Gli Hezbollah contro l'indipendenza del Libano
due quotidiani fanno da grancassa
Testata:
Data: 07/03/2005
Pagina: 9
Autore: Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: «Hezbollah non accetterà mai ingerenze straniere»
L'UNITA' di lunedì 7 marzo 2005 pubblica a pagina 9 un'intervista a sheikh Naim al Kassem, vice segretario generale di Hezbollah.
L'organizzazione terroristica e antisemita, proprietaria di un'emittente che programma sceneggiati basati sui Protocolli dei Savi Anziani di Sion, è così descritta: "Stato nello Stato, assistenza più guerriglia, Corano più modernità mediatica (possiede una rete televisiva satellitare, al-Manar, giornali e siti web), presenza parlamentare (nove deputati) più capillare radicamento in ogni ambito della società libanese, Hezbollah rappresenta una presenza nel panorama politico, e militare, libanese dalle quale non si può prescindere se si vuole analizzare correttamente presente e futuro del Libano".

Nell'intervista u.d.g. discute con il suo interlocutore delle "accuse" rivolte a Hezbollah da Usa e Israele, di "agire come organizzazione terroristica".
Il terrorista risponde che quello che Israele considera terrorismo è "resistenza armata".
Dichiara poi di sostenere i gruppi terroristici palestinesi, anche se nega legami operativi.

Il senso complessivo dell'intervista, comunque, è l'opposizione alla richiesta dell'indipendenza del Libano e la denuncia dell'opposizione come strumento dei disegni egemonici di Stati Uniti e Israele.

Hezbollah difende la dittatura siriana che lo protegge, individuando in Israele e Stati Uniti il nemico verso cui rivolgere la paura l'odio e la violenza sui quali si fondano le tirannie.

Concedergli una tribuna, senza spiegare che cosa è, è un operazione molto scorretta.

Ecco l'articolo:







