Esecuzioni di "collaborazionisti" sotto il governo di Abu Mazen, barriera difensiva più vicina alla linea verde
due notizie d'agenzia
Testata:
Data: 18/02/2005
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Autorità palestinese. Abu Mazen ordina l’esecuzione di tre
Dalla newsletter " Notizie su Israele", del sito ilvangelo.org, riprendiamo due interessanti notizie d'agenzia, che ci auguriamo di vedere pubblicate sui quotidiani italiani.
Autorità palestinese. Abu Mazen ordina l’esecuzione di tre "collaborazionisti"

Secondo una notizia non smentita uscita sul Jerusalem Post del 16 febbraio, il Presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha autorizzato l’esecuzione di tre palestinesi condannati a morte per "aver collaborato" con Israele.
La notizia sarebbe stata confermata al giornale da Sakher Bsaisso, alto rappresentante di Fatah e Governatore dell’Autorità nel Nord della Striscia di Gaza, il quale ha spiegato che i tre erano accusati di aver aiutato Israele a compiere "assassinii mirati" di attivisti palestinesi nella Striscia.
Bsaisso non ha detto quando i tre, la cui identità non è stata resa nota, saranno giustiziati, ma Nessuno tocchi Caino fa presente che i tempi possono essere brevissimi perchè in base alla Legge di Procedura Penale dell’Autorità Palestinese la ratifica della sentenza da parte del Presidente dell’Autorità Palestinese presuppone che siano stati esauriti i due gradi di giudizio e sia giunta anche l’autorizzazione alla esecuzione da parte del muftì della Autorità Palestinese.
Se i tre presunti collaborazionisti venissero giustiziati – rileva Nessuno tocchi Caino - sarebbe la prima volta che accade dopo le due esecuzioni effettuate nel 2001 e autorizzate da Yasser Arafat. Dopo quelle esecuzioni, l’Autorità Palestinese aveva promesso alla Unione Europea che non l’avrebbe fatto più, promessa fino ad oggi mantenuta.
"Sarebbe grave che a ripristinare questa pratica sia proprio il nuovo Presidente dell’Autorità, accreditato come l’uomo del cambiamento democratico in Palestina e del dialogo con Israele," ha dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino e membro della Direzione di Radicali Italiani. "Se il nuovo si presenta così, all’insegna della pena di morte e di qualcosa che persino Arafat aveva alla fine dismesso, c’è da interrogarsi seriamente sulla credibilità di Abu Mazen e sulla sua volontà di voltare pagina. L’Unione Europea intervenga subito e chieda ad Abu Mazen di sospendere le esecuzioni."
Secondo il Jerusalem Post, dopo la sua elezione, Abu Mazen ha approvato decine di sentenze capitali anche nei confronti di palestinesi ritenuti colpevoli di omicidi di criminalità comune.
Le ultime esecuzioni legali in Palestina sono state 3, sono avvenute nel 2002 e tutte per omicidio. I detenuti nel braccio della morte sono almeno 51, tra cui molti "collaboratori" di Israele.

(Nuova Agenzia Radicale, 18 febbraio 2005)


Israele, nuova barriera più vicina a linee demarcazione

TEL AVIV - Il nuovo tracciato della barriera di separazione con i palestinesi della Cisgiordania - elaborato in seguito a severe istruzioni impartite dalla Corte suprema di Gerusalemme - sarà molto più vicino alle linee di demarcazione in vigore nella zona fino al 1967. Invece di includere il 16 per cento della Cisgiordania, ne includerà il sette per cento.
Lo ha precisato oggi la radio militare israeliana, secondo cui il governo dello Stato ebraico è stato convocato per domenica sia per approvare il nuovo tracciato (che non include più la città-colonia di Ariel, nella Cisgiordania settentrionale) sia per confermare lo smantellamento di una ventina di colonie a Gaza e di altre quattro nella Cisgiordania settentrionale.
Questo smantellamento era stato implicitamente deciso nei mesi scorsi quando il governo aveva approvato in termini generali la politica di disimpegno dai palestinesi e il ritiro da Gaza, voluti dal premier Ariel Sharon.
Ma il voto di domenica prossima - è stato spiegato - avrà un valore operativo, in particolare dopo che mercoledì la Knesset (parlamento) ha approvato lo stanziamento di ingenti fondi da destinarsi agli ottomila coloni che dovranno abbandonare le loro abitazioni.

(swissinfo SRI, 18 febbraio 2005)