Il Medio Oriente, il terrorismo e le forze politiche italiane: Forza Italia
il resoconto del convegno "Democrazia e ideologia del Jihad"
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Data: 21/03/2005
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Autore: la redazione
Titolo: Il Medio Oriente, il terrorismo e le forze politiche italiane: Forza Italia
Religioni, terrorismo, e rapporto tra l’Europa e il fondamentalismo islamico. Questi gli argomenti affrontati al convegno organizzato da Forza Italia all’ex Hotel Bologna a Roma dal titolo "Democrazia e l’ideologia del Jihad" a cui hanno partecipato l’on.Antonio Tajani, Johannes Jansen, Vittorio Emanuele Parsi dell’università di Milano, Bat Yeor, Gerald Steinberg dell’università della Bar Ilan e David Littman.
In questi ultimi anni, per l’on. Tajani, l’Europa ha cambiato il suo atteggiamento che in passato non era equilibrato ed equidistante nei confronti del conflitto mediorientale poiché si è resa conto che soltanto combattendo il terrorismo si può raggiungere una pace giusta. Per sconfiggerlo, però la forza non è sufficiente, ci vuole una volontà politica, attuata anche nel favorire la crescita del popolo palestinese, che Berlusconi ha constatato essere presente nella classe dirigente israeliana.
Al contrario la studiosa Bat Yeor pensa che l’atteggiamento europeo stia peggiorando, anzi che stia letteralmente scivolando in una "dhimmitudine" (da qui la parola Eurabia che ha dato anche il titolo ad uno dei suoi ultimi saggi). L’Europa, infatti, attraverso un sistema di alleanze informali con i paesi arabi del Mediterraneo, creatosi già dagli anni 1973/74 e portato avanti in vari settori come l’economia, la politica, l’immigrazione, promuoverebbe una simbiosi con il mondo arabo, escludendo Israele destinato a scomparire e isolando gli Stati Uniti. Da qui la spaccatura tra le due sponde dell’Atlantico, poiché questi ultimi, al contrario del vecchio continente, hanno deciso di difendersi.
Interessantissimo l’intervento di Johannes Jansen che ha affrontato le differenze tra le tre religioni monoteistiche nei loro rapporti con la politica e con i seguaci delle altre fedi. Mentre l’ebraismo è basato su un codice di normative che chiede molto ai propri "adepti", non pretende nulla dai propri vicini ed è contrario al proselitismo, il cristianesimo è esattamente l’opposto: si occupa più di convertire gli infedeli che pretendere dai propri seguaci. L’Islam, invece, propende per entrambe le cose: ha delle leggi ed è anche missionario. I mussulmani, quindi, sono critici della vita occidentale poiché per essi le nostre leggi sono un offesa alla normativa islamica. L’osservanza stretta della Sha’aria, che ha portato tra l’altro all’uccisione di Sadat, reo di aver fatto la pace con Israele, pone il problema della compatibilità con le leggi create dall’uomo.
Vittorio Emanuele Parsi, docente di politica internazionale, ha parlato delle rivoluzioni in Iran e in Cina della difficile stabilità politica nei Paesi arabi e degli ultimi cambiamenti positivi, il cui proseguimento bisogna incoraggiare, avvenuti in Libano, Afghanistan, Iraq e Palestina.
Gerard Steinberg, direttore del dipartimento di Studi politici, ha invece affrontato il problema del terrorismo e di come lo si può combattere. Esso, infatti, non può essere sconfitto muovendogli guerra con armi convenzionali, ma con l’uso di mezzi tecnici: controlli negli aeroporti, negli autobus, nei locali pubblici, ecc. Bisogna analizzarne le debolezze e colpirlo dove è più vulnerabile usando anche spie e satelliti per l’individuazione dei gruppi che lo attuano.
David Littman infine ha illustrato la grave situazione dell’istruzione nei paesi arabi, soprattutto per quanto riguarda i testi scolastici e l’incitamento al martirio, sottolineando che finché l’Unesco non si occuperà di monitorare seriamente l’educazione dei giovani, ci saranno poche speranze che cessi l’odio e i Paesi arabi arrivino alla democratizzazione.