Hezbollah, il "partito filo-siriano" con tanto di "ben organizzata milizia armata", dice che il Libano deve rimanere in mano ai siriani
sulle pagine del quotidiano cattolico
Testata: Avvenire
Data: 02/03/2005
Pagina: 4
Autore: Antonella Arcomano
Titolo: Hezbollah: «Rompere con Damasco sarebbe un danno grave per Beirut»
Hezbollah, l'organizzazione fondamantalista terroristica e antisemita, che finanzia il terrorismo suicida contro Israele e che starebbe tramando per uccidere Abu Mazen, secondo le sue accuse, è definita da AVVENIRE di mercoledì 2 marzo 2005 "forza politica pro-siriana dotata di una ben organizzata milizia armata", segue un'intervista da cronaca politica, molto rispettosa e senza nemmeno una domanda suscettibile di provocargli irritazione, a Mohammed Afif, portavoce del "partito filo-siriano".

Ecco l'articolo:

Dopo l’euforia per le dimissioni del governo Karami, che hanno segnato una prima vittoria per l’opposizione sostenuta dalla piazza, i libanesi tornano a guardare con inquietudine a hezbollah, forza politica pro-siriana dotata di una ben organizzata milizia armata. Il "Partito di Dio" non ha ancora preso una posizione netta su quanto sta accadendo in Libano e la comunità sciita, rappresentata anche dal partito Amal, non ha partecipato alle manifestazioni che in questi giorni hanno infiammato Beirut. Ma gli "altri" hanno ragione di temere di avere un "nemico" in casa? Ci risponde Mohamad Afif, responsabile delle Relazioni esterne di hezbollah. «Sono timori ingiustificati. Noi siamo libanesi come tutti gli altri, solo che abbiamo una posizione diversa da quella dell’opposizione. In una democrazia è normale che ognuno esprima il suo punto di vista e ci sono anche cristiani, sunniti e drusi che la pensano come noi».
Cosa pensate delle interferenze siriane nella vita politica libanese?
È vero che degli errori sono stati fatti e che gli accordi di Taif non sono stati applicati. Ma è anche vero che la responsabilità non va imputata solo ai siriani, ma pure ai politici libanesi che per lungo tempo hanno accettato la situazione per ragioni di tornaconto personale. La stessa comunità internazionale ha "regalato" il Libano alla Siria, in cambio dell’appoggio di Damasco nella prima guerra del Golfo. Quindi ora ci sembra ci sia dell’ipocrisia in taluni esponenti dell’opposizione, che sono stati fino a ieri parte di quel sistema di governo che adesso demonizzano: come diciamo noi, hanno cambiato di spalla il fucile, per trarre benefici dalla mutata situazione internazionale. A parte questo, riteniamo che sia nel completo interesse dei libanesi mantenere buoni rapporti con la Siria, a cui ci legano ragioni storiche, geografiche ed economiche.
Cosa vi divide dall’opposizione?
Siamo contrari alla risoluzione Onu 1559, che richiede il ritiro della Siria e il disarmo di Hezbollah. Crediamo che questa risoluzione sia stata fatta solo nell’interesse di Israele. È grazie alla nostra resistenza se il Libano del Sud non è più sotto occupazione da cinque anni. E i libanesi non devono dimenticare che il pericolo per il loro Paese viene da Sud. E che Israele ha tutto l’interesse a creare tensione tra le varie comunità religiose per avere il controllo dell’area.
Pensate sia possibile raggiungere un dialogo con le forze di opposizione?
Il dialogo è indispensabile ed è l’unica via da percorrere. Siamo stati noi i primi a chiederlo. In questa fase crediamo sia importante abbassare i toni e sederci intorno a un tavolo discutendo di un tema sul quale potremmo raggiungere un accordo, ovvero l’applicazione degli accordi di Taif, che a differenza della risoluzione 1559 non mettono a repentaglio la sicurezza e la stabilità del Libano. A riprova del suo senso di responsabilità, hezbollah ha evitato il confronto delle piazze. Tutti sanno che siamo in grado di mobilitare centinaia di migliaia di persone, ma non abbiamo voluto opporre manifestazione a manifestazione, proprio per non accrescere la tensione.
Oggi in Libano c’è un pericolo di guerra civile?
Assolutamente no. Nessun libanese vuole la guerra. L’esperienza fatta è stata dolorosa e oggi siamo tutti più saggi e non cederemo a nessun tentativo di provocazione che possa essere istigato dall’esterno. Di sicuro hezbollah non userà mai le armi contro i propri fratelli.
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