L'Europa non sa riconoscere il nemico islamista
e tratta bene i nemici della democrazia
Testata: Il Foglio
Data: 03/02/2005
Pagina: 2
Autore: Caroline Fouret
Titolo: Islamisti "jihadisti" e "riformisti", un distinguo pericoloso per l'Europa
IL FOGLIO di giovedì 3 febbraio 2005 pubblica, riprendendolo dal Wall Street Journal e da Milano Finanza, un articolo di Caroline Fouret, la giornalista francese che ha smascherato la doppiezza dell'intellettuale islamista Tariq Ramadan.
Ecco il testo:

Parigi. Il mondo occidentale, ma in particolare l’Europa, è il principale campo di battaglia per gli islamisti. I servizi segreti neutralizzano regolarmente piani di attentati terroristici contro obiettivi europei. Nelle scorse settimane, Francia, Germania e Italia hanno scoperto presunte cellule terroristiche sul proprio territorio, e anche alcuni reclutatori per l’insurrezione in Iraq. Ma l’Europa rappresenta la prima linea del fronte anche per gli islamisti che hanno deciso di seguire un approccio più "politico".
Quasi cinque anni fa, Sheik Yusuf Qaradhawi, popolarissimo imam del canale televisivo Al Jazeera e presidente dell’European Fatwa Council, era stato molto chiaro: "Con l’aiuto di Allah, l’Islam tornerà in Europa, e gli europei si convertiranno all’Islam. Poi anche loro potranno propagare l’Islam in tutto il mondo". Questo teologo (che gode di un grande ascolto in Europa e nel mondo
arabo) non pensa che la riconquista debba essere fatta per forza con la spada. A suo giudizio, la religione dell’Islam preparerà il terreno. "Ritengo che questa volta la conquista non sarà fatta con la spada ma con il proselitismo
e l’ideologia". Gli islamisti che hanno subito l’influenza dei Fratelli Musulmani (il gruppo fondato da Hassan al-Banna in Egitto nel 1928) sono totalmente d’accordo. Dopo il loro fallito tentativo di assumere il potere in Egitto, e ancor più dopo avere perso la guerra civile in Algeria, l’Europa è diventata la massima priorità. Che scelgano l’opzione jihadista (come Ayman al-Zawahiri, il numero 2 di al Qaida) o un approccio "riformista", gli islamisti ispirati dai Fratelli Musulmani perseguono tutti lo stesso sogno, espresso da Hassan al-Banna, di "far sventolare la bandiera dell’Islam dovunque viva un musulmano". Le loro strategie sono molteplici. (…) In Nord Africa e nel Medio Oriente, dove rappresentano una minaccia diretta per i regimi al potere, sono tenuti strettamente sotto controllo o addirittura incarcerati. Ma in Europa possono sfruttare la libertà di parola e la democrazia, nonché la mancata integrazione degli immigrati arabi. Qui reclutano facilmente nuovi adepti, offrendo a migliaia di musulmani emarginati un rinnovato orgoglio e una famiglia politica unita dalla fede in un Islam radicale. L’occidente viene usato come un formidabile campo base per il reclutamento di nuove truppe. Grazie a loro, gli islamisti sperano di riuscire a prendersi la propria
vendetta in oriente. E’ per questo che i leader dell’Islam politico radicale si trovano più spesso a Londra o Ginevra che a Kabul o Baghdad. Yusuf Qaradhawi, l’imam telegenico, avrebbe dovuto essere nominato Guida Ufficiale del movimento dei Fratelli Musulmani in Egitto. Ma ha rifiutato l’incarico, dicendo che la sua missione in Europa era più importante. Di fatto, mantiene una grandissima
influenza come presidente dell’European Fatwa Council (con sede a Londra), che emana le fatwa per i musulmani europei. Una di queste fatwa giustifica gli attentati suicidi contro la popolazione civile. (…) Hamas, il braccio armato dei Fratelli Musulmani in Palestina, ha sfruttato questa fatwa per giustificare le proprie operazioni. L’uomo che guida i musulmani in Europa dice anche che
qualsiasi contatto con gli ebrei deve essere fatto "con la spada e il fucile". Ciononostante, è stato proprio Qaradhawi la persona che Ken Livingstone, il sindaco di Londra, ha abbracciato in occasione di una manifestazione in favore del chador svoltasi nella capitale inglese lo scorso 17 luglio. Questa città, essendo diventata un rifugio sicuro per l’Islam politico, ha oggi un nuovo soprannome: "Londonistan". I personaggi principali sono ben noti: Abu Hmaza, Abu
Qatada o Omar Bakri, un esule siriano che non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per Osama bin Laden. Molto meno nota è la Leicester Foundation, creata da islamisti pakistani per diffondere le idee di Sayyid Qutb, il pensatore egiziano che ha ispirato bin Laden a invocare il jihad contro gli "apostati tiranni", e di Sayyid Abul- Ala Mawdudi, il teologo pachistano che predicava il ritorno alla legge della sharia. Pur essendo un’istituzione di radicale propaganda, ha ricevuto un’onorificenza dal Principe Carlo, cosa che dimostra nel modo più lampante che gli islamisti fanno bene a scommettere sull’ingenuità delle democrazie occidentali. (…)Un altro sicuro rifugio degli islamisti non ha ancora deciso di passare all’azione: la Svizzera. Con la sua lunga tradizione di neutralità e il suo ruolo di centro bancario internazionale,
