La lotta al terrorismo inizia dai banchi di scuola del mondo arabo e dell'Anp
dove continua l'incitamento all'odio
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Data: 10/02/2005
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam - Martino Cervo
Titolo: Meno fanatismo nei libri di scuola - Ammaza l'ebreo e vai in paradiso
Il CORRIERE DELLA SERA di giovedì 10 febbraio 2005 pubblica in prima pagina un articolo di Magdi Allam, "Meno fanatismo nei libri di scuola", sui progetti di riforma dell'educazione nel mondo arabo, annunciati dall conferenza dei ministri dell'istruzione dei paesi del Golfo, a Kuwait City.
Ecco il testo:

Quando erano Israele e gli Stati Uniti a protestare e invocare una radicale revisione dei testi scolastici negli Stati arabi, individuandovi una causa fondamentale della crescita della cultura dell'odio e della morte, i leader arabi insorsero contro quella che definirono un'inaccettabile e ingiustificata interferenza nei propri affari interni, mentre le autorità religiose denunciarono addirittura un « complotto sionista- americano » contro l'Islam. Tuttavia ora che il terrorismo colpisce meno Gerusalemme e New York, e molto più Bagdad, Riad e Kuwait City, i Paesi arabi si sono ravveduti.
E hanno lanciato il contrordine: la riforma radicale del sistema scolastico è la priorità nella strategia di lotta al terrorismo, a partire dai testi islamici impartiti agli studenti. Se si manterrà fede a questo impegno, sarà la più vistosa rivoluzione ideale e culturale nel mondo arabo dopo l'affermazione degli Stati nazionali.
« E' giunta l'ora di emendare i programmi dell'educazione islamica al fine di divulgare la cultura della tolleranza, del rispetto del prossimo e della pluralità di opinioni. In questo modo potremo contenere il fenomeno del terrorismo e sradicare le cause che lo alimentano » , ha affermato Abdel Rahman al Attiya, segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo, inaugurando a Kuwait City la riunione dei ministri dell'Istruzione dei Paesi membri ( Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Bahrain, Oman, Qatar) in aggiunta allo Yemen.
« Vogliamo che gli insegnanti facciano gli insegnanti e non i muftì, i giureconsulti islamici. Tutti gli insegnanti non devono andare oltre il proprio specifico insegnamento diffondendo idee e valori che non ci appartengono. Sanzioneremo qualsiasi insegnante che trasgredisca il suo compito istituzionale » , ha chiarito Mohammad al Rashid, il ministro dell'Istruzione saudita, poche ore prima che da Riad arrivasse la notizia delle sue dimissioni.
« La riforma dell'Istruzione è il primo passo verso il risanamento generale a cui aspirano tutti gli Stati islamici per passare dalla fase della fondazione e costruzione a quella dello sviluppo e della crescita. Abbiamo bisogno di un Rinascimento che deve basarsi su un'istruzione che si ispiri alla modernità » , ha detto Abdel Aziz bin Osman al Tuwejri, segretario saudita dell'Isesco ( Organizzazione islamica per l'educazione, le scienze e la cultura). Lo scorso dicembre ad Algeri i ministri della Cultura dell'Isesco avevano sottoscritto uno « Statuto islamico per la diversità culturale » in cui si afferma il principio della « pari dignità tra le culture, le civiltà e le lingue » , il diritto alla « diversità delle culture, identità, visione dell'uomo e della vita, fedi nei messaggi celesti, principi, valori, idee e credenze ereditate dalle generazioni, senza pressioni o costrizioni, senza alcuna forma di repressione religiosa, culturale o linguistica, in ottemperanza al detto divino " O uomini, in verità Noi v'abbiam creato da un maschio e da una femmina e abbiam fatto di voi popoli vari e tribù a che vi conosceste a vicenda" ( Corano, XLIX, 13) » .
Parole che di fatto prendono le distanze dall'oscurantismo ideologico che divide il mondo tra fedeli e infedeli, tra Casa dell'islam e Casa della guerra o tutt'al più Casa della tregua o del patto. Il punto è come tradurre i nobili principi in atti concreti, come redigere testi scolastici in grado di forgiare menti e personalità impregnate dei valori della pace e della tolleranza, di una cultura della vita.
Secondo il già citato al Attiya, che è cittadino del Qatar, « non ci può essere riforma dell'ordinamento scolastico se non comprende la riforma dell'educazione religiosa » . A suo avviso questo compito deve essere affidato a « ul ema e esperti moderati, fautori dell'orientamento mediano nella religione » . Attiya arriva a suggerire che « nelle scuole si insegnino soltanto gli aspetti cultuali obbligatori nell' islam » . Concretamente significa niente ideologia.
Per il quotidiano kuwaitiano Al Rai alAam è ora di finirla con l'ipocrisia: « Tutti invitano all'islam della moderazione. Ma che cosa è la moderazione? In realtà c'è soltanto una differenza di grado tra il terrorismo che uccide e il pensiero che condanna gli altri per apostasia. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che questo pensiero è presente nella nostra cultura e nel nostro sistema scolastico.
Non potremo mai risolvere il problema del terrorismo se prima non ammettiamo che il male è dentro di noi.
