Pubblichiamo due articoli sull'Iraq. Da IL RIFORMISTA, C'erano due giudici a Baghdad. La guerriglia fa come la mafia di Anna Momigliano:Uno era curdo, l’altro arabo. Il primo, oltre a essere un giudice, era anche tra i leader dell’Unione patriottica, uno dei due principali partiti curdi, l’altro aveva alle spalle una carriera giuridica decennale, nella corte di sicurezza durante gli anni della dittatura baathista. Entrambi sono stati uccisi ieri, in due attentati separati: Parwiz Muhamoud al-Merani, è stato assassinato davanti alla soglia di casa, insieme al figlio Aryan, un giovane avvocato, anche lui attivista dell’Unione patriottica, da una raffica di colpi provenienti da un’automobile Opel senza targa. Il giudice curdo viveva a al-Adhamyia, quartiere sunnita nel nord di Baghdad, considerato uno dei più pericolosi. Moayad Hamed al-Jader è stato attaccato, invece, nel quartiere di Jadeeda, nella capitale: era protetto da una sola guardia del corpo, rimasta gravemente ferita. L’altro figlio di al-Merani, Kikawz, ha dichiarato in un’intervista all’emittente americana Cnn di non essere sicuro sul perché suo padre e suo fratello siano stati uccisi, se perché giuristi, o perché curdi. Ma le autorità sembrano avere pochi dubbi: al-Merani e al-Jader facevano entrambi parte del Tribunale speciale per i diritti umani, fondato nel dicembre 2003 dall’Autorità provvisoria della coalizione per processare «i casi di genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra commessi dal luglio del 1968 al maggio del 2003». Cioè da quando Saddam Hussein ha preso il potere alla caduta del regime, al momento lo stesso dittatore e altri 11 esponenti di alto profilo del sono in attesa di giudizio.
Da quando il regime di Saddam è stato rovesciato, i ribelli hanno assassinato 20 giudici iracheni, ma è la prima volta che vengono uccisi membri del Tribunale speciale, che consta di circa un centinaio di giudici. Il tempismo dei due attentati non è casuale: il giorno prima il Tribunale ha annunciato che si terranno a breve le prime cinque udienze degli ufficiali baathisti. Nella lista: Barman Ibrahim Hussein, fratellastro di Saddam e fratello di Sabawi Ibrahim Hassan, recentemente catturato; l’ex vice premier Taha Yassin Ramadan; l’ex capo della corte rivoluzionaria Awad Haman Bander Sadun, accusato di avere condannato a morte 143 prigionieri politici; e due dei baathisti che eseguirono le uccisioni commissionate dal giudice, Abdallah Rwayd e suo figlio Muzhir. I cinque sono stati interrogati in settimana da una corte temporanea nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, mentre il processo vero e proprio dovrebbe iniziare a giorni. Lo stesso Saddam Hussein è stato interrogato dai giudici a luglio (era stato trasferito sotto la custodia irachena il mese prima) ma le autorità non hanno ancora stabilito una data per il processo vero e proprio del dittatore, che nell’udienza ha fatto sapere di non riconoscere la legittimità del Tribunale. Secondo la stampa statunitense, altri baathisti sotto la giurisdizione del Tribunale speciale dovrebbero essere processati verso la metà di aprile. Tra questi l’ex vice premier Tariq Aziz, accusato di crimini di guerra in Kuwait e in Iran, l’ex premier Hamza al-Zubaydi, accusato di avere soppresso nel sangue la rivolta sciita del 1991, uccidendo decine di migliaia di persone, e Ali al-Majid, ex ministro della Difesa, meglio conosciuto come "Chemical Ali" per avere lanciato gli attacchi chimici che nel 1988 uccisero 10 mila curdi, il processo dovrebbe iniziare a metà aprile.
Curdi o arabi, sunniti o sciiti poco importa: sono state le istituzioni a essere sotto attacco ieri: oltre all’omicidio dei due giudici, sono esplose due autobomba, di cui una davanti a una base militare. Il bilancio è di 13 vittime, tutti soldati iracheni, e una quarantina di feriti.
