Nessun espansionismo israeliano minaccia la Giordania
nonostante le invenzioni del quotidiano della Margherita
Testata: Europa
Data: 25/01/2005
Pagina: 3
Autore: Saad Kiwan
Titolo: Il labirinto di re Abdalla
EUROPA di martedì 25 gennaio 2005 pubblica un articolo di Saad Kiwan sulla Giordania.
Interessanti le informazioni sull'ascesa dei gruppi islamisti nel regno hashemita, discutibile la descrizione della situazione irachena esclusivamente in termini di pericolo di divisione del paese lungo linee etniche e religiose, inaccettabbile l'invenzione di una inesistente, sia che la si intenda come rivolta ai territori che alla stessa Giordania, "politica espansionistica" di Israele che minaccerebbe il regno di Abdallah.
Ecco l'articolo:

Le schegge dello scontro tra iracheni e occupazione americana e di quello tra palestinesi e occupazione israeliana stanno investendo il regno di Abdallah. Inventata dagli inglesi su misura per l’errante dinastia hashemita, all’indomani della "dichiarazione Balfour" che promise una patria agli ebrei, la Giordania non riesce facilmente a reggere l’urto dell’intervento militare degli Usa in Iraq e del conflitto arabo-israeliano.
L’imbarazzo dell’erede del defunto re Hussein è ormai palpabile.
La piazza gli sta sfuggendo di mano.
Le forze dell’ordine sono dovute intervenire per togliere degli striscioni ostili a Israele e agli Stati Uniti che erano stati innalzati dai sindacati davanti alle loro sedi a Amman. Non solo, ai sindacati il governo giordano ha anche deciso di impedire ogni attività politica, in particolare quelle ostili all’accordo di pace conosciuto con il nome di Wadi Araba, la località dove nel 1994 è stato firmato, e quelle che riguardano la campagna per il boicottaggio dei prodotti americani. Inoltre, in un burrascoso incontro tra 14 leader sindacali, che rappresentano oltre 130mila operai e liberi professionisti – e che sono in maggioranza controllati dagli islamisti – e il ministro degli interni Samir Habashna, quest’ultima ha accusato i sindacati di «occuparsi di cose che non li riguardano» e di «diffondere idee che danneggiano lo stato giordano, i suoi interessi e i suoi rapporti internazionali», in una chiara allusione all’ostilità dei sindacati nei confronti di Usa e Isreale.
Habashna ha anche messo le unioni dei lavoratori in guardia dal riunirsi fuori dalle loro sedi e dallo svolgere qualsiasi attività non sindacale, minacciando di ricorrere alla legge.
E infatti un ex deputato giordano è stato portato in tribunale per aver formulato, in un dibattito proprio nella sede dei sindacati, una serie di richieste a dire poco "golpiste" agli occhi del regno, che vanno dalla «rifondazione della legalità del potere su basi democratiche e popolari», a una «riscrittura della costituzione», alla rinuncia all’accordo con Israele fino alla ripresa del legame legale e amministrativo con la Cisgiordania, annullato nel 1988 dall’ex re Hussein.
Secondo la legge giordana chi viene accusato di lesa maestà rischia una pena da uno a tre anni di carcere.
La gravità della questione sta però nel fatto che quello che ha detto l’ex deputato rispecchia in pratica non solo la linea degli islamisti giordani, ma l’opinione della maggioranza di un’opinione pubblica formata per oltre il 60 per cento da cittadini di origine palestinese, una parte dei quali vive ancora nei campi profughi.
Abdallah si è già appiattito molto apertamente sulle posizioni americane sia sul fronte palestinese che su quello iracheno, a differenza di quanto aveva fatto il padre, più astuto e pragmatico, che durante la prima guerra del Golfo, quella dell’invasione irachena del Kuwait, aveva mantenuto i legami con il regime di Saddam, polmone economico del regno, anche per non attirare l’ostilità dei palestinesi.
Con le dovute differenze del contesto regionale, il giovane monarca ha invece tirato improvvisamente fuori il suo essere sunnita mettendo in guardia dalla "nascita della mezzaluna sciita" nella regione, ossia il ventilato pericolo di un’egemonia sciita che va dall’Iran, all’Iraq fino al Libano.
Abdallah ha incitato i sunniti iracheni a partecipare in massa alle elezioni del prossimo 30 gennaio, per dare una mano all’amministrazione Usa spiazzata dal boicottaggio annunciato degli ulema della comunità sunnita.
Le preoccupazioni del re hashemita sono state significativamente riprese da Javier Solana, il rappresentante della politica estera dell’Unione europea, il quale ha rivelato nel suo ultimo giro nella regione che, oltre a re Abdallah, anche il rais egiziano Hosni Mubarak e il segretario della Lega araba Amro Mussa temono che le elezioni portino a uno "stato sciita" in Iraq e allo scoppiare di tensioni interconfessionali.
Per smontare le mine interne, Abdallah ha invitato nei giorni scorsi il governo di Ariel Sharon a riprendere il processo negoziale con la nuova presidenza palestinese, che secondo lui rappresenta un’occasione che Israele deve cogliere per alleggerire la tensione nei territori occupati e a Gaza. Il re hashemita si è detto convinto che il clima palestinese e arabo è attualmente favorevole per poter compiere passi verso l’applicazione della road map e la nascita dello stato palestinese.
Resta il fatto che la Giordania si vede sempre più stretta tra un Iraq che rischia di finire in più stati confessionali e etnici, l’Arabia saudita investita dall’ondata terroristica di bin Laden, una Siria che non vuole arrendersi al sogno di giocare un qualche ruolo egemone e Israele, che con la sua politica espansionistica, rischia di fare saltare il trono hashemita. Per il monarca è come camminare sul filo del rasoio...
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