Accordo sul nuovo governo palestinese
e sulla corruzione dell'era Arafat, che ormai tutti riconoscono
Testata: La Repubblica
Data: 24/02/2005
Pagina: 23
Autore: Daniele Mastrogiacomo
Titolo: Abu Ala batte la fronda interna oggi la fiducia al governo palestinese
LA REPUBBLICA di giovedì 24 febbraio pubblica una cronaca di Daniele Mastrogiacomo sulla politica interna palestinese.
Sostanzialmente corretto, l'articolo assumme come nozione scontata la corruzione dell'Autorità palestinese durante la dittatura di Arafat.
Corruzione della quale però LA REPUBBLICA non ha informato i suoi lettori quando il raìs era ancora in vita e potente.

Eccom l'articolo:

RAMALLAH - «Abbiamo raggiunto un accordo con il fratello Abu Ala. La maggioranza dei deputati di al Fatah voterà a favore del suo governo». L´annuncio di Salam Tamari, esponente del partito più forte all´interno dell´Anp, chiude una delle più gravi crisi vissuta in queste ore dai palestinesi. Solo dopo tre giorni di febbrili trattative, di proteste e di scontri che hanno sfiorato il dramma, il Comitato centrale di Al Fatah è riuscito a trovare un´intesa sui nomi che dovranno comporre il futuro esecutivo del premier Abu Ala. Stamani, se non ci saranno altre sorprese, il primo ministro si presenterà in Parlamento e proporrà la lista con i nomi del nuovo governo. L´intesa raggiunta consentirà al primo ministro di ottenere la fiducia. I voti di al Fatah sono determinanti, visto che conta su una schiacciante maggioranza di deputati: 62 su 83. Per la prima volta in tanti anni, una delle tradizionali crisi che hanno da sempre animato la scena politica palestinese si è dunque risolta in tempi brevi.
Certamente più vicini ai canoni di qualsiasi democrazia occidentale dove il balletto delle nomine si consuma tra trattative, minacce, dichiarazioni e continui colpi di scena. Lo scontro era quello di sempre. Tra la vecchia e la nuova guardia: i fedelissimi di Arafat, aggrappati alle posizioni di privilegio che l´anziano raìs garantiva, e le giovani leve decise a fare piazza pulita una volta per tutte.
Ieri, dopo la bocciatura ufficiosa di lunedì sera da parte della maggioranza dei deputati, la prevista riunione del Consiglio legislativo palestinese (il Parlamento) era stata rinviata a stamani. Abu Ala non è andato in Parlamento. Si è presentato nel quartier generale dell´Anp con una nuova lista di ministri, nella quale apparivano solo due dei 15 vecchi nomi indicati lunedì sera: quelli di Nabil Shaath, ministro degli Esteri candidato a diventare vicepremier e di Salam Fayad, ministro delle Finanze, esperto funzionario della Banca mondiale, uomo gradito all´amministrazione Bush. Lo sforzo è stato apprezzato, ma non è bastato alla maggioranza dei membri del Comitato centrale di al Fatah, decisa a chiedere un cambio della rotta con segnali che potevano essere recepiti sia all´interno sia all´esterno. Gli esponenti di al Fatah si riunivano per l´ennesima volta con Abu Mazen per trovare una soluzione. Il vertice è durato ore. Ma i contrasti tra le due anime del principale partito palestinese non sono stati appianati. Così, al presidente del parlamento, Rawhi Fattuth, non è rimasto altro che annunciare il rinvio a stamani della seduta che dovrà approvare il nuovo governo. Hanan Ashrawi, per anni portavoce palestinese e militante dei diritti umani, commentava con chiarezza: «Siamo di fronte ad una scelta storica. La gente è stanca dei vecchi sistemi. Vuole dei ministri che siano realmente capaci, onesti, credibili e che sappiano lavorare».
Aggiungeva Freih Abu Medein, ex ministro della Giustizia: «La maggioranza è per un governo di tecnici, ma il vero problema è di chi lo guida». Messo all´angolo, Abu Ala tentava l´ennesima mediazione rielaborando un terza lista. Inutilmente. La maggioranza dei deputati di Al Fatah insisteva su nomi del tutto nuovi e senza la presenza di alcun membro del Parlamento. Saeb Erekat, capo della delegazione per il negoziato di pace con Israele, dava il suo contributo e si faceva da parte: «Sono un deputato e questo governo non può includere deputati. Non ci possono essere eccezioni». Un segnale importante. Che ha aperto la strada verso l´accordo di ieri notte. Stamani, la prova finale, con il voto di fiducia in Parlamento.
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