«Tutti sanno che se avessimo voluto avremmo portato in piazza centinaia di migliaia di persone. Se in queste settimane non lo abbiamo fatto è perché non intendevamo innescare scontri interni e favorire così quelle potenze straniere che prendono a pretesto la presenza siriana per cercare di imporre il proprio dominio sul Libano». Stato nello Stato, assistenza più guerriglia, Corano più modernità mediatica (possiede una rete televisiva satellitare, al-Manar, giornali e siti web), presenza parlamentare (nove deputati) più capillare radicamento in ogni ambito della società libanese, Hezbollah rappresenta una presenza nel panorama politico, e militare, libanese dalle quale non si può prescindere se si vuole analizzare correttamente presente e futuro del Libano. Di Hezbollah, sheikh Naim al Kassem è il vice segretario generale, secondo solo al leader del «Partito di Dio» sciita, Hassan Nasrallah. Nei giorni scorsi esponenti dell'opposizione libanese hanno avuto contatti con rappresentanti di Hezbollah. «È così - conferma al Kassem -. Per quanto ci riguarda siamo disposti a sederci attorno a un tavolo per discutere di una piena e corretta attuazione degli accordi di Taif, ma non accetteremo mai di sottostare ai diktat americani o alle minacce israeliane: Hezbollah ha dimostrato di saper difendere l'integrità territoriale del Libano avendo la meglio sul potente esercito sionista». E a chi teme che la protesta popolare che da settimane scuote Beirut possa innescare una spirale di contrapposizioni che riporti agli anni terribili della guerra civile, il leader di Hezbollah replica seccamente: «Abbiamo imparato dalla storia. Hezbollah non impugnerà mai le armi contro altri libanesi».
Qual è il punto di vista di Hezbollah sul ritiro a tappe delle truppe siriane di stanza in Libano, annunciato dal presidente Bashar Al-Assad?
«Chi ha davvero a cuore l'indipendenza e l'integrità territoriale del Libano deve sapersi battere contro ogni ingerenza straniera sugli affari interni del nostro Paese. E deve avere ben presente che la prima vera minaccia all'integrità del Libano è venuta ed è ancora rappresentata da Israele. I libanesi non devono dimenticare che il pericolo maggiore non viene dal Nord (la Siria, ndr.) ma dal Sud (Israele, ndr.)…».
Resta inevasa la mia domanda: per Hezbollah il ritiro delle forze siriane è un bene o un male?
«È una scelta che rispettiamo ma che non può significare cancellare le ragioni storiche, economiche, geografiche che sono alla base del legame della Siria. Chi nega questa evidenza ha in mente ben altra cosa che l'indipendenza nazionale…».
E cosa avrebbe in mente?
«Di fare del Libano una provincia del "Grande Medio Oriente" americano. Una prospettiva alla quale ci opporremo decisamente. Non in nome del Corano ma di una vera indipendenza nazionale. Mi lasci aggiungere una cosa: personalmente ho molto rispetto per i giovani che hanno manifestato in queste settimane a Beirut: chiedono trasparenza, democrazia, indipendenza, ma a guidarli vi sono anche politici che hanno fatto parte, e parte rilevante, di un sistema di potere che per lungo tempo ha convissuto molto bene con i "dominatori" siriani…».
Resta il fatto che a chiedere il ritiro totale delle truppe siriane e il disarmo di Hezbollah sia una risoluzione, la 1559, votata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu.
«Quella risoluzione è una indebita ingerenza negli affari interni libanesi, essa sì che minaccia la stabilità e la sicurezza del Libano. Quella risoluzione è un regalo a Israele. Lo ripeto: Hezbollah è pronto a discutere e a farsi parte in carico dell'attuazione degli accordi di Taif, ma non accetterà mai di subire una risoluzione Onu che fa solo gli interessi di Israele».
Lei parla di resistenza, di salvaguardia dell'integrità territoriale libanese, ma Hezbollah è accusato da più parti, a cominciare da Usa e Israele, di agire come organizzazione terroristica.
«Per Israele chiunque si opponga ai suoi disegni espansionistici, in Libano come in Palestina, è un terrorista. Hezbollah rivendica il diritto di resistenza alle forze di occupazione. E' grazie a questa resistenza armata che cinque anni fa abbiamo costretto l'esercito israeliano a ritirarsi da gran parte del Sud Libano».
Israele sostiene che Hezbollah controlla oltre 50 cellule terroristiche nei Territori.
«Hezbollah sostiene la lotta di liberazione dei fratelli palestinesi ma non ha alcun legame operativo con i gruppi dell'Intifada».
Per ultimo vorrei tornare alllo scenario, alquanto movimentato, libanese. Martedì (domani, ndr.) Hezbollah ha convocato una manifestazione nel centro di Beirut. È iniziata la «sfida delle piazze»?
«Non è questa la nostra intenzione. Vogliamo invece mobilitare le masse libanesi contro ogni ingerenza straniera sugli affari interni del Libano. Sarà, ne può star certo, una manifestazione imponente e pacifica».
Più diretto IL MANIFESTO, per il quale quello di Hezbollah sarebbe un "ammonimento a quelle forze che spingono per il ritiro totale della Siria dal Libano mentre il conflitto con Israele non ha ancora trovato una soluzione e il Golan resta occupato dalle truppe dello Stato ebraico". Così l'articolo di Michele Giorgio, a pagina 9,"Libano, il monito di Hezbollah"

Non è chiaro, sulla base di normali standard politici ed etici, perchè il Libano, un paese terzo, dovrebbe accettare di essere occupato dalla Siria " mentre il conflitto con Israele non ha ancora trovato una soluzione e il Golan resta occupato dalle truppe dello Stato ebraico", ma tant'è.
Al MANIFESTO sostengono la solidarietà panaraba, che gli arabi siano o non siano consenzienti. Pretendere l'indipendenza dalla Siria, finchè questa ha un contenzioso con Israele, è un tradimento.

Giorgio si domanda poi come Israele possa chiedere il ritiro dei siriani dal Libano, visto che occupa Cisgiordania Gaza e Golan.
Gli sfuggono le differenze tra i due casi: Israele ha conquistato i territori nel corso di una guerra difensiva e non li usa per attaccare nessuno. Cisgiordania e Gaza , invece, sono le basi di attacchi terroristici diretti contro i civili israeliani.

Per contro, il Libano non ha mai attaccato la Siria. Sotto l'occupazione del regime di Damasco, invece, anche il Libano è divenuto il santuario dell'organizzazione terroristica anti-israeliana ( e anti-occidentale) Hezbollah.

