Parole chiare del presidente americano
sul Medio Oriente, la democrazia e il terrorismo
Testata: Corriere della Sera
Data: 22/02/2005
Pagina: 8
Autore: George W. Bush
Titolo: Europa
Il CORRIERE DELLA SERA di martedì 22 febbraio 2005 pubblica la parte principale del discorso del presidente degli Stati Uniti George W. Bush a Bruxelles, pronunciato il 21 febbraio.
Parole chiare su molti argomenti, tra i quali il conflitto israelo-palestinese e le speranze di pace, la Siria, la minaccia nucleare iraniana, l'Iraq, la democratizzazione del Medio Oriente, il terrorismo.

Ecco il testo:

Signor primo ministro, grazie per la gentile presentazione e per la calorosa ospitalità. Illustri ospiti, signore e signori, Laura e io siamo molto lieti di essere qui. Sono davvero felice di visitare di nuovo Bruxelles, la capitale di una bella nazione, sede dell’Unione Europea e dell’Alleanza della Nato.
In questo viaggio in Europa seguo delle orme celebri. Più di due secoli fa Benjamin Franklin è arrivato in questo continente ricevendo grandi plausi. Un osservatore scrisse che «la sua fama era più universale di quella di Leibniz o di Newton, di Federico il Grande o di Voltaire, e la sua figura più amata e stimata della loro». Quell’osservatore continuò dicendo che non c’era quasi contadino o cittadino che non lo considerasse un amico dell’umanità. Ho sperato di ricevere una simile accoglienza. Ma il segretario di Stato Rice mi ha detto di essere realista.
Apprezzo la possibilità di poter parlare, in questa grande sala, ai popoli d’Europa. Per più di 60 anni le nostre nazioni hanno affrontato insieme grandi sfide della storia. Insieme ci siamo opposti a ideologie totalitarie con la nostra potenza e la nostra pazienza. Insieme abbiamo unito questo continente con i nostri valori democratici. E insieme segniamo, anno dopo anno, gli anniversari della libertà, dal D-Day alla liberazione dai campi di sterminio, alle vittorie della coscienza nel 1989. La nostra alleanza transatlantica ha reso vani i piani di dittatori, servito gli alti ideali dell’umanità e indirizzato un secolo violento su una rotta nuova e migliore. E anche col passare del tempo non dobbiamo mai dimenticare i risultati che, fianco a fianco, abbiamo raggiunto.
Tuttavia i nostri rapporti sono fondati su qualcosa di più della soddisfazione per il passato. In un nuovo secolo, l’alleanza tra l’Europa e il Nord America è il pilastro principale della nostra sicurezza. Le solide attività commerciali che intratteniamo sono uno dei motori dell’economia mondiale. Questo esempio di libertà economica e politica dà speranza a milioni di persone che soffrono per la povertà e l’oppressione. Sotto tutti questi aspetti la nostra forte amicizia è fondamentale per la pace e la prosperità del globo, e nessuna discussione contingente, nessun disaccordo passeggero tra i governi, nessun potere sulla terra ci potrà mai dividere.
Oggi l’America e l’Europa si trovano di fronte a un momento di grande peso e denso di opportunità. Insieme, possiamo ancora una volta far imboccare alla storia la strada della speranza, che allontani povertà e disperazione e avvicini lo sviluppo e la dignità dell’autodeterminazione, rifugga dal risentimento e dalla violenza e vada verso la giustizia e una pacifica conciliazione delle differenze. Cogliere questo momento richiede idealismo; dobbiamo vedere in ogni persona ciò che c’è di giusto e la capacità di vivere nella libertà. Cogliere questo momento richiede realismo; dobbiamo agire con saggezza e decisione nei confronti di sfide complesse. E cogliere questo momento richiede anche cooperazione, perché quando l’Europa e l’America stanno insieme, non ci sono problemi insormontabili. Mentre le discussioni passate si affievoliscono, mentre i grandi impegni divengono chiari, disponiamoci ad avviare una nuova era di unità transatlantica.La nostra maggiore occasione e obiettivo immediato è la pace nel Medio Oriente. Dopo molte false partenze, speranze infrante e vite svanite, una risoluzione del conflitto tra gli israeliani e i palestinesi è ora a portata di mano. L’America e l’Europa hanno assunto un impegno morale. Non rimarremo a guardare mentre un’altra generazione nella cresce in un clima di violenza e disperazione.
