Il terrorismo non esiste e se esistesse ci penserebbe Abu Mazen
una visione irrealistica e faziosa della situazione mediorientale
Testata:
Data: 19/01/2005
Pagina: 9
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Abu Mazen a Gaza, Arafat risponde con un kamikaze
Sull’ Unità di oggi 19-01-05 Umberto de Giovannangeli offre una faziosa cronaca degli ultimi avvenimenti mediorientali, ricco di giri di parole per non scrivere "terroristi" e per far sembrare L’Anp come la Svizzera.


Razzi contro Ariel Sharon. Un kamikaze «contro» Abu Mazen. Hamas risponde così alla volontà manifestata dal nuovo presidente palestinese di portare legge e ordine nei Territori. Omar Tabash, 21 anni, era un militante di Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas. Ieri sera si è fatto esplodere in un incrocio stradale nel sud della Striscia di Gaza, nei pressi dell’avamposto militare Orhan. Il bilancio dell’attacco suicida è di sette israeliani, uno dei quali è in fin di vita.
Sette israeliani senza altra definizione. Ma dimenticare l’aggettivo "feriti" in questo caso dà la sensazione che si stia parlando di un gioco a punti.


Nemmeno un’ora prima dell’attacco terroristico, Abu Mazen era giunto a Gaza City nell’intento di ottenere il consenso delle diverse fazioni palestinesi af una «hudna» (cessate il fuoco) della durata di un anno che gli darebbe spazio di manovra politica nei confronti di Israele. Secondo una prima ricostruzione, la deflagrazione si sarebbe prodotta all’interno di una sala adibita dai militari israeliani al controllo dei palestinesi che transitano sulla arteria n.4 provenienti dal campo profughi di Khan Yunes e diretti verso Gaza. Secondo altre informazioni invece l’esplosione sarebbe avvenuta all’interno di un auto.
All’incertezza sulla dinamica dell’attentato fa da contraltare la certezza del messaggio di sangue lanciato da Hamas: l’attacco suicida è una risposta degli integralisti alla decisione presa l’altro ieri da Abu Mazen di ordinare alle forze di sicurezza palestinesi di ripristinare la legalità nei Territori, dopo 4 anni di caos e di azione indisturbata delle bande armate e di impedire gli attentati contro Israele. Nel pomeriggio il presidente dell’Anp aveva lasciato Ramallah per trasferirsi a Gaza, dove da oggi ha in programma colloqui proprio con i leader di Hamas.Poco prima dell’arrivo di Abu Mazen a Gaza un portavoce di Hamas aveva già ribadito un secco «no»: «Parleremo con Abu Mazen del suo appello per uno stop agli attacchi, e gli confermeremo il nostro rifiuto», aveva affermato Mushir al Masri. Il «no» di Hamas esplode assieme all’ennesimo kamikaze.Nel pomeriggio altri miliziani avevano sparato diversi razzi Qassam verso le colonie ebraiche. Uno era caduto nei dintorni di Nissanit, una colonia nel Nord della Striscia, mentre in una base militare vicina si trovava a sorpresa in visita il premier israeliano Ariel Sharon. L’ordigno è esploso a circa 100 metri dalla base. Il premier è rimasto illeso.
Coloro che sparano missiili contro le "colonie ebraiche" che altro non sono che abitazioni di civili, sono terroristi e non miliziani che, invece del solito e ormai ( per fortuna) raro kamikaze, hanno scelto come arma i razzi Qassam.
Nel clima di tensione crescente con Hamas, il presidente palestinese aveva ritenuto opportuno ieri sera adottare misure straordinarie di sicurezza. Abu Mazen è entrato a Gaza con un convoglio di mezzi blindati sotto il comando di Mohammad Dahlan, ex ministro per la sicurezza preventiva.L’altro ieri Abu Mazen si è posto di fatto su una linea di contrapposizione con Hamas ordinando ai servizi di sicurezza palestinesi di ripristinare l’ordine e la legalità nei Territori e di impedire nuovi attacchi contro Israele. Abu Mazen in particolare ha chiesto ai comandanti della sicurezza palestinese di proteggere i valichi fra Gaza e Israele. Non è chiaro ancora come i capi degli attuali 12 servizi di sicurezza - nominati da Arafat - attueranno le direttive del nuovo raìs, e come agiranno per impedire nuovi attacchi contro Israele. L’obiettivo di Abu Mazen è comunque, stando a fonti dell’Anp, di giungere a un disarmo di tutte le persone non autorizzate nei Territori. Questo dovrebbe comprendere anche i membri dei gruppi armati. Il nuovo presidente ha sempre affermato di voler raggiungere l’obiettivo dello stop alla violenza con il dialogo, senza scontri diretti con i miliziani. Ma è probabile che questo obiettivo con determinati gruppi si riveli non realistico, anche se scontri aperti con i miliziani potrebbero fare correre rischi di guerra civile alla società palestinese.
Il discorso qui, sia per Abu Mazen che per Udg, si fa un po’ complicato. Udg sostiene che Abu Mazen ha adottato misure straordinarie di sicurezza, ma che vuole disarmare "le milizie" ( i terroristi) con il dialogo evitando lo scontro diretto. Il sospetto è che le misure di sicurezza siano state adottate per la sua difesa personale e che di prevenzione degli attacchi contro Israele se ne stia parlando in linea teorica con Hamas, senza prendere ammesso e non concesso sia possibile, le opportune decisioni. L’impasse non è di facile soluzione e presentarla in maniera positiva per i palestinesi riesce difficile persino a Udg.
Il capo delle forze speciali Anp Bashir Nafe ha tuttavia indicato ieri che la linea che sarà seguita sarà quella del disarmo dei miliziani. «Tutte le armi che non appartengono ai servizi di sicurezza palestinesi saranno requisite. Ovunque troveremo armi illegali, le requisiremo», garantisce Nafe, ritenuto vicino a Abu Mazen. All’appello del nuovo raìs rispondono positivamente le Brigate dei martiri di-Al Aqsa, la milizia armata vicina ad Al-Fatah. Uno dei comandanti delle brigate in Cisgiordania, Zakaria Zubeidi, ha annunciato ieri sera la fine degli attacchi del suo gruppo in Israele. «Conformemente con le decisioni di Abu Mazen fermiamo tutti i nostri attacchi in Israele», dichiara da Jenin Zubeidi. L’attentato di ieri sera crea comunque una atmosfera di ulteriore incertezza e non è chiaro come reagirà Israele, che finora ha mostrato moderazione sul piano militare dopo gli ultimi attacchi palestinesi. Israele aveva reagito positivamente alle direttive date l’altro ieri da Abu Mazen, e sembrava disposto a concedergli un margine di tempo supplementare per dimostrare che può raggiungere l’obiettivo dello stop alla violenza. Gerusalemme, però, si è preparata ieri anche a una offensiva militare su larga scala contro i miliziani a Gaza se il nuovo raìs non otterrà risultati rapidamente. Quella di «Mahmoud il moderato» ormai è una corsa contro il tempo.
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