Da IL FOGLIO, 2Intesa tra sciiti ecurdi per il governo di unità nazionale":Baghdad. Dopo soli quindici giorni dalla proclamazione dei risultati elettorali, ieri è stato annunciato l’accordo per la formazione di un governo di unità nazionale. Ibrahim Jaafari, candidato premier della lista sciita (140 seggi sui 275 della Costituente), e Jalal Talabani, candidato dei due partiti curdi che hanno ottenuto il 92 per cento dei voti in Kurdistan e 75 parlamentari, hanno infatti annunciato in una conferenza stampa congiunta a Sulaimaniyah, nel Kurdistan, di avere concordato che Jaafari guiderà il governo e Talabani sarà presidente della Repubblica (avrà due vice e con loro, all’unanimità, dovrà incaricare il premier). Non è la prima volta che un curdo ottiene un’alta carica in Iraq (Saddam ne scelse qualcuno, di provata fedeltà al regime), ma è la prima volta che questo risultato è inserito in un processo democratico. Naturalmente l’accordo non si limita alla ripartizione delle cariche, ma ha anche e soprattutto definito una piattaforma politica comune sull’assetto fondamentale della Costituzione. Talabani, infatti, è uno dei leader laici più importanti del medio oriente ed è anche membro dell’Internazionale socialista (spesso inascoltato dai Ds italiani che hanno sempre silenziato la sua ribadita richiesta di inviare in Iraq e mantenere un contingente italiano, a fianco di quello americano). Avendo un forte potere contrattuale, Talabani nei giorni scorsi ha posto condizioni nette alla lista sciita e all’ayatollah al Sistani, suo sponsor, non solo sugli organigrammi, ma anche sulle linee di fondo della prossima Costituzione: unità nazionale, ma solo in un quadro di sostanziale e marcato federalismo, con regioni dotate del massimo dei poteri e soprattutto delle risorse economiche, e rifiuto netto di incardinare la Costituzione e la legislazione sulla sharia. "Il punto di riferimento del nostro ordinamento deve essere il diritto internazionale", hanno detto chiaramente i suoi emissari. L’accordo siglato ieri smentisce dunque tutti gli allarmismi dei media internazionali circa la "islamizzazione" dell’Iraq e fa intravedere la prospettiva di una Carta molto accentuata sul versante del federalismo (tema sul quale gli sciiti sono molto aperti, ma in un quadro di unità nazionale) e di piena mediazione sul ruolo della sharia, con una probabile replica della Costituzione provvisoria, che la indica solo come
uno dei riferimenti della legislazione. Nei prossimi giorni Jaafari e Talabani incontreranno Iyyad Allawi, che avrà sicuramente un posto di rilievo nel governo nazionale, con i suoi 40 deputati e dovranno sciogliere il nodo del ruolo dei sunniti. E’ probabile che verrà loro assegnata la carica soltanto rappresentativa della presidenza della Costituente, ma non è chiaro quale possa essere il candidato più probabile. Il partito di Adnan Pachachi non ha raggiunto il quorum e anche Ghazi al Yawhar, presidente della Repubblica uscente, ha ottenuto un risultato al di sotto delle aspettative. Resta sullo sfondo la sicura reazione negativa della Turchia alla notizia della presidenza irachena affidata a un curdo, ma è probabile che sarà contenuta. Jalal Talabani è infatti il leader curdo più apprezzato da Ankara ed è molto stimato dal premier Tayyp Erdogan, cui pochi giorni fa il segretario
di Stato, Condoleezza Rice, ha fornito di persona ampie garanzie dell’Amministrazione Bush: il Kurdistan iracheno non favorirà mai manovre secessioniste nel Kurdistan turco. A impensierirsi, semmai, sarà il siriano Bashar el Assad, la cui minoranza curda assapora da mesi il contagio democratico che soffia dall’Iraq libero.
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