L’America e l’Europa condividono anche un interesse strategico. Contribuendo a costruire una pace duratura, rimuoveremo dei rancori irrisolti che sono usati per fomentare odio e violenza in tutto il Medio Oriente. I nostri sforzi sono guidati da una visione chiara. Siamo decisi a vedere due stati democratici, Israele e la Palestina, che vivono l’uno accanto all’altro in pace e sicurezza. Il popolo palestinese merita un governo che sia rappresentativo, onesto e pacifico. Il popolo israeliano ha bisogno che finisca il terrore e vi sia un partner affidabile e deciso alla pace. E il mondo non deve smettere di adoperarsi finché non si arrivi a una risoluzione giusta e duratura di questo conflitto.
Tutte le parti devono assumere delle responsabilità. Gli stati arabi devono porre fine a ogni istigazione nei loro mezzi di comunicazione, tagliare i fondi al terrorismo, smettere di sostenere un’istruzione scolastica estremista e stabilire relazioni normali con Israele. I leader palestinesi devono affrontare e disarmare i gruppi terroristi, combattere la corruzione, incoraggiare la libertà d’impresa e stabilire una vera autorità nei confronti del popolo. Solo una democrazia può sostenere le speranze dei palestinesi, rendere Israele sicuro e alzare la bandiera di una Palestina libera.
Il successo della democrazia in Palestina dovrebbe anche essere il principale scopo di Israele. Perciò Israele deve sospendere gli insediamenti, aiutare i palestinesi a costruire una economia florida e rendere possibile la costruzione di un nuovo stato palestinese con territori contigui sulla West Bank. Uno stato composto da territori sparsi non funzionerà.
Cerchiamo la pace tra Israele e la Palestina per il valore della pace. Siamo anche consapevoli che una Palestina libera e pacifica possa dare maggior slancio al processo di riforme in tutto il Medio Oriente. A lungo andare non possiamo vivere in pace e sicurezza se il Medio Oriente continuerà a produrre ideologie volte all’assassinio e terroristi che cercano le armi più letali. Regimi che terrorizzano il proprio popolo non esiteranno ad appoggiare il terrore all’estero. Lo status quo della tirannia e la disperazione nel Medio Oriente, la falsa stabilità della dittatura e la stagnazione possono solo portare a un maggior risentimento in una regione martoriata e a maggiori tragedie nelle nazioni libere.
Il futuro delle nostre nazioni e il futuro del Medio Oriente sono collegati e la nostra pace dipende dalle loro prospettive, dal loro sviluppo e dalla loro libertà. Riforme durevoli ed efficaci nell’arco del Medio Oriente non saranno imposte dall’esterno. Devono essere volute dall’interno. I governi devono scegliere di combattere la corruzione, abbandonare le vecchie abitudini di controllo, proteggere il diritto di coscienza e i diritti delle minoranze. I governi devono investire nella sanità e nell’educazione dei loro popoli e assumersi la responsabilità di risolvere i problemi invece di limitarsi a dare la colpa ad altri. I cittadini devono ritenere responsabili i propri governi. Il cammino non è sempre facile, come possono testimoniare tutti i popoli liberi. Tuttavia vi sono ragioni per aver fiducia. Alla fine uomini e donne che cercano il successo della propria nazione rifiuteranno un’ideologia fatta di oppressione, rabbia e paura. Alla fine gli uomini e le donne abbracceranno la partecipazione democratica e il progresso.
Stiamo intanto assistendo ad un arco di riforme che va dal Marocco al Bahrain, all’Iraq all’Afghanistan. Il nostro compito è incoraggiare questo progresso accettando i doveri delle grandi democrazie. Dobbiamo stare dalla parte dei riformatori democratici. Dobbiamo incoraggiare i movimenti democratici. E dobbiamo appoggiare le transizioni verso la democrazia in modi concreti. L’Europa e l’America non devono aspettarsi e non devono pretendere che le riforme avvengano di colpo. Non è avvenuto così nella nostra storia. Al mio Paese sono occorsi molti anni per accogliere a pieno titolo le minoranze e le donne nel sistema americano e questa battaglia non è ancora finita. Tuttavia, mentre le nostre aspettative devono essere realistiche, i nostri ideali devono mantenersi saldi e chiari. Dobbiamo attenderci standard più alti dai nostri amici e partner mediorientali.
Il governo dell’Arabia Saudita può dimostrare la sua leadership nella regione incrementando il ruolo del popolo nella possibilità di determinare il proprio futuro. E la grande e fiera nazione egiziana, che ha mostrato la strada verso la pace nel Medio Oriente, può ora mostrare la strada verso la democrazia.
Il nostro comune impegno per un progresso democratico viene messo alla prova in Libano, un Paese una volta fiorente che ora soffre a causa di un vicino oppressivo. Il regime siriano, mentre deve agire in modo più deciso per fermare chi sostiene la violenza e la sovversione in Iraq, deve anche cessare di appoggiare gruppi terroristi che cercano di distruggere le speranze di pace tra israeliani e palestinesi.
