Il portavoce del governo Sharon spiega perchè è sbagliato pagare riscatti ai terroristi
intervista a Avi Pazner
Testata: Libero
Data: 11/03/2005
Pagina: 6
Autore: Guido Vitale
Titolo: « Non pagare riscatti è un atto d'umanità »
LIBERO di venerdì 11 marzo 2005 pubblica un'intervista di Guido Vitale a avi Pazner, portavoce del governo Sharon e ex ambasciatore d'Israele in Italia, sulla pratica di pagare riscatti ai terroristi per ottenere la liberazione degli ostaggi.
Ecco l'articolo:« Cedere ai rapitori? Quasi dieci anni fa ci siamo cascati anche noi. È stato il più grande errore che potessimo commettere e sono bastati pochi giorni per rendercene conto » . Portavoce del governo di Gerusalemme, diplomatico di rango ( ha rappresentato lo Stato ebraico a Roma negli anni Novanta), grande esperto dei meccanismi interni che regolano la complessa vita politica israeliana, Avi Pazner non ripensa volentieri a quella volta in cui anche Israele cedette alle richieste dei rapitori. Per salvare la vita di sei militari catturati in territorio libanese lo Stato ebraico mise in libertà 1.500 prigionieri palestinesi coinvolti in attività terroristiche. Poche settimane dopo cominciava la prima Intifada e la violenza in Medio oriente conosceva un'escalation senza precedenti. Ma dica la verità, ambasciatore, qualche volta, magari sottobanco, anche gli israeliani un riscatto avranno pure accettato di pagarlo. « Se lo può togliere dalla testa: è un pensiero semplicemente senza senso. Abbiamo dovuto affrontare numerosissimi ricatti, ma non abbiamo mai ceduto. Non abbiamo mai neanche preso in considerazione di pagare riscatti in denaro. Ma non abbiamo mai ceduto nemmeno ad altre richieste, tranne che nell'unico, tragico caso citato. La lezione ci è servita. E non credo proprio che un errore simile possa ripetersi ancora » . Perché non cedete mai? « Motivi umanitari » . Ma come sarebbe, se aveste a cuore i motivi umanitari dovreste piuttosto venire incontro alle richieste dei rapitori pur di salvare gli ostaggi. « Niente affatto. Chi cede a un ricatto stimola la moltiplicazione di questi atti criminali. Per salvare una vittima ne condanna altre decine. Avvia una spirale da cui non c'è che una via d'uscita » . Quale? « La fermezza, che io sappia » . Ma non fu quella l'unica occasione in cui Israele liberò terroristi islamici. « Certo che no. Ma non facciamo confusione. Atti di clemenza, gesti di conciliazione politica ce ne sono stati molti e molti ancora ne seguiranno. In teoria possiamo mettere in libertà anche tutti i terroristi che ci sono capitati a tiro, se eventuali accordi di pace ce lo chiedessero. Ma mai cedendo a un ricatto. Cosa è la volontà politica, cosa è cedere a un ricatto. Questa non è una piccola differenza, non è una sfumatura. La liberazione dei 1.500 prigionieri per noi fu un caso isolato. Ed è destinato a rimanere tale » . Perché Israele allora cedette? « Shimon Peres voleva dimostrare quanto ci è caro salvare la vita di sei ragazzi. Sei contro 1.500: voleva impartire una lezione morale. Poi c'era una madre, la madre di uno dei sei ragazzi prigionieri, una donna straordinaria. Per molti giorni consecutivi è apparsa alla televisione con i suoi appelli accorati. E si temeva che l'opinione pubblica, di solito molto salda di fronte a questi episodi, cedesse. E' stata una grande manifestazione di debolezza, piuttosto che di forza. Abbiamo riportato a casa quei sei ragazzi, ma molti, molti altri avrebbero pagato per quel gesto un prezzo terribile » . Questa è l'opinione dell'esecutivo Sharon oppure un'idea largamente condivisa? « Ritengo che sia un'idea molto chiara per tutta l'opinione pubblica israeliana. Con una sola, comprensibile eccezione: i familiari delle vittime. A loro è consentito chiedere di cedere. Ma noi non siamo tenuti aderire, non possiamo aderire » . Qualche esempio? « Nel 1992 Hamas chiese un riscatto in denaro per liberare un militare, Nachson Waxman, rapito in Libano. Israele preferì lanciare un blitz per cercare di liberarlo. Purtroppo non riuscì. Il ragazzo fu ucciso. Ma l'idea di pagare il riscatto non fu in ogni caso mai presa in considerazione, né prima né dopo » . Non ci sono dubbi, incertezze? « No. E anche se ci fossero, l'esperienza di tutti i giorni li metterebbe in fuga. Non mi sembra che vengano rapiti molti giornalisti americani in Iraq. Eppure ce ne sono tantissimi in circolazione, mentre i colleghi italiani a quanto pare sono stati costretti ad abbandonare il campo » . E perché mai non si rapiscono giornalisti statunitensi? « Perché Washington non pagherebbe. E i rapitori lo sanno » . Dunque Israele non è solo sulla linea della fermezza. « Mi sembra anzi che sia in ottima compagnia. Non solo gli Usa, ma anche la Gran Bretagna, il Giappone e altri Paesi non credo si assumerebbero la responsabilità di cedere. Difatti hanno lasciato che alcuni loro ostaggi fossero uccisi » . Ma questa non è una sconfitta per chi non è riuscito a tutelare i propri cittadini? « Non esiste una via migliore per tutelare la sicurezza dei propri cittadini che quella di dimostrare coerenza e fermezza. Se americani e inglesi si fossero piegati, probabilmente oggi un numero molto maggiore di loro connazionali si sarebbe aggiunto a quello delle vittime » . Cosa vede di diverso fra i riscatti pagati dagli italiani e da altri Paesi? « C'è chi agisce a testa alta e chi, come i francesi, ha preferito pagare sottobanco. Non è una questione di soldi. Qualunque governo, se necessario, può permettersi di tirar fuori il denaro che serve per un riscatto. Pagare o non pagare è solo questione di strategie » . E il modo in cui pagare ? Quella è una questione di stile » .
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