Bashar al Assad non era così ansioso di fare la pace con Israele
vertice di Sharm el Sheik: una cronaca con alcune imprecisioni
Testata: La Repubblica
Data: 03/02/2005
Pagina: 18
Autore: Alberto Stabile
Titolo: Sharon- Abu Mazen, il primo vertice
LA REPUBBLICA di giovedì 3 febbrao 2005 pubblica un articolo di Alberto Stabile sul vertice Sharon-Abu Mazen. Hamas, Jihad islamica e Hezbollah vi sono definiti "gruppi intransigenti" che "hanno combattutto e combattono Israele con tutti i mezzi, incluso il terrorismo". Non gruppi terroristici, ma gruppi che, tra gli altri, adottano il mezzo del terrorismo. La distinzione è sottilissima e cervellotica, ma forse, per chi implicitamnte la formula, non irrilevante, servendo a conferire una legittimità che sarebbe più difficile attribuire al terrore, identificato semplicemente per quello che è.
Stabile scrive poi che il leader siriano Bashar al Assad "da mesi si dice disposto ad aprire il negoziato di pace con Israele senza pre-condizioni", lasciando intendere che tali offerte sarebbero state frustrate da Gerusalemme. Non è così: il presidente israeliano Katsav ha invitato Assad in Israele, ottenendo in risposta un rifiuto.

( a cura della redazione di Informazione Corretta)
Ecco l'articolo:

GERUSALEMME - Il vertice tra Ariel Sharon e Abu Mazen si farà martedì prossimo a Sharm el Sheik, la stazione turistica sulle rive del Mar Rosso, palcoscenico abituale, nel bene e nel male, delle vicende diplomatiche legate al processo di pace. Oltre al premier israeliano e al presidente palestinese, vi prenderanno parte due padrini d´eccezione: il Rais egiziano, Hosni Mubarak, promotore dell´incontro, e il re di Giordania Abdallah II, vale a dire i leader dei due paesi arabi maggiormente interessati agli sviluppi del conflitto israelo-palestinese.
All´incontro assisterà anche il nuovo segretario di Stato, Condoleeza Rice, che il giorno prima, lunedì 7, vedrà separatamente Sharon e Abu Mazen, nei rispettivi quartieri generali di Gerusalemme e Ramallah. Per Condy si tratta della sua prima visita in Israele e Palestina nella nuova veste di responsabile della diplomazia americana. Un´occasione preziosa per verificare fino a che punto George W. Bush sia intenzionato a coronare il suo secondo mandato con un accordo che ponga fine a questa Guerra dei Cent´anni mediorientale.
Ma come sistemare quest´ennesimo appuntamento nell´interminabile romanzo del conflitto? L´incontro Sharon-Abu Mazen ha lo scopo di evidenziare solennemente il nuovo clima di collaborazione che si è instaurato tra dirigenti israeliani e palestinesi limitatamente al tema della sicurezza in Cisgiordania e a Gaza. Questo tema è stato in questi giorni al centro di un negoziato tra il ministro della Difesa, Shaul Mofaz, molto vicino a Sharon e l´inviato di Abu Mazen, Mohammed Dahlan. Un negoziato che si concluderà entro il prossimo fine settimana con un accordo che spazierà dalla riconsegna per tappe delle principali città della Cisgiordania alla responsabilità della polizia palestinese, al trattamento riservato ai latitanti, alla liberazione di un certo numero di prigionieri politici. In sostanza, si tratta di un primo passo verso un graduale riavvicinamento che dovrebbe culminare con il coinvolgimento (qui si preferisce parlare di «coordinamento») dell´Autorità palestinese nel ritiro israeliano da Gaza. Ritiro che dovrebbe concludersi entro la fine dell´anno.
L´agenda ufficiale del vertice di Sharm è, dunque, limitata. Ma il suo significato politico è rilevante. Tant´è che intorno all´incontro stanno fiorendo in queste ore una serie di iniziative diplomatiche che ne dilatano la portata e le aspettative. Ieri, per esempio, il presidente Siriano Bashar el Assad, che da mesi si dice disposto a riaprire il negoziato di pace con Israele senza pre-condizioni, ha fatto un gesto che segnala il desiderio di voltare pagina nelle relazioni storicamente difficili tra la Siria e la Giordania: Assad è andato ad Amman ed ha incontrato re Abdallah. I sovrani hashemiti, va ricordato, sono i più vecchi amici d´Israele nella regione.
Qualcosa, ancorché da decifrare nel suo reale significato, si muove anche sul fronte iraniano, se è vero che gli ayatollah hanno invitato Abu Mazen a compiere una visita a Teheran. Invito recapitato tramite il premier turco Erdogan. Siria e Iran, va sottolineato, sono paesi che hanno una forte influenza sulle organizzazioni integraliste come Hamas, Jihad islamica, Hezbollah, che hanno combattuto e combattono Israele con tutti i mezzi, incluso il terrorismo.
Non è soltanto per il tradizionale protagonismo egiziano che Mubarak ha voluto imprimere all´incontro il sigillo della sua ospitalità. La verità è che il Rais è disposto a giocare un ruolo importante quando gli israeliani si ritireranno da Gaza, ma per far questo ha bisogno che i gruppi intransigenti depongano le armi. Per questo prima di aprire i saloni di Sharm avrà ricevuto al Cairo sia i dirigenti di Hamas che quelli della Jihad.
Il vertice si può infine leggere come una manifestazione dell´apertura di credito che il governo israeliano è deciso a concedere al successore di Arafat. Un atteggiamento di disponibilità, ancorché condito con la dovuta prudenza, confermato ieri dai principali collaboratori di Sharon a una delegazione del gruppo socialista al Parlamento Europeo, guidata da Martin Schulz e da Pasqualina Napoletano. «State attenti - ha detto il vicepremier Ehud Olmert ai deputati europei - quello che stiamo facendo è una rivoluzione».
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