La Siria deve anche porre fine all’occupazione del Libano. Il popolo libanese ha il diritto di essere libero e gli Stati Uniti e l’Europa hanno un comune interesse a che il Libano sia uno stato democratico e indipendente. Il mio Paese e la Francia si sono adoperati per far approvare la risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza, che chiede che la sovranità del Libano sia rispettata, che i militari e gli agenti stranieri siano ritirati, e che si tengano libere elezioni senza interferenze straniere. Negli ultimi mesi il mondo ha visto uomini e donne prendere parte a elezioni storiche da Kabul a Ramallah a Baghdad. E senza l’interferenza siriana, le elezioni parlamentari nella prossima primavera in Libano potranno rappresentare un’altra pietra miliare della libertà.
L’impegno nei confronti del processo democratico viene onorato in Afghanistan. Quel Paese sta costruendo una democrazia che riflette le sue tradizioni e la sua storia e mostra la strada alle altre nazioni della regione. Il presidente eletto sta lavorando per il disarmo e la smobilitazione delle milizie in preparazione delle elezioni per l’assemblea nazionale che si terranno questa primavera.
La popolazione afgana sa che il mondo è dalla sua parte. Dopo tutto, la Germania sta fornendo un fondamentale addestramento alla polizia, il Regno Unito li sta aiutando a combattere il commercio della droga, l’Italia sta dando assistenza nei confronti della riforma del sistema giudiziario, la sempre più importante missione di sicurezza Nato è guidata da un generale turco. I governi europei stanno aiutando l’Afghanistan a farcela e l’America riconosce il valore della vostra leadership.
Insieme dobbiamo spiegare al popolo iracheno che il mondo è anche con loro, perché hanno senz’altro mostrano il loro carattere al mondo. Un iracheno che lo scorso anno perse una gamba a causa di una bomba, ha voluto assolutamente partecipare al voto del 30 gennaio. Ha detto: «Sarei venuto qui carponi, se fosse stato necessario. Non voglio che i terroristi uccidano altri iracheni come hanno cercato di uccidere me. Oggi voto per la pace». Ogni voto dato in Iraq è stato un atto di sfida al terrore. E il popolo iracheno si è guadagnato il nostro rispetto.
Alcuni europei hanno partecipato alla battaglia per liberare l’Iraq, mentre altri no. Ma tutti noi riconosciamo il coraggio quando lo vediamo. E l’abbiamo visto nel popolo iracheno. Tutte le nazione ora hanno interesse che l’Iraq riesca a diventare un paese libero e democratico, che combatta il terrore, che sia un esempio di libertà e una fonte di stabilità nella regione. Nei mesi a venire l’assemblea recentemente eletta in Iraq avrà l’importante compito di istituire un governo, dare sicurezza, incrementare i servizi di base e scrivere una costituzione democratica. Questo è il momento per le democrazie consolidate di dare tangibile aiuto politico, economico e per la sicurezza alla più giovane democrazia del mondo.
In Iran il mondo libero ha uno scopo comune. Per amore della pace il regime iraniano deve cessare di dare sostegno al terrorismo e non deve costruire armi nucleari. Nel salvaguardare la sicurezza delle nazioni libere, non si può escludere nessuna opzione. Tuttavia l’Iran è diverso dall’Iraq. Siamo alle prime fasi della diplomazia.
Gli Stati Uniti sono membri del gruppo di governo dell’IAEA (International Atomic Energy Agency), che ha la responsabilità di affrontare questo problema. Stiamo lavorando in collaborazione con l’Inghilterra, la Francia e la Germania, che si oppongono alle ambizioni nucleari dell’Iran e insistono perché Teheran si adegui alle leggi internazionali.
I risultati di questo modo di affrontare la questione dipendono ora in larga parte dall’Iran. Ci adoperiamo anche perché l’Iran attui le riforme promesse. È arrivato il momento per il regime iraniano di ascoltare il suo popolo, rispettarne i diritti e unirsi al movimento per la libertà che sta crescendo intorno a loro. In tutto il Medio Oriente, dai territori palestinesi al Libano, all’Iraq e all’Iran, credo che l’avanzamento della libertà all’interno delle nazioni costruirà la pace tra le nazioni stesse.
