Abu Mazen, e il dialogo israelo-palestinese, tra gli obettivi di Al Qaeda
il raìs è considerato un "traditore"
Testata: Corriere della Sera
Data: 02/03/2005
Pagina: 1
Autore: Guido Olimpio
Titolo: Ma nella lista dei bersagli di Osama c'è anche il nuovo raìs
Il CORRIERE DELLA SERA di mercoledì 2 marzo 2005 pubblica un articolo di Guido Olimpio sulle strategie di Al Qaeda.
Ecco il testo:

Per i qaedisti il nuovo raìs, il presidente palestinese Mahmoud Abbas, è un « miscredente » che appartiene alla confessione dei Bahai, che ha uno dei centri più importanti ad Haifa ( Israele). Lo chiamano in modo irridente il « principe » e sostengono, per rimarcare la sua scarsa pratica con le questioni islamiche, che « non è riuscito ad imparare a memoria neppure il primo capitolo del Corano » . Dunque è un traditore della causa e va trattato come tale. Stessa sorte per Mohammed Dahlan, uomo forte dell'Autorità palestinese. L'ideologo qaedista, a questo punto, rammenta loro la sorte toccata al comandante Massud, il capo dell'Alleanza del nord in Afghanistan ucciso alla vigilia dell' 11 settembre. Perché si era alleato ai « secessionisti » ( gli sciiti) e ai « Crociati » .
Non sarebbe dunque una sorpresa se Al Qaeda, in modo diretto o con l'aiuto di un gruppo satellite, cercasse di assassinare Abbas. La sua morte potrebbe bloccare il processo di pace in corso. E non solo in Palestina. Un modo per soffocare le speranze di un 1989 in Medio Oriente.
Il progetto destabilizzante è contenuto in un documento diffuso il 10 febbraio e redatto da uno degli scrittori qaedisti. Un manifesto strategico dove sono indicati obiettivi, strategie, mutamenti tattici.
Le future operazioni — scrive Abdallah Muslim — dovranno essere concentrate per lanciare una « grande operazione dentro l'America... La data si sta avvicinando » .
Per l'autore sono passati quattro anni dall' 11 settembre, ma gli americani « non hanno compreso il messaggio » . Per questo il « prossimo attacco sarà forte e anticonvenzionale, mirato a provocare un alto numero di vittime e perdite materiali » . Un ordine che richiama le indiscrezioni — americane — su un presunto appello di Bin Laden dal discepolo Al Zarkawi affinché colpisca all'interno degli Usa. La risposta sarebbe stata: sono troppo impegnato in Iraq.
L'ideologo qaedista poi si sofferma sugli ultimi messaggi di Osama fornendo una analisi interessante. « Non è vero che si è trasformato in politico, lo è sempre stato. Politica e atti militari procedono insieme: l'organizzazione che non impiega entrambi non raggiunge il suo scopo. Ciò spiega perché le bombe di Madrid sono coincise con le elezioni spagnole » . Il richiamo alla strage di Atocha potrebbero confermare l'analisi di chi teme nuovi attacchi in occasione delle prossime consultazioni elettorali.
Trasformandosi in capo operativo « Abdallah Muslim » indica i due fronti d'attacco: Primo: indebolite le forze americane in Iraq e in Afghanistan. Secondo: attaccate gli interessi americani nel mondo, partendo dagli impianti petroliferi nel Golfo Persico.
Le fazioni qediste devono agire per conseguire tre mete: 1) Causare perdite all'economia Usa facendo alzare il prezzo del greggio. 2) Imbarazzare Washington dimostrando che non è in grado di garantire la sicurezza. 3) Creare sfiducia nei confronti degli Stati Uniti nell'area del Golfo.
Gli americani — sostengono i qaedisti — dovranno reagire aumentando la loro presenza nei Paesi arabi e questo creerà « vergogna » portando a una reazione popolare.
Contro gli alleati di Washington il movimento di Bin Laden userà invece la tattica dell'assassinio mirato: « Eliminazione di alcuni presidenti e re, seguita dall'uccisione di ufficiali della sicurezza... I mujaheddin di Al Qaeda nella terra dei due fiumi ( Al Zarkawi, ndr) sono a conoscenza di questi fatti » .
Per i seguaci di Osama nella lista nera c'è il presidente egiziano Hosni Mubarak, i principi sauditi, il re di Giordania Abdallah, gli sciiti e Abbas. Particolarmente duro l'attacco al raìs egiziano: « La sua morte fermerà il suo ruolo di traditore in Palestina » . Il Cairo ha infatti svolto una importante mediazione per convincere i gruppi palestinesi ad accettare la tregua. Passo indispensabile per una ripresa dei negoziati tra Abbas e Ariel Sharon. Oggi accomunati dalla volontà di trovare un accordo e dai pericoli che incombono sulla loro esistenza. Contro di loro si muovono nemici tradizionali ma anche i loro « fratelli » .
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