averlo incentrato sul Canada o sulla Grecia?

Ecco il testo:

La lezione era in programma da settimane. In cattedra, ieri mattina alla facoltà di lingue doveva salire Elazar Cohen, ministro consigliere dell'ambasciata d'Israele, invitato a parlare dalla docente di Geografia culturale Daniela Santos. E già si sospettava che la lezione avrebbe potuto provocare polemiche. Così, infatti, è stato. Davanti al palazzetto Aldo Moro, alle 8 di ieri, si sono ritrovati poliziotti e alcuni esponenti dei collettivi universitari autonomi. Ad alcuni ragazzi è stato impedito di entrare in aula. Altri, che una volta all’interno hanno srotolato uno striscione ed hanno inneggiato alla Palestina sono stati allontanati da agenti della Digos. Risultato: al termine della lezione c’è stato qualche momento di tensione tra studenti e polizia, e tra autonomi e la docente. Che adesso accusa: «Mi hanno minacciata. hanno detto che non mi avrebbero più lasciato tenere lezione. Hanno insultato la mia identità di israeliana, dicendo cose orribili. Del tipo: "gli ebrei non devono più vivere"».
E protestano anche gli studenti e gli autonomi che, ieri, sono andati a parlare con il preside della facoltà di lingue ed hanno presentato un esposto contro la docente. «Le lezioni universitarie - dicono - sono libere a tutti e, a maggior ragione, agli studenti iscritti all’Ateneo. Impedirci di entrare è stata una gravissima violazione dei nostri diritti». Ma l’oggetto del contendere sono anche alcune farsi pronunciate dalla docente durante l’incontro. E più di tutte quella riferita ad Arafat: «Grazie a Dio è morto». Daniela Santus, autrice tra l’altro di numerosi libri su Israele, non ci sta, però, a vedere liquidate così le sue parole: «E’ unanimemente riconosciuto che l’uscita di scena di Arafat ha aperto le porte alle trattative di pace. L’ho detto, è vero, ma era inserito in questo contesto». E a chi l’accusa di aver "piegato" il corso solo su Israele lei replica secca: «Il mio corso è aperto a tutti. Tant’è vero che ho invitato anche personaggi non israeliani. E la prossima settimana a Scienze politiche arriva un gruppo di Gaza. L’unica cosa che mi ha dato fastidio e spaventata sono le minacce che ho subito all’uscita della lezione».
Ecco il pezzo di REPUBBLICA, più corretto:
Brutto episodio di intolleranza ieri mattina a Palazzo Nuovo, che si è tinto di fosche ombre antisemite. All´origine dell´episodio la decisione della docente di geografia culturale della facoltà di lingue, Daniela Santus, di chiedere al ministro consigliere Elazar Cohen dell´ambasciata d´Israele di tenere una lezione ai suoi studenti (circa 150 iscritti) sulle origini del conflitto israelo-palestinesi. Lo scontro è scoppiato subito. Prima e dopo la lezione, che si è svolta comunque, ma solo grazie alla sorveglianza della Digos. Il diplomatico e la docente, da un lato, e gli studenti dei collettivi universitari, dall´altro, che lamentano di non aver potuto assistere alla lezione: «La professoressa ha segnalato alcuni di noi agli agenti, in modo da non farci entrare. Ma le lezioni universitarie - spiegano - sono notoriamente pubbliche e aperte a tutta la cittadinanza. A maggior ragione, gli studenti regolarmente iscritti all´università. L´università deve prendere una posizione chiara e impedire il ripetersi di episodi simili. L´ateneo deve rassegnarsi ad essere anche luogo di contraddizione, proprio in quanto luogo di studio. chi crede realmente nella formazione dovrebbe valorizzare i comportamenti che esprimono atteggiamento critico; tutto il resto è ragion pigra o peggio conformismo travestito da cultura». Dall´altro lato, la docente, che all´uscita è stata attesa e "attaccata" dagli studenti: «Sono stata fraintesa, spiega. Lungi da me il voler cacciare qualcuno dalla mia aula. Ma quest´iniziativa non era e non doveva diventare un´occasione di scontro politico, era solo un momento di approfondimento didattico, una lezione come le altre: mi sono sentita in dovere di tutelare i miei studenti - circa 150 - da forme di contestazione troppo violente, e allo stesso tempo di garantire lo svolgersi della lezione. Ho avvertito preventivamente la questura proprio perché giudico indecoroso che a Torino si possano verificare incidenti come quelli di Pisa e Firenze. Del resto quegli studenti non mi hanno permesso neppure di parlare: non sanno ad esempio che ad un prossimo incontro interverrà a parlare un ricercatore giordano, e che tutti i mercoledì si svolge all´interno del corso un laboratorio di studio della geografia palestinese su testi proveniente da Gaza, coordinato da un madrelingua arabo di religione islamica. Ci sono anche studenti islamici, nella mia classe: oggi sono rimasti tranquillamente seduti al loro posto e hanno rivolto al viceambasciatore delle domande, e lui ha tranquillamente risposto». Razzi accesi, e uova, contro la professoressa giudicata ‘di parte´, e un corteo di protesta che in rettorato è stato ricevuto dal prorettore Sergio Roda, che sul momento ha promesso futuri chiarimenti.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa e La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@lastampa.it ; rubrica.lettere@repubblica.it