La "vendetta" di Hamas contro l'autodifesa israeliana
ignorando alcuni fatti essenziali la cronaca di Alberto Stabile avvalora i pretesti dei terroristi per attacare Israele
Testata: La Repubblica
Data: 11/02/2005
Pagina: 19
Autore: Alberto Stabile
Titolo: Gaza, mano dura di Abu Mazen
LA REPUBBLICA di venerdì 11 febbraio 2005 pubblica un articolo di Alberto Stabile sulla decisione di Abu Mazen di rimuovere dai loro incarichi i responsabili della sicurezza palestinese che non hanno impedito gli attacchi di Hamas a Israele.
Stabile,aderendo alla versione di Hamas, scrive che gli attacchi sarebbero stati "compiuti per vendicare la morte di un palestinese colpito ieri sera dal fuoco di soldati israeliani".
Una tesi smentita non solo dal rifiuto subito opposto dall'organizzazione terroristica alla tregua, ma anche dalla morte,precedente a quella citata come pretesto per la ripresa dell'aggressione, di un terrorista di Hamas impegnato a costruire un ordigno.
Stabile, poi,omette di scrivere che il "palestinese" "colpito ieri sera dal fuoco di soldati israeliani" si stava infiltrando insieme ad altri tre in un insediamento.
Di cosa si è "vendicata", allora, Hamas? Del fatto che gli israeliani non si fanno uccidere nelle loro case senza difendersi?
Degna di nota anche la frase: "la controffensiva politica di Israele non si è fatta attendere". Di per sè corretta, ma un po'sottotono se paragonata a ciò che Stabile usa scrivere quando la controffensiva di Israele non è politica, ma militare. In quei casi, quando non usa lo scorretto termine "rappresaglia", sottolinea comunque la "durezza" della reazione, e invoca altre risposte.
Quando Israele mette in atto proprio queste "altre risposte" non sarebbe il caso di sottolinearlo? Scrivendo anzitutto che non vi sono state risposte militari?

( a cura della redazione di Informazione Corretta)

Ecco l'articolo:

GERUSALEMME - In mattinata ha dato «ferme istruzioni» ai responsabili della sicurezza di Gaza perché fermassero i razzi di Hamas contro gli insediamenti ebraici. Nel pomeriggio, insoddisfatto della loro reazione, li ha licenziati in tronco. Abu Mazen fa sul serio per dimostrare che la «tolleranza zero» contro il terrorismo non è solo una promessa. E ieri, al termine di una seduta urgente a Ramallah del Comitato centrale di Al Fatah, ha rimosso dai loro incarichi il capo della polizia Abdel Razek al Majaydeh, il capo della sicurezza a Gaza Saeb al Ajez e il comandante delle forze di sicurezza nel sud della Striscia Omar Ashur. E altre teste potrebbero cadere. Il presidente palestinese ha inoltre «dato ordine ai capi della sicurezza di assumere le loro responsabilità nel prevenire ogni violazione degli accordi che tutelano gli interessi nazionali». Non solo reprimere, anche prevenire.
L´incipiente crisi, a due giorni dal vertice di Sharm El Sheik in cui Ariel Sharon e il leader palestinese hanno annunciato la fine delle violenze da ambo le parti, è così sventata. A partire dalla notte di mercoledì una cinquantina tra razzi e colpi di mortaio sparati dall´ala militare di Hamas si è abbattuta su alcune colonie ebraiche a Gaza, causando danni materiali ma nessuna vittima. Hamas, che da subito si era dichiarata non vincolata dalla tregua, ha rivendicato gli attacchi compiuti per vendicare la morte di un palestinese colpito ieri sera dal fuoco di soldati israeliani. E la controffensiva politica di Israele non si è fatta attendere. Per prima cosa è stata rinviata una riunione israelo-palestinese di coordinamento per la sicurezza che avrebbe dovuto svolgersi proprio nel pomeriggio di ieri e, in una nota inviata all´Anp, Sharon ha indicato che «questi attacchi sono una palese violazione del cessate il fuoco, e devono terminare».
Contemporaneamente lo stato ebraico ha avviato contatti con l´Egitto e gli Stati Uniti chiedendo loro di fare pressione sull´Autorità. Infine Sharon ha fatto sapere che se l´Anp non fosse riuscita a porre fine al fuoco, avrebbe inviato l´esercito. Proprio ieri Abu Mazen aveva indicato che avrebbe ripreso il dialogo con Hamas e con la Jihad Islamica nei prossimi giorni per cercare di convincerli ad aderire alla tregua.
Ma gli attacchi di ieri potrebbero rimettere tutto in discussione. Di «sfida» degli estremisti nei confronti del nuovo leader hanno parlato vari rappresentanti dell´esecutivo israeliano. Tra loro il ministro della difesa Shaul Mofaz che ha sottolineato anche l´irruzione che un gruppo di armati di Hamas ha fatto in una prigione di Gaza per liberare alcuni loro uomini arrestati dai servizi di sicurezza dell´Anp.
Leggendo l´attacco come una provocazione contro il «nuovo corso» della dirigenza palestinese Israele per ora non ha replicato militarmente. E non sembra neppure intenzionato a sospendere la liberazione di centinaia di detenuti palestinesi, la restituzione al controllo dell´Anp di cinque città cisgiordane e il ritorno in Israele di migliaia di lavoratori palestinesi.
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