Ecco l'articolo:

Rimasto alla finestra per giorni, sollecitato ad unirsi all'opposizione, Hezbollah, il «Partito di Dio» sciita, ieri è sceso in campo con determinazione, lanciando un chiaro ammonimento a quelle forze che spingono per il ritiro totale della Siria dal Libano mentre il conflitto con Israele non ha ancora trovato una soluzione e il Golan resta occupato dalle truppe dello Stato ebraico. «Lanciamo un appello ai libanesi di tutte le confessioni religiose a manifestare pacificamente martedì (domani) davanti alla sede delle Nazioni Unite, nel centro di Beirut, per denunciare le ingerenze straniere e la risoluzione (dell'Onu) 1559, per difendere la resistenza, preservare la pace civile e respingere la firma di ogni accordocon Israele», ha proclamato lo sceicco Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah. La manifestazione è destinata «ad affermare il nostro sostegno agli accordi di Taef», ha detto il leader di Hezbollah dopo una riunione delle formazioni libanesi filosiriane, organizzata all'indomani dell'annuncio del presidente Bashar Assad di un ridispiegamento in due tempi delle sue truppe dal Libano. Ieri si è appreso che l'inizio del ritiro nella valle della Bekaa comincerà subito dopo l'incontro tra Assad e il presidente libanese Emile Lahud. Il ridispiegamento dei militari siriani dovrebbe essere la prima tappa alla quale seguirà un arretramento completo lungo la frontiera (sul versante siriano, ha dichiarato il ministro Butheina Shaaban). Oggi le truppe di Damasco si muoveranno dal Monte Libano e dal Libano settentrionale verso la parte orientale del paese. Nasrallah ieri ha affermato che il ridispiegamento verso la Bekaa è «un passo positivo per il ripristino degli accordi di Taef», ma non deve essere il preludio al ritiro totale dal Libano. «La presenza siriana - ha spiegato - deve essere mantenuta, per volontà, interesse e la sicurezza dei due Stati che sono in guerra con Israele» (a cui gli Hezbollah hanno ribadito l'invito a ritirarsi dalla regione di Sheeba). Nasrallah ha anche condannato le «ingerenze degli Stati Uniti, dell'Europa, in particolare della Francia, negli affari libanesi». Ma la peggiore interferenza, secondo il capo di Hezbollah, è quella «israeliana» e pertanto l'opposizione deve tenersi lontana da ogni tentazione di concludere un accordo di pace fra il Libano e Israele.

«Attenzione ad un nuovo 17 aprile», ha detto, alludendo all'«accordo di pace» tra lo Stato ebraico e le forze della destra libanese concluso il 17 aprile 1983 e abrogato un anno dopo. Israele da parte sua continua ad applaudire alle pressioni internazionali e dell'opposizione libanese sulla Siria. Un titolo apparso ieri sul quotidiano Haaretz - «Fine dell'occupazione, ma solo di quella del Libano - illustra bene l'atteggiamento del governo Sharon che da un lato invoca il ritiro della Siria e dall'altro dimentica che le truppe israeliane occupano da 38 anni il Golan siriano, Gerusalemme est, Cisgiordania e Gaza. «La risoluzione 1559 non è differente dalle risoluzioni 242 e 338 che chiede a Israele di ritirarsi dai territori che ha occupato nel 1967», ha scritto Zvi Barel sottolineando che «l'ipocrisia degli Stati occupanti non è una cosa nuova».

Proprio ieri il ministro degli Esteri Silvan Shalom si è detto convinto che la Siria «fa di tutto per non applicare la risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu». Israele però fa altrettanto con le risoluzioni 242 e 338. Scende in campo nel frattempo anche l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera e di Sicurezza Javier Solana che ha chiesto «un calendario preciso» del ritiro delle truppe siriane dal Libano «il prima possibile». Solana ha detto di aver «preso atto con interesse» dell'annuncio fatto sabato da Assad ma ha ricordato che l'Ue «attende una applicazione integrale della risoluzione 1559» dell'Onu.

Di Libano e Siria si discuterà molto al prossimo summit della Lega Araba che tra qualche settimana riunirà circa 20 capi di Stato ad Algeri. Il vertice si svolgerà sotto strettissime misure di sicurezza. Circa 15.000 poliziotti presidieranno la capitale algerina ed il ministero dell'Educazione ha addirittura modificato le date delle vacanze di primavera per gli studenti, anticipandone l'inizio di una settimana. Altri summit si sono svolti recentemente ad Algeri, ma non delle dimensioni di quello della Lega Araba che si terrà a marzo, ritenuto «storico» per il numero di capi di stato attesi, per il particolare scenario internazionale e per la annunciata riforma della stessa Lega Araba.
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