Legare le concessioni ai palestinesi a richieste di riforme democratiche
intervista a Nathan Sharansky
Testata: Corriere della Sera
Data: 21/02/2005
Pagina: 9
Autore: Giuliano Gallo
Titolo: "Io, uno dei ribelli. E' sbagliato agire unilateralmente"
Il CORRIERE DELLA SERA di lunedì 2 febbraio 2005 pubblica un'intervista a Nathan Sharansky, tra i ministri dle governo israeliano che si sono opposti alla decisione del ritiro unilaterale da Gaza.
Le argomentazioni di Sharansky, opinabili, ma razionali e non ignorabili, restituiscono un'immagine più veritiera del dibattito politico israeliano, troppo spesso presentato, in questi mesi, come immerso in un clima di acceso scontro ideologico e di imminente guerra civile.
Senza negare i pericoli dell'estremismo, e senza prendere posizione sulle tesi dell'ex dissidente sovietico, ci sembra per tali motivi di poter affermare che questa intervista costituisce un buon servizio al pubblico italiano.

Ecco il testo:

Gerusalemme. Lui è uno di quelli che hanno detto "no" fin dal principio. E oggi lo ha ribadito, schierandosi contro il suo primo ministro. "E’ molto pericoloso quello che è successo: un’intera parte della popolazione israeliana è stata completamente delegittimata. Nathan Sharansky, ministro degli Affari della Diaspora non si nasconde dietro le parole.

Cosa vuole dire che una parte della popolazione israeliana è stata delegittimata?
Secondo sharon chiunque sia contro il piano di smantellamento delle colonie appoggia le istigazioni alla violenza . Quindi, secondo il nostro primo ministro, non abbiamo votato a favore o9 contro il piano, ma hanno votato coloro che istigano e coloro che non istigano alla violenza…

Ma questo piano non è in fondo ineluttabile?
Io non ho votato contro il piano perché sono contrario, come hanno fatto gli altri ministri. Anzi, ho sempre detto si alle concessioni, anche a quelle più dolorose per lo Stato di Israele. Ma sono convinto che queste concessioni non possono essere fatte unilateralmente. Perché non abbiamo cercato di legarle a richieste di democrazia da rivolgere ai palestinesi? Potevamo farne tante: sciogliere i campi profughi, smettere subito con le istigazioni anti-israeliane nei giornali e sulle televisioni, fare delle riforme economiche.

Non sarebbe un’ingerenza negli affari interni dei palestinesi?
Ero d’accordo con un piano unilaterale fino a qualche mese fa, quando Arafat era ancora vivo. Ma oggi un partner ce lo abbiamo. Sono convinto che se riuscissimo a legare il piano di Sharon con le riforme palestinesi raggiungeremmo molti più scopi.
Mahmoud Abbas ha sicuramente il potenziale per cambiare la situazione, ripongo molte speranza in lui. Ma bisogna considerarlo veramente un partner.
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