Il bando ai messaggi d'odio dovrà certamente riguardare anche l'Anp, il suo sistema scolastico e i suoi media. Finora ben poco è stato fatto, come spiega un articolo di Martino Cervo pubblicato da LIBERO a pagina 7, "Ammazza l'ebreo e vai in paradiso", che riportiamo:
Nathan Sharansky è ministro del governo Sharon. Ebreo di origine ucraina, eroe del dissenso sovietico incarcerato per anni dal regime di Mosca, è diventato uno dei punti di riferimento della " dottrina Bush". Gli esperti di politica estera annoverano il recente saggio di Sharansky " The case for democracy" tra le letture decisive del presidente americano, che ha spesso convocato l'ex dissidente alla Casa Bianca per incontri riservati. Ora Sharansky gioca il peso del suo nome e del suo prestigio per pubblicizzare uno studio condotto dal Palestinian Media Watch, un istituto che monitora i mezzi di comunicazione nei territori palestinesi. Il titolo del report è quanto mai eloquente: « Ammazza un ebreo e vai in paradiso » . Cogliendo l'occasione delle celebrazioni della memoria dell'Olocausto, Sharansky, scriveva ieri ilWeekly Standard ( giornale statunitense vicino ai neoconservatori), ha lanciato l'allarme: « La propaganda antisemita avvelena la società palestinese come accadde in Germania ai tempi del nazismo » . Frase non esagerata se si dà anche solo una rapida scorsa al testo dello studio, a cura di due ricercatori del Palestinian Media Watch, Marcus e Crook. Le venti pagine sono un concentrato di citazioni, interviste, estratti da programmi tv diffusi dai canali dell'Autorità nazionale palestinese che fanno capire di quanti passi concreti e di quanta volontà politica avrà bisogno la tregua firmata due giorni fa da Sharon e Abu Mazen. Il rapporto ( consultabile in lingua inglese al sito http: / / www. pmw. org. il/ KAJ- eng. htm) è diviso in tre sezioni che replicano i tre passaggi della strategia della propaganda antisemita diffusa nell'Anp. Primo: un'etichettatura di massa appiccicata su Israele e gli ebrei in generale. La natura ebraica è mostrata come intrinsecamente malvagia: esperti psicologi hanno spiegato di fronte alle telecamere della tv palestinese che « i bambini ebrei vengono allattati con odio e complessi di superiorità che condizionano la loro personalità » . Pupazzi animati nei programmi per bambini incitano i piccoli telespettatori a « non fidarsi degli ebrei, che possono colpire in qualsiasi momento » . Nei manuali scolastici si legge che « Perfidia e slealtà sono i tratti caratteristici della popolazione ebraica » , mentre nel cruciverba di un popolare quotidiano la definizione « tratto tipico dell'ebreo » corrisponde a « traditore » . Non mancano esempi, dal 2000 alla fine del 2004, di autorità accademiche che associano gli ebrei a « maiali » , « scimmie » , « asini » , nonché a « discendenti del demonio » . Un insegnante di religione ha spiegato alla tv palestinese che « gli ebrei hanno alterato la Bibbia, modificando la vera religione » , mentre il dottor al Astal ha dichiarato che « Israele è stata fondata in base ai Protocolli di Sion » . La seconda fase è la « creazione della minaccia » : le caratteristiche dell'ebreo sono presentate come un pericolo mondiale. Gli israeliti punterebbero al « dominio mondiale dei media » , « uccidono per natura » chi è diverso da loro. Sarebbero inoltre responsabili « dello scoppio della seconda guerra mondiale » , « dello sterminio di alcuni ebrei sgraditi nei campi di concentramento in accordo con la Germania » , perfino ( dicembre 2004) dello tsunami asiatico. Un altro cruciverba del quotidiano Al- Hayat Al Jadida riportava la seguente definizione: « Luogo ebraico per eternare le bugie dell'olocausto » . Risposta: Yad Vashem ( il luogo della memoria della Shoah, ndr). Poche settimane fa lo sceicco Ibrahim Mudayris, sentito dalla tv palestinese, ha detto: « Gli ebrei sono ebrei. Le loro caratteristiche sono la rovina della nostra terra. State attenti: sono un cancro negli stati arabi » . Il terzo passaggio è l' « eliminazione della minaccia » : una volta definiti caratteri e azioni degli ebrei, si dipinge la necessità di estirparli. Il rettore di una importante scuola islamica ha detto nella stessa tv palestinese: « Laburisti o del Likud, tutti gli ebrei sono bugiardi. Vanno macellati e uccisi. È proibita la pietà nei loro confronti » . In più occasioni capi religiosi hanno ripetuto che « la salvezza dipende dallo sterminio degli ebrei » . Uno degli slogan più in voga è quello recitato in un video- testamento da Reem Riyashi, la 21enne kamikaze che ha dilaniato quattro israeliani: « È sempre stato mio desiderio trasformare il mio corpo in una bomba contro i sionisti e bussare alle porte del paradiso con i loro teschi » . Purtroppo non sono novità. Ma il fatto che ora Sharansky si sia fatto sponsor dello studio è un ulteriore segnale che la Casa Bianca non intende più avallare lo status quo.
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