La libertà contro il terrore: la strage di Hilla e la pacifica rivolta contro l'occupazione siriana in Libano
l'analisi di Magdi Allam
Testata:
Data: 01/03/2005
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam
Titolo: I popoli arabi e la sfida per la libertà
Il COORIERE DELLA SERA di martedì 1 marzo 2005 pubblica in prima pagina un articolo di Magdi Allam sulla strage di Hilla e sulla rivolta democratica in Libano.
Ecco l'articolo:

C’è un filo conduttore tra l’orrenda strage di oltre un centinaio di civili a Hilla, un mese dopo il successo delle prime elezioni libere in Iraq, e le dimissioni del capo del governo libanese Omar Karame, quindici giorni dopo l’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri. (Ragazzi libanesi, foto Ansa) Due eventi che, a dispetto delle apparenze, testimoniano che il terrorismo in Medio Oriente è alle corde, che un po’ ovunque sta emergendo una forte reazione popolare e una più accentuata maturità delle forze politiche democratiche e liberali. Questo quadro si completa e risulta più esauriente se si considera la ferma condanna o comunque la dissociazione di tutte le forze palestinesi dall’ultimo attentato terroristico suicida di Tel Aviv; la decisione del capo dello Stato egiziano Mubarak di modificare la Costituzione per consentire a più candidati di concorrere alle elezioni presidenziali di settembre; l'apertura dell'Arabia Saudita al resto del mondo per collaborare nella lotta al terrorismo di matrice islamica dopo aver indetto le prime elezioni locali della sua storia.
Quando il terrorismo colpisce a Hilla centinaia di poveri disoccupati in fila per guadagnarsi il miraggio di un posto di lavoro, donne e bambini inermi che si trovavano casualmente nel mercato cittadino, vuol dire che è ormai braccato, che è costretto a sfogare la sua follia omicida contro i più deboli e indifesi. Questo terrorismo non ha mai avuto alcuna legittimità. I fatti rivelano che a massacrare è una rete del terrore che unisce gli ex agenti segreti di Saddam, i fanatici di Bin Laden e criminali comuni.
Coloro che anche nel nostro Paese immaginano la presenza di una «resistenza» giustificano gli attentati se a morire sono i soldati americani o iracheni, mentre li condannano se le vittime sono italiani o civili iracheni. Ebbene di fronte a tanto orrore non si può più andare avanti con l'ipocrisia del doppio parametro etico per cui ci sarebbero un terrorismo buono e un altro cattivo, delle vittime lecite e altre meno. I morti di Hilla riguardano tutti noi così come ci riguarda il sequestro di Giuliana Sgrena. Bisogna finalmente prendere atto che dobbiamo insieme al popolo iracheno contrastare la stessa offensiva del terrore. Se il terrorismo verrà sconfitto in Iraq saremo più al sicuro anche in Italia e in Europa.
È stato confortante seguire ieri sulle televisioni irachene Al Iraqiya e Al Fayhaa la copertura del massacro di Hilla. C'era sì tanto orrore e tanto sdegno. Ma su tutto prevaleva una fortissima volontà di denunciare e sfidare il terrorismo. Sono state trasmesse le testimonianze di decine di terroristi iracheni e di varie nazionalità arabe. La gente ha ascoltato le rivelazioni sul ruolo dei servizi segreti siriani nell’addestramento e smistamento dei terroristi sul territorio iracheno, nonché l’arruolamento e l’indottrinamento alla cultura della morte dei kamikaze da parte di Bin Laden. Tra questi ultimi figurano anche degli immigrati maghrebini e dei macedoni che dall’Europa si sono diretti in Iraq per farsi esplodere tra la gente.
Così come è significativo che le due principali televisioni di sole news arabe, Al Arabiya e Al Jazira , abbiano trasmesso ininterrottamente dalla mattina fino alla sera la cronaca dell’imponente manifestazione di decine di migliaia di libanesi nel centro di Beirut, e la diretta sull’infuocato e inaudito dibattito in Parlamento sull’assassinio di Hariri. Mai da una sede istituzionale araba si erano sentite delle denunce così forti, dei toni così diretti, delle rivendicazioni così decise come quelle espresse ieri dai deputati dell’opposizione. «Governo fantoccio imposto dallo straniero», «Regime colluso con il terrorismo», «Via questo governo che disonora il Paese e tradisce il popolo!»: sono state alcune delle affermazioni altisonanti rimbombate in Parlamento e accolte con sonore ovazioni dalla folla che lo presidiava. Alla fine Karame non ha potuto fare altro che prendere atto del totale isolamento e del totale discredito in cui è precipitato il suo governo filo-siriano.
Mettetevi nei panni del telespettatore arabo che ieri ha seguito gli eventi di Beirut. Ebbene il popolo libanese che sfida il terrorismo di Stato e la minaccia militare siriana, ha offerto una grande lezione di democrazia, così come la diedero otto milioni di iracheni che si opposero con successo al terrorismo recandosi alle urne lo scorso 30 gennaio. Nel mondo arabo è in atto una vera rivoluzione democratica. È giunto il momento di prenderne atto e di dare una mano ai popoli che ambiscono a riscattare la propria libertà troppo a lungo negata.
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