esita ad assumere un atteggiamento severo contro islamisti che godono ancora
del sostegno morale (e molto spesso finanziario) degli investitori sauditi. All’inizio degli anni Sessanta, con il patrocinio e la protezione della famiglia reale saudita, il discepolo preferito di Hassan al-Banna, Said Ramadan, ha potuto fondare un centro islamico a Ginevra, che è servito da sicuro rifugio per i Fratelli Musulmani e come campo base per i fondamentalisti che vogliono islamizzare il Continente. Dopo la sua morte nel 1995, i suoi figli, tutti membri del comitato direttivo del Geneva Islamic Center, hanno proseguito la battaglia. L’attuale direttore del centro, Hani Ramadan, è stato recentemente licenziato dal ministero dell’istruzione svizzero per avere giustificato, in un articolo pubblicato sul Monde, la lapidazione come un atto di purificazione e definito l’Aids come una punizione divina. E’ anche famoso per avere invitato i giovani francesi a disertare l’esercito durante la guerra in Afghanistan e per avere organizzato proteste "contro gli infedeli" davanti al palazzo delle Nazioni Unite con numerosi ex militanti dell’organizzazione terroristica algerina Gia. (…) Un rapporto dei servizi segreti svizzeri contiene, tra le altre cose, la testimonianza di un ex infiltrato nel centro, che dichiara di avere partecipato nel 1991 a un incontro fra Ayman al- Zawahiri, Omar Abd-el-Rahman (l’architetto del primo attentato al World Trade Center) e due figli di Said Ramadan: Hani e Tariq. Tariq Ramadan ha provocato grandi polemiche in Europa e negli Stati Uniti. Invitato lo scorso anno dall’università di Notre Dame per insegnare "la pace tra le civiltà", gli Stati Uniti non gli hanno concesso il visto di entrata per ragioni di sicurezza, attirandosi aspre critiche da più parti. Ma nonostante il suo apparentemente angelico e irreprensibile messaggio, Tariq Ramadan non ha in realtà nessuna qualifica per insegnare la "pace tra le civiltà". (…) Nelle sue cassette e nei suoi libri, distribuiti nelle librerie islamiste radicali, impiega un linguaggio che riprende gli insegnamenti di Hassan al-Banna, senza alcuna analisi critica. Ramadan appoggia apertamente Hamas come movimento di "resistenza". Quando gli è stato domandato se approvava l’uccisione di un bambino israeliano di otto anni (che potrebbe crescere e diventare un soldato), ha risposto in questo modo: "L’atto in sé è moralmente condannabile, ma contestualmente giustificabile", poiché "la comunità internazionale ha messo i palestinesi nella mani degli oppressori". Fedele al nuovo orientamento dei Fratelli Musulmani, Tariq Ramadan ha proclamato che l’occidente è dar al shaada, ossia terra di missione religiosa. Sfrutta la sua posizione di prestigio per dire alle giovani donne che una buona musulmana deve essere pudica e quindi velata, per descrivere l’omosessualità come uno "squilibrio
mentale", per giustificare la poligamia e per scoraggiare i matrimoni misti fra musulmani e non musulmani. (…) Tariq Ramadan vuole fare dell’America la sua prossima missione, nella speranza di sedurre la comunità degli afroamericani e persino la sinistra americana. Malgrado diversi intellettuali (spesso arabi o musulmani) insistano già da almeno 15 anni sulla sua dannosa influenza, ci sono sempre stati altri intellettuali (il più delle volte progressisti occidentali)
pronti a farsi ingannare dal suo duplice messaggio. Anche, e soprattutto, quando afferma di essere una vittima di una cospirazione sionista o antiislamica. Proprio qui sta la grandezza e la debolezza della democrazia: persino coloro che la detestano sanno come sfruttarla a proprio vantaggio. Che siano terroristi o "semplicemente" dei politici, gli islamisti rappresentano una grave minaccia per le democrazie occidentali. Questo movimento di guerriglia clandestina contro le libertà pubbliche e individuali potrà essere indefinitamente tollerato proprio in nome di queste stesse libertà? E, come rovescio della medaglia, possono le nostre libertà essere limitate senza abbandonare quegli ideali che ci rendono diversi dai nemici della democrazia? La risposta sta probabilmente nel mezzo. E richiede senza dubbio che si mantenga la più stretta sorveglianza possibile.

Caroline Fouret
© Wall Street Journal, per concessione di
Milano Finanza, traduzione di Aldo Piccato
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