E una ragione di questa convinzione deriva dall’esperienza dell’Europa. In due guerre mondiali, l’Europa ha visto la natura aggressiva della tirannia e il costo terribile della mancanza di fiducia e della divisione. Nella Guerra Fredda l’Europa ha visto che la cosiddetta stabilità di Yalta era una fonte costante di ingiustizia e paura. E ha anche visto che l’ascesa di movimenti democratici come Solidarnosc riusciva ad aprire la cortina di ferro tesa dai tiranni. Il diffondersi della libertà ha contribuito a risolvere vecchi conflitti e l’allargamento della Nato e l’Unione Europea hanno trasformato i rivali in alleati.
L'America sostiene l’unità democratica dell’Europa per la stesse ragioni per cui appoggiamo il diffondersi della democrazia in Medio Oriente: perché la libertà porta alla pace. L’America appoggia un’Europa forte, perché abbiamo bisogno di un partner forte nel duro lavoro di far progredire la libertà e la pace nel mondo. Credo anche che il futuro della Russia sia all’interno della famiglia europea e della comunità transatlantica. L’America favorisce l’adesione della Russia alla WTO (World Trade Organization), perché adeguarsi agli standard della WTO rafforzerebbe i progressi della libertà e della prosperità di quel Paese. Tuttavia, perché la Russia divenga sempre più una nazione europea, il suo governo deve rinnovare l’impegno verso la democrazia e la legalità.
Siamo consapevoli che le riforme non avvengono nell’arco di una notte. Dobbiamo sempre ricordare alla Russia, tuttavia, che la nostra alleanza sostiene la libertà di stampa, un’opposizione vitale, la condivisione del potere e la legalità. E gli Stati Uniti e tutti i paesi europei dovrebbero porre le riforme democratiche al centro del loro dialogo con la Russia.
La nostra alleanza è decisa a mostrare una buona gestione della terra, e per questo è necessario affrontare il problema serio e di lungo periodo del cambiamento globale del clima. Tutti noi abbiamo espresso le nostre opinioni sul Protocollo di Kyoto e ora dobbiamo lavorare insieme per andare avanti. Tecnologie emergenti, come i veicoli a idrogeno, l’elettricità ricavata da fonti di energia rinnovabili, la tecnologia del carbone pulito incoraggeranno una crescita economica responsabile verso l’ambiente.
Con la ricerca, la messa in atto, la promozione di nuove tecnologie nel mondo, tutte le nazioni, compresi i paesi in via di sviluppo, possono progredire economicamente rallentando al contempo l’emissione di gas a effetto serra ed evitando sostanze inquinanti che insidiano la salute pubblica. Tutti noi possiamo usare le potenzialità dell’ingegno umano per migliorare l’ambiente per le generazioni future.
La nostra alleanza è decisa ad affrontare i disastri naturali, la fame e le malattie con aiuti rapidi e solidali. Mentre siamo qui, personale americano ed europeo sta aiutando le vittime dello tsunami in Asia. Il nostro impegno finanziario congiunto per sollevare le vittime dello tsunami e contribuire alla ricostruzione ha raggiunto quasi 4 miliardi di dollari. Stiamo lavorando attraverso il fondo globale per combattere l’Aids e altre malattie nel mondo. E il piano d’emergenza americano ha indirizzato risorse aggiuntive alle nazioni maggiormente bisognose.
Attraverso tutti questi sforzi incoraggiamo la stabilità e il progresso per costruire una base più salda alle istituzioni democratiche. E, soprattutto, adempiamo al dovere morale di curare gli ammalati, dar da mangiare agli affamati e confortare gli afflitti.
La nostra alleanza è anche decisa a difendere la nostra sicurezza, perché ci rifiutiamo di vivere in un mondo dominato dalla paura. I movimenti terroristi cercano di intimorire i popoli liberi e di capovolgere il corso della storia commettendo assassini di grande portata. Non ci faremo intimorire e i terroristi non fermeranno la marcia della libertà. Ringrazio le nazioni d’Europa per la grande collaborazione alla guerra contro il terrore. Insieme abbiamo smantellato le attività finanziarie del terrorismo, rafforzato i sistemi comuni di intelligence, intensificato la cooperazione nel promulgare leggi e migliorato la sicurezza dei commerci e dei viaggi internazionali.
Daremo la caccia ai terroristi dovunque si nascondano. Nell’interesse della sicurezza del nostro popolo e della pace, saremo inesorabili nel dare la caccia agli ideologi dell’odio. L’11 settembre l’America si è rivolta dapprima al problema della nostra sicurezza immediata e a dar la caccia a un nemico. E quell’importante lavoro continua. Abbiamo anche capito che una definizione ristretta della sicurezza non basta. Mentre ci occupiamo di una minaccia presente, abbiamo accettato la sfida a lungo termine di diffondere la speranza, la libertà e la prosperità come grandi alternative al terrore.
Traduzione di Maria Sepa
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