Il dolore, la retorica, i buoni propositi: cosa rimane del 27 gennaio 2005?
una riflessione di Federico Steinhaus
Testata:
Data: 31/01/2005
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: Il dolore, la retorica, i buoni propositi: cosa rimane del 27 gennaio 2005?
La Giornata della Memoria, la commemorazione della liberazione di Auschwitz, e finalmente dopo 60 anni la convocazione di apposite sessioni di consessi nazionali ed internazionali riunite al solo scopo di commemorare la Shoah; atti di contrizione; la ripetizione ossessiva delle due semplici ma terribili parole "Mai più"; cronache ed analisi, fotografie, documentari in tutte le trasmissioni radio e televisive, in tutti i giornali e periodici: tutto ciò è il passato, e tutto oramai è stato archiviato in un cassetto colmo di ricordi dolorosi.
Retorica di circostanza e commossa autentica partecipazione si sono mescolate e rimescolate in questi giorni; ma per evitare che in futuro tutto ciò divenga poco più di un dovere compiuto diligentemente dobbiamo ragionare su altri aspetti che sono rimasti necessariamente in ombra nel momento dell’emozione corale e del dirompente, angoscioso dolore.
Lo vogliamo fare quando ancora è forte dentro di noi la sensazione di una rievocazione condivisa e sincera, che colloca il mondo intero (o forse no,cercheremo di approfondire questo aspetto inquietante) al fianco del popolo ebraico sfuggito allo sterminio e, come ha detto efficacemente ad Auschwitz una sopravvissuta, vincitore sulle tenebre del passato grazie all'esistenza di uno stato ebraico radicato dal quale si sprigionano la speranza e la consapevolezza.

Cominciamo da casa nostra. Una indagine demoscopica effettuata poco prima del 27 gennaio ha fornito dati quanto meno inaspettati.
Tre milioni di italiani ritengono che lo stato d'Israele dovrebbe essere annientato (o non dovrebbe esistere, che è quasi la stessa cosa); 8 milioni di italiani, uno su sette, sostiene che gli ebrei dovrebbero andarsene dall'Italia, ed implicitamente afferma pertanto che gli ebrei - Rita Levi Montalcini, Umberto Saba, Leo Valiani, Amedeo Modigliani, Alberto Moravia per citarne qualcuno a caso - non sono dei veri italiani.Un italiano su 8 ritiene che gli ebrei mentano quando dicono che 6 milioni di loro furono uccisi dai nazisti (ma ignora forse che lo dicono anche il Papa, le istituzioni tedesche, l'ONU....), ed un terzo degli italiani è stufo di vedere che gli ebrei "facciano ancora le vittime".Facciamo a meno di citare altri dati che riguardano il pregiudizio fin troppo radicato sugli ebrei "diversi", che sono in generale aumento ed in parte si collegano all' ostilità nei confronti di Israele.
Il professor Melis di Cagliari con i suoi folli ed al momento impuniti incitamenti all' uccisione degli ebrei trova dunque terreno fertile in una parte non sottovalutabile del popolo italiano; e poco conta che questi siano per lo più anziani e di modesto livello socio-culturale.Ma anche una affermazione di Sandro Curzi nella trasmissione "Zapping" dedicata alla Shoah ("In realtà sono morti più comunisti che ebrei, e sono stati uccisi solo perché erano comunisti") ha in sé una carica di subdolo inquinamento dei fatti che, proprio perché non espresso con violenza verbale, appare significativo.

Ed ora gettiamo uno sguardo anche al di là del nostro orticello.

In Russia, il 14 gennaio 2005 alcuni gruppi dell'estremismo nazionalista ortodosso hanno lanciato un appello, sottoscritto da 500 persone tra le quali 19 deputati e molti redattori di pubblicazioni "patriottiche", che chiede al Procuratore Generale della Federazione Russa di mettere al bando "tutte le associazioni religiose e nazionali ebraiche in quanto estremiste".Eccone alcuni estratti tradotti da Proche-Orient.info:"I giudizi negativi espressi dai patrioti russi sulle qualità ebraiche tipiche e sulle azioni ebraiche dirette contro i non-ebrei corrispondono alla realtà.Queste azioni non sono affatto spontanee,ma sono regolamentate dal giudaismo e praticate da due millenni".Nell'appello si accusano testi religiosi ebraici quali lo Shulchan Aruch (che detta le regole di comportamento per gli ebrei) di prescrivere l'uccisione degli apostati e dei traditori, di paragonare i non ebrei ad escrementi, di vietare ai non ebrei di imparare dei mestieri. L'antisemitismo, prosegue l'appello, è causato dal comportamento stesso degli ebrei, ed è talvolta anzi attizzato da loro per provocare dei provvedimenti punitivi contro i patrioti; gli ebrei sono stati perseguitati nell'Impero russo perché "la religione ebraica è anti-cristiana...fino a commettere degli omicidi rituali". Gli ebrei attendono l'anticristo per dominare il mondo, e pertanto "l'aggressività ebraica è una forma di satanismo".

Nel Parlamento dell'Unione Europea, come in quello italiano, alcuni raggruppamenti politici si sono rifiutati di commemorare il sessantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz e la Shoah, ed alle Nazioni Unite molti stati erano assenti nel giorno di tale commemorazione; anzi, le Nazioni Unite avevano dovuto mercanteggiare il permesso di celebrare questa giornata concedendo al blocco musulmano-arabo delle contropartite politiche di stampo anti-israeliano.

Nel mondo dell'Islam, arabo e non, molti media, molti commentatori e molti docenti universitari continuano a negare la Shoah in quanto tale, od a metterne in discussione la consistenza numerica delle vittime,od ancora ad indicare nella malvagità degli ebrei la causa dell' antisemitismo e della Shoah stessa. Nelle nostre rubriche noi segnaliamo con una solerzia che qualche volta si scontra con la inevitabile ripetitività questi articoli e queste trasmissioni televisive, ma non ci risulta che una tale campagna d'odio, sistematica ed intensa, susciti una adeguata reazione di indignazione.

Potremmo continuare; basterebbe andare a ricercare gli eventi di pochi mesi or sono, tornare indietro di due,tre,quattro anni per riempire le pagine di un libro.Ma a noi interessava solamente elencare alcuni fra i più clamorosi casi che siano venuti a coincidere cronologicamente con la fatidica data del 27 gennaio 2005.

Ne possiamo trarre alcune valutazioni, che potranno aiutarci anche nelle future letture degli avvenimenti.

La prima considerazione che possiamo fare è talmente evidente da essere ovvia. In una associazione mentale spontanea la enorme maggioranza delle persone probabilmente collegherebbe la parola "ebreo" con "Shoah" oppure "Auschwitz" e con "Israele". Mai, comunque con "Einstein", "Freud", "Chagall", "Mendelssohn", "Spinoza","Kafka" o mille altri. Al massimo, l'associazione mentale potrebbe spingersi a collegare la parola "ebreo" con "Rothschild" e con "avarizia".

Questo significa che gli ebrei sono parcheggiati su un binario morto, che non ha sbocchi verso orizzonti aperti.Che il pregiudizio ed i luoghi comuni, l' incasellamento acritico, l' ignoranza e la pigrizia tendono a prevalere sulla curiosità di conoscere meglio il popolo che ha dato vita a straordinari messaggi culturali e scientifici anche nei periodi più oscuri della sua storia.

Ma significa anche qualcosa che ci spinge un passo più in là: che a seconda delle opinioni politiche le calorose oppure scarse simpatie per le decisioni di un qualsiasi governo israeliano condizionano i rapporti con gli ebrei in genere, e che ciò ha riflessi fortemente percepibili in politica.Si è cioè innescato un meccanismo di non-ragionamento trasversale, che sovrappone tematiche diverse tra loro per renderlo strumentale in relazione a finalità che nulla hanno a che vedere con la storia, la cultura, la religione e - perché no - anche con le sofferenze di un popolo.

Non è questa la sede per approfondire ulteriormente questo tema; basti dunque, per concludere, chiedersi se le scuole ed i media fanno abbastanza per mettere in rilievo anche i momenti luminosi della storia ebraica, spiegando perché, malgrado il parere espresso dal Parlamento Europeo, sia innegabile che l' occidente sia stato fortemente plasmato dai semi di arte, musica, scienze, letteratura e formazione morale generati da ebrei, che nel corso dei secoli hanno germogliato dando vita a piante rigogliose. Gli ebrei sono un popolo che ha dato all' umanità i Dieci Comandamenti e la Bibbia, e tra questi e la Shoah sono trascorse migliaia di anni in cui sempre vi sono state impronte ebraiche nelle conquiste di civiltà. Basterebbe, forse, parlarne di più nelle scuole per svuotare di senso il pregiudizio antiebraico.