Fissato il vertice tra Sharon e Abu Mazen
l'analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa
Data: 03/02/2005
Pagina: 13
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: Primo vertice Sharon Abu-Mazen, a casa Mubarak
A pagina 13 LA STAMPA di giovedì 3 febbraio 2005 pubblica un articolo di Fiamma Nirenstein sul previsto vertice tra Ariel Sharon e Abu Mazen.
Ecco il testo:

Più in fretta, più in fretta, e con grande senso del teatro, il Medio Oriente si prepara la visita di Condoleezza Rice di domenica con un annuncio ancora più sonoro: Ariel Sharon, Abu Mazen, Hosni Mubarak e re Abdullah di Giordania si incontreranno martedì a Sharm El Sheikh nel Sinai, su territorio Egiziano. Prima di tutto, nella terra dove l’onore è quasi tutto, Sharon fa un gesto di grande cavalleria: come primo ministro non è mai stato ospite di questo Paese con cui vige una pace molto «sui generis», piena di scaramucce e di risvolti gelidi, e che ha ritirato l’ambasciatore dall’inizio dell’Intifada. Ma Omar Suleiman, il potentissimo capo dell’intelligence egiziana, ha visitato Sharon proprio per convincerlo al bel gesto. Mubarak lo avrebbe considerato segno di grande cortesia, come di grande cortesie, ha rivendicato il grand commis, era stato il rilascio due mesi fa del prigioniero israeliano druso Azzam Azzam condannato per spionaggio.
Le carte sul tavolo sono quelle del grande giuoco postelezioni irachene: pace e contemporaneo progresso della democrazia palestinese dopo le elezioni in Irak sono una tessera fondamentale del puzzle e una dimostrazione lampante del teorema di Bush, se dovesse riuscire. Condeleezza ha ripetuto nelle ultime ore che la pace è impensabile senza uno stato palestinese, e il messaggio è chiaro a Sharon; ma la sicurezza è ancora il tassello incompiuto che regge l’inizio di una trattativa autentica. Essa quindi ancora non avrà luogo a Sharm, dove di fatto si tratterà sostanzialmente di come fermare il terrorismo e di cosa prometterà in cambio Sharon: liberazione di prigionieri, cessazione delle eliminazioni mirate, uscita dell’esercito dalle città palestinesi del West bank, e sopprattutto il grande sgombero degli insediamenti da Gaza,
Tutte scelte che costano la rabbia e il dolore dei coloni e di tanta altra gente. Ma intanto Sharon dirà a Abu Mazen: come possiamo stringere accordi se i razzi continuano a cadere sulle cittadine dentro e fuori la linea verde, e se Hamas dichiara che non cambierà la linea terrorista? Come impedire che l’incitamento prosegua dalle moschee e dai media locali, magari affibbiando (due giorni fa) all’esercito l’assassinio di una bambina di dieci anni che invece è stata uccisa da proiettili di gioia di un gruppo di ritorno dal Haj a Gaza? Sharon chiederà garanzie, e gli egiziani saranno i mallevadori: è per questo che ospitano al Cairo, invitati da Suleiman, il durissimo Khaled Mashal, capo di Hamas con sede a Damasco, e Ramadan Shalah capo della Jihad Islamica. Mashal incontrerà Suleiman appena tornato dalla sua visita a Sharon, e quindi si può immaginare che la trattativa per ottenere una «hudna» interna ai palestinesi volga per Hamas tutta sul tema dei prigionieri e dei ricercati.
Ma anche l’Egitto ha un ruolo da giuocare in proprio: quello di bloccare il contrabbando d’armi lungo il confine sud di Gaza (il tragico «Sentiero di Filadelfia») attaverso quelle gallerie che letteralmente fino a ieri vengono scavate dalla parte egiziana. Intanto la polizia, dopo che i giornali si erano riempiti la bocca di teorie della cospirazione sull’attentato di Taba dell’8 ottobre, ha ucciso il sospettato numero uno, Mohammed Abdel Rahman Bardawi.
Anche la Giordania oltre che il suo consueto compito di moderatore ha un compito specifico: su richiesta di Assad di Siria, richiederà un ruolo anche per il paese che vince il concorso di antipatia, con l’Iran, presso gli Usa. Assad non vuole restare fuori dal più grande giuoco del Medio Oriente e poichè ha in casa le organizzazioni (Hamas, Jihad e Hezbollah) che più disturbano il processo di pace, ha elementi di trattativa. Comunque anche se tutti saranno insieme appassionatamente, conta più di tutto la difficile chimica fra «Arik», Sharon